|capitolo trentuno.|

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"Adesso mi spieghi perché avevi le labbra così rosse quando sei entrata nella Sala Grande?"
Avevamo appena finito di ricopiare la solita frase della punizione per due interminabili ore, ed Eleanor non faceva altro che porgermi la stessa domanda da un tempo indefinito.
"El, ho preso freddo e si sono gonfiate perché sono screpolate." Mi giustificai.
Lei si avvicinò alla mia faccia, studiandomi per valutare quanto vera fosse quella versione dei fatti.
Mi piaceva proprio per quella sua particolare capacità: lei sapeva, anche se nessuno le diceva nulla. Riusciva a capire e a cogliere anche i minimi segni di un qualsiasi avvenimento.

Superai le grandi porte della Sala Grande e svoltai nella Sala d'Ingresso, individuando subito l'inconfondibile chioma platinata.
Gli corsi incontro: mi era mancato un sacco ed era merito suo se avevo resistito senza versare nemmeno una lacrima. Non ne valeva la pena perché sapevo che dopo avrei vissuto i momenti migliori di tutta la mia vita.
Era sempre stato la mia forza, dapprima da semplice amico, poi da quello che eravamo in quel momento.
E in realtà non sapevo cosa eravamo diventati, se fidanzati o semplicemente due ragazzi che si frequentano.
Non aveva importanza. Ciò che contava era che io stavo con lui, e lui con me.

Lo abbracciai, inspirando il suo profumo di menta fresca.
Lui mi prese il volto tra le mani e lo baciò delicatamente con un sorriso stampato sulle labbra che, come se fosse un timbro, impresse su di me.
"Ehm ehm." Tossicchiò Eleanor alle mie spalle. "Dovete dirmi qualche cosa?"
"Ciao, White." Sorrise raggiante Draco. Quasi non lo riconoscevo.
"Oh, sì. Stasera dormo fuori." Le lanciai un'occhiata che lei interpretò correttamente.
"Divertitevi!" Disse con un lieve gridolino e mi abbracciò con così tanta forza che temetti mi fracassasse la gabbia toracica.
"Vi siete appena messi insieme. Vacci piano." Mi sussurrò all'orecchio.
"Stupida." Sorrisi mentre si allontanava in tutta fretta.

A cena mangiai poco o niente, ma avvolsi più cibo che potevo in un tovagliolo che nascosi sotto il mantello.
Draco abbandonò la Sala Grande con qualche scusa e, dopo un paio di minuti, lo seguii non prima di aver scambiato un cenno di intesa con la mia migliore amica.
Scesi le due rampe di scale e mi ritrovai nei sotterranei freddi e bui. Di sera mettevano ancora più paura.
Mi diressi verso l'entrata del mio vecchissimo dormitorio e aspettai che il biondo facesse capolino dall'oscurità che lo avvolgeva.

La sua camera era esattamente come l'avevo lasciata due ore prima: non aveva riordinato le cravatte e le camicie e il letto a due piazze era già disfatto.
Poggiai sulla scrivania il cibo che ero riuscita a raccattare e Draco fece lo stesso. Benché non fosse ricca come quella della Sala Grande, fu la cena più bella del mondo.
Draco si dilettava in perle e aneddoti della sua vita e dei Serpeverde e io ricambiavo raccontandogli di me e dei miei strampalati amici Grifondoro. Nonostante rivolgesse gli occhi al cielo ogni volta che nominavo Harry, non poté evitare di ridere agli scherzi dei gemelli Weasley e ai bisticci tra Ron e Hermione.

Dopo aver parlato per ore, a notte inoltrata il sonno iniziava a farsi sentire.
Sbadigliare mi fu inevitabile, le palpebre imploravano di chiudersi e riposarsi.
Il biondo interruppe a metà le sue considerazioni su, testualmente, 'quella povera scioccata della Cooman'.
"Ti stai annoiando?"
"Assolutamente no, Draco. Anche io sono d'accordo sul fatto che la Cooman non è tanto normale. Dopotutto, chi sano di mente accetterebbe la cattedra di Divinazione?"
Lui rise, facendo echeggiare quel suono armonioso per tutta la stanza silenziosa.
"Allora cosa non va?"
"Ho sonno." Sorrisi. "Saranno le due di notte e domani alle nove c'è la partita."

"Allora andiamo a dormire."
Solo allora mi ricordai che non potevo assolutamente dormire con la divisa se non volevo aggrinzirla e stropicciarla tutta. Il problema era che non potevo nemmeno andare nel mio dormitorio a prendere un pigiama: la Signora Grassa andava a dormire a mezzanotte e si arrabbiava tantissimo se qualcuno andava a svegliarla. Una volta costrinse Neville a dormire per terra.
Draco era in bagno, quindi iniziai a togliermi la cravatta, il mantello e le scarpe nel frattempo.

Dopo qualche minuto il biondo si presentò davanti ai miei occhi solamente con i boxer addosso.
Non potei fare a meno di soffermarmi sulle linee che delimitavano il suo petto, sul torace magro e tonico. Il Quidditch l'aveva evidentemente scolpito. Le gambe erano magre e snelle, con i muscoli dei quadricipiti che pulsavano e con i polpacci visibilmente sodi che andavano a rimpicciolirsi in caviglie magre ed eleganti.

"Che c'è?" Fece lui, distogliendomi da quei pensieri.
'C'è che sei bellissimo' avrei voluto rispondergli, ma evitai di esternare tali pensieri cercando di trovare la voce per esternare un concetto decente.
"Siamo a fine gennaio, Draco. Come fai a stare così?" Diciamo che avrei dovuto rivedere la definizione di 'concetto decente'.
"Io dormirei così anche in un igloo. Cos'ha che non va?"
"Che le persone normali indossano quei completi che si chiamano pigiami."
"Io non sono normale, dovresti averlo capito." Sorrise e si sdraiò sul letto.

"Draco hai un qualcosa che possa farmi da pigiama?"
"Cosa intendi esattamente per pigiama?"
Sbuffai. "Un qualcosa di comodo."
"Secondo cassetto a sinistra." E ritornò ad affondare la testa nel cuscino.
Aprii il cassetto e dentro trovai un caos assurdo: magliette accartocciate, pantaloni spiegazzati e calzini spaiati che sbucavano dalle maniche delle felpe.
Tirai fuori una felpa con lo stemma dei Serpeverde e un paio di pantaloni della tuta e mi diressi in bagno.
Quando mi guardai allo specchio sembravo una barbona: i pantaloni erano lunghissimi e le maniche della felpa andavano oltre le mani. In più aveva il simbolo della mia Casa avversaria e probabilmente, se non avessi avuto tutto quel sonno e tutta quella voglia di stendermi accanto a Draco, non l'avrei mai indossata.
Tutto sommato, però, stavo calda e comoda.

"Sembra che tu sia appena sbucata da sotto un ponte." Affermò Draco con un sorriso.
"Tanto non mi vede nessuno." Sbuffai.
"Ma tu sai solo sbuffare?"
"Probabile." E sbuffai ancora, riuscendo a farlo ridere.
Mi sdraiai accanto a lui, sistemandomi su un fianco e chiudendo gli occhi, lasciando che il profumo della federa del cuscino appena lavata mi invadesse le vie respiratorie.
"Stai bene, Angel?" Mi chiese il biondo, cingendomi la vita con un braccio per tirarmi a sé.
"Sì." Gli diedi un bacio a fior di labbra. "E tu?"
"Sto con te." Si limitò a dire con un sorrisetto prima di addormentarsi.

Hidden words. |Draco Malfoy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora