40. -Anger-

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Nonostante fosse domenica mattina, era anche la giornata più probabile per Levi di andare dal collega e picchiarlo, l'ennesima volta. Dopotutto nessuno dei due lavorava.

Così Eren uscì di casa, decise di andare a piedi, e di aspettare finché non avesse visto o il corvino suonare al campanello di Erwin, oppure il professore di ginnastica uscire di casa e capire se era arrivato troppo tardi.

Il castano si era seduto su una panchina, in un piccolo parco vicino alla casa del biondo, dalla quale si riusciva a tenere sotto controllo la porta dell'abitazione.

Non aveva notato l'auto di Levi, ma poteva averla parcheggiata lontano apposta. Intanto continuava a pensare all'ipotesi del migliore amico.

Perché, secondo Armin, il ragionamento era sbagliato? Erwin aveva pur sempre tentato in terza superiore di manipolare il castano. E Zeke, per quanto irreale, poteva aver le sue buone ragioni per collaborare.

'Non penso avrebbero agito così, se fossero stati loro.' Pensò il castano, ritornando coi piedi per terra notando un'auto nera passargli davanti agli occhi.

Era l'auto di Levi.

Il ragazzo si alzò dalla panchina, uscì dal parco e vide il corvino parcheggiare vicino alla casa del biondo.
Levi scese dall'auto ed attraversò la strada, mentre il castano percepiva una scossa in tutto il corpo alla rivista del 'fidanzato'.

L'uomo si avvicinò alla porta suonando il campanello, ed Eren si avvicinò restando nascosto. Voleva capire le intenzioni del corvino, e se fosse degenerata la situazione allora sarebbe intervenuto.

Dubitava che Erwin l'avrebbe fatto entrare in casa, e in strada passavano fin troppe persone perché Levi lo prendesse a pugni. Forse non era nemmeno necessario l'intervento di Eren.

Eppure il giovane aveva desiderato rivedere il fidanzato, risentire la sua voce e semplicemente stringergli la mano. Gli mancava, ma il messaggio della sera precedente era stato ignorato.

Una rabbia cominciò a crescere dentro il più piccolo. Se Levi era andato da Erwin, era perché il messaggio l'aveva letto, ma perché non gli aveva risposto?

Sembrava tenere ad Eren, dato che le intenzioni del corvino erano quelle di ferire il cosiddetto 'colpevole', ma sembrava anche non tenerci al 'fidanzato'.

Il castano udì la porta di casa aprirsi, ma la voce apparteneva al professore di matematica.

-Dov'è?- Chiese il più basso.

-Chi?- Domandò, fingendo di non sapere a chi si riferisse, Nile.

-Erwin.- Rispose irritato il più piccolo.

-In casa.- Replicò il più alto. -Hai bisogno di lui?- Continuò incrociando le braccia.

-Si.- Rispose semplicemente Levi.

-Cosa devi fare? Ti basta parlargli o devi prenderlo a pugni?- Domandò inarcando un sopracciglio, il più grande.

-Dipende dalla risposta che riceverò alle domande che gli porrò.- Replicò il corvino infastidito dal comportamento del collega.

Nile roteò gli occhi, chiamando il fidanzato, al quale aveva ordinato di non aprire la porta. I due si erano riappacificati, ed il fidanzato del biondo appena aveva notato l'auto di Levi, aveva deciso di difenderlo.

Erwin uscì da quella che probabilmente era la cucina, salutando il più basso.

-Non ti è bastato l'altro giorno?- Chiese il corvino riferendosi a quando aveva preso a pugni il biondo.

-Sentiamo... cosa avrei fatto questa volta?-

Levi strinse un pugno, non passando inosservato ad Eren che ancora nascosto ascoltava la conversazione.

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