Capitolo 7 - Famiglia

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Presa dall'ebrezza della serata non aveva avuto modo di riflettere molto sul tempo passato insieme a lui e in quel momento, sola e turbata, si sentiva sopraffatta dai sentimenti.

Riccardo era bellissimo, gentile e simpatico, le aveva prestato un aiuto enorme, stando vicino alla sua famiglia senza neanche conoscerla a dovere e Beatrice ne era rapita.

"Sei una sciocca" continuava a ripetersi "Ti lasci trasportare dalle emozioni come fossero i cavalli di una carrozza. Stupida ragazza".

Eppure, per quanto cercasse di dominare il proprio cuore, temeva di essersi presa una cotta in piena regola per il duchino, con il quale non aveva speranze a causa del suo presunto amore per la domestica.

Non si era mai invaghita di nessuno nella sua vita e non fu molto piacevole scoprire sin dal principio che la sua infatuazione non sarebbe mai stata ricambiata.

La fanciulla sospirò, poi decise di alzarsi dal letto e di prendere una boccata d'aria.

Si avvicinò alla finestra, spalancò le imposte e, appoggiandosi con i gomiti al davanzale, respirò la fresca brezza notturna.

La vista mostrava il cortile e non era la visione più bella al mondo, quindi Beatrice di concentrò sulla volta celeste, puntinata da stelle.

La visione del cielo le aveva sempre provocato brividi lungo tutta la schiena e anche quella volta non tardarono ad arrivare.

Era convinta che la magia esistesse e che fosse racchiusa nei vortici dorati dell'universo, come polvere, pronta a spargersi sulla Terra ogni qualvolta qualcuno ne avesse bisogno.

La duchessina era chiusa nella sua stanza, ma le parve di volare, tanto erano forti le emozioni provate.

Si sentì leggera come la più delicata piuma di una colomba e si lasciò trasportare da quella sensazione che scacciava tutti i suoi demoni interiori.

Quando ammirava il cielo non doveva fingere di essere nessun'altra se non se stessa, una sognatrice dolce e curiosa con un forte desiderio di felicità.

Guardò per un'ultima volta le stelle, poi chiuse la finestra e, un po' infreddolita, tornò a letto, accucciandosi sotto le pesanti coperte.

La notte aveva placato il susseguirsi di terribili pensieri e se li portava via, custodendoli con cura, con l'intenzione di restituirli alla ragazza al sorgere dei primi raggi del sole.

*

*

Le domestiche piombarono nella stanza di Beatrice di prima mattina, spalancarono la finestra per arieggiare l'ambiente e una soffusa luce aranciata si sparse sul pavimento della camera.

Una serva si avvicinò alla fanciulla, la svegliò con dolci carezze, ma la duchessina non sembrava intenzionata ad abbandonare le calde braccia del sonno.

Mugugnò alcune parole incomprensibili e affondò la faccia nel cuscino con fare irritato.

"Perdonatemi, vostra altezza" sussurrò la donna, amorevolmente "Ma non posso permettere che dormiate ancora, vostra madre desidera parlarvi".

La ragazza spalancò gli occhi e una morsa invisibile le artigliò la bocca dello stomaco.

Sapeva di avere una conversazione in sospeso con Isabella, ma confidava di poterla portare a termine in un momento più sereno.

Si era addormentata molto tardi e aveva sperato di avere l'occasione si rimprendersi al mattino, ma sua madre era insensibile anche sotto quel punto di vista.

"Fatela entrare" bofonchiò Beatrice e la domestica annuì, lasciando la stanza con le altre donne di servizio.

La duchessa, ferma sulla soglia, guardò cupa la figlia, poi trasse un profondo respiro ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.

La duchessa della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora