QUELLA É UNA RAGAZZA!

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Nel capitolo precedente vi avevo detto che i miei compagni sono tutti gran bei figliuoli, bene, non è così.
Non che siano brutti, la bellezza è relativa, sono normali.
Il mio allenatore, che chiameremo Giangiovanni, è molto particolare. Ha la dialettica e la grammatica di un criceto e gli piace stare in piedi sugli addominali della gente.
Ma non siamo qui a parlare di questo (avendo perso nel viaggio il capitolo prima di questo, ci tenevo a sottolineare queste due cosette)


Come andò il famigerato primo giorno di corso? Il primo giorno in cui, oltretutto, arrivai in ritardo.

Quando mi presentai, in ritardo di dieci minuti (grazie mamma!) al corso, mi accolse il proprietario della palestra, un tipo completamente fuori di testa, tutto tatuato, sulla cinquantina. Iniziò ad espormi tutti i particolari della palestra, finché non gli dissi, il più gentilmente possibile, che non me ne poteva fregar di meno e volevo andare subito al corso.
Così mi portò in una minuscola stanzetta dove, più o meno venti ragazzi, correvano in cerchio.
Cominciavo già a preoccuparmi, non vedendo alcun essere di sesso femminile e la mia paura di essere la sola donna in quel posto si fece più forte quando, vedendomi per la prima volta, il caro Giangiovanni fece una faccia molto simile a quella di Newt all'arrivo di Teresa nel Labrinto, se non sapete di cosa stia parlando (leggete Maze Runner! Spaccati che non siete altro) vi lascerò una prova visiva dell'espressione del mio allenatore.

Cominciavo già a preoccuparmi, non vedendo alcun essere di sesso femminile e la mia paura di essere la sola donna in quel posto si fece più forte quando, vedendomi per la prima volta, il caro Giangiovanni fece una faccia molto simile a quella di N...

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Esattamente Newt, amore mio *si ricompone*

E questa fu anche l'espressione dei miei compagni.

Dopo essermi cambiata (negli spogliatoi ovviamente, non nella stanza, così, per specificare) iniziai gli esercizi.
Giangiovanni iniziò un meraviglioso interrogatorio su tutta la mia vita, molto simile a questo:

- Come ti chiami? -

- Genoveffa - (No, non è vero)

- Hai mai fatto boxe? -

- No -

- Quali altri sport hai fatto? -

- Ho fatto nuoto per sette anni *tono molto fiero*, due anni di danza *tono meno fiero* e...un anno di pattinaggio artistico *si nasconde sotto terra* -
(Già, so fare un angelo sui pattini, ok? PROBLEMI?)

- In che scuola vai? -

*Cosa c'entra con la boxe?* - Classico -

- Ma da bambina giocavi con le bambole? -

- Cos? -

Dopo mezz'ora di allenamento i miei poveri muscoli gridavano pietà. Giangiovanni mi disse, molto semplicemente, di fermarmi per camminare e riposarmi qualche secondo, cosa permessa solo la prima lezione. Io però, i miei arti me lo rimproverano ancora, continuai a fare esercizi.
Fra piegamenti, salti al petto, squat e vari movimenti spastici delle braccia, il mio caro corpo stava piano piano morendo.
Se in più aggiungiamo la mia prima piccola figura di merda quando, dopo aver "imparato" a mettermi in guardia, ebbi il primo confronto con il sacco. Inutile spiegare quale fosse la mia espressione quando Giangiovanni mi disse di fare venti "montanti".
Non sono mai tornata a casa, non so dove abbiano messo il mio corpo dopo l'allenamento.
Se un giorno troverete un cadavere nel vostro giardino potrebbe essere il mio.
Quello che sta scrivendo tutto questo è il mio fantasma. VENDICATEMI!

Angel

Il disagio della BoxeWhere stories live. Discover now