|capitolo trentotto.|

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Di passi indietro ne avevo fatti tanti, fin troppi e adesso ciò che mi separava da Draco era più di un semplice muro. Eppure, come calamite, sembrava che ci fosse ancora quel qualcosa di magnetico che ci attirava l'uno all'altra.

La sua lettera fu un bene per me, mi diede una carica abbastanza grande da permettermi di affrontare le giornate seguenti a testa alta e con un timido sorriso sul volto.
Sapevo che lui non mi aveva dimenticata, che ero ancora importante, che mi pensava e ci teneva.

Una parte di me, però, era ancora completamente abbattuta.
Non potevo parlargli, guardarlo e né soprattutto abbracciarlo, e mi mancavano tantissimo quei nostri momenti di dolcezza maldestra, perché non eravamo ancora abituati a fare la dolce coppia felice, e credevo fermamente che non avrei mai preso quell'abitudine.

Il primo giorno di giugno mi recai in biblioteca, come facevo ogni mese, per restituire i libri letti e per prenderne alcuni nuovi.
Avendo smesso di uscire con Draco, il mio tempo libero era diventato davvero tanto e avevo bisogno di tre libri in più per tenere occupato il mio cervello e impedirgli di pensare ad altro.

Ormai la bibliotecaria nemmeno mi chiedeva di cosa avessi bisogno, o come stavo: tutta la scuola sapeva, persino i professori, persino Lumacorno che mi gonfiava i voti e mi sottolineava ogni volta che non avevo più bisogno di ripetizioni, sicuramente secondo il volere di Piton.
Io, che a Pozioni non ci avevo mai capito un tubo se non con Draco.

Destreggiandomi fra gli scaffali, lo sguardo si posò sul libro con la mia citazione preferita, nascosto fra volumi per le ricerche e gli approfondimenti.
Lo presi in mano e dalle pagine cadde un bigliettino, l'ultimo che mi aveva mandato Draco l'anno prima, scritto fra gli appunti di Incantesimi.
Nella mia testa si accese una lampadina: quello era il passo indietro necessario per non perdere totalmente i rapporti con il biondo.

"Questo è il mio passo indietro, spero che tu faccia il tuo e che al più presto ti senta pronto per andare di nuovo avanti, anche più di prima.
Non so cosa raccontarti, oramai ho perso l'abitudine di scriverti e di parlarti, e questo mi fa sentire terribilmente vuota.
Ti prego, dimmi solo perché entrambi dobbiamo soffrire così, perché la tua famiglia è in pericolo e, soprattutto, perché tu devi salvarli, salvarci.
Spero tu non sia coinvolto in ciò che il mio cervello ha pensato poco fa, perché sennò sarei spaventata a morte e non avrei più il coraggio nemmeno di pensare di guardarti in faccia.
Ho bisogno di risposte, per favore, e tu sei l'unico in grado di darmele."

Ma tutto arrivò da solo, qualche settimana dopo.
Iniziai a pensare che Draco si fosse dimenticato di avermi detto di parlare attraverso il libro, perché la sua risposta non arrivò mai, e io mi stufai di aspettare, di aspettarlo, e così cercai di non farlo più.
Eppure, per le tre settimane seguenti, ogni giorno mi precipitavo in biblioteca e sfogliavo il libro con impazienza, per poi tornare al dormitorio più delusa del giorno precedente, nonostante me l'aspettassi.

Qualche giorno dopo, però, ebbi l'ammirevole coraggio di fermarlo nei corridoi, al cambio di aula. Noi entravamo nella stanza di Storia della Magia mentre i Serpeverde ci uscivano.
Era il 5 giugno, giorno del suo compleanno, e io non me la sentivo proprio di ignorarlo anche nel giorno il cui avrebbe compiuto diciassette anni, in cui sarebbe diventato maggiorenne nel mondo dei maghi.

"Draco." Lo chiamai appena mi passò davanti.
Lui smise di parlare con Blaise e guardò nel vuoto per qualche secondo prima di girarsi verso di me.
"Dimmi." Rispose con una flebile nota di contegno.
"Nulla di importante, volevo solo augurarti buon compleanno." Sorrisi.
Nulla di importante? Il mio cervello era già partito dal momento in cui aveva poggiato il suo sguardo su di me.
"Ah, grazie, piccola." Gli sfuggì quel nome e gli occhi miei, di Blaise e i suoi si spalancarono. Sapevamo tutti che non poteva rischiare di avvicinarsi a me, anche se io non ne conoscevo i motivi.

"Draco..." Mugolai, rompendo il silenzio pietrificante che era calato tra me e gli altri, ma non riuscii a dire nient'altro.
Gli gettai le braccia al collo e lo abbracciai, in un disperato tentativo di ricordare quanto stessero bene i nostri corpi vicini.
Lui, anziché allontanarmi, mi cinse i fianchi e affondò la testa sulla mia spalla, inspirando l'odore dei miei capelli.

"Angel, la lezione sta per cominciare... oh." Eleanor si era affacciata sul corridoio.
Mi staccai da Draco e lo guardai, poi entrambi andammo via, senza dire niente verbalmente, ma avendo già comunicato tutto attraverso quel gesto.
"Che avete concluso?" Mi sussurrò durante la lezione.
"Assolutamente niente." Sbuffai sonoramente, beccandomi i rimproveri del professore.

Hidden words. |Draco Malfoy|Where stories live. Discover now