Pagelle di fine anno.

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Roma-Genoa 3-2

Pagelle "c'avevamo 'n appuntamento co la storia, perché non c'è gioia pe la Champions, che non passi pe la gloria ar Capitano", di Warte, Napoleone Bonaparte, i libri de storia, la AS Roma, bona parte dei gufi, le lacrime, i trespoli che mo' li buttate dar balcone a Capodanno, le lacrime, Cesare Cremonini, le lacrime, Brigitte Bardot, Bardot, la maglia numero dieci, le cose che abbiamo in comune sono quattromilaottocentocinquanta, la pazza gioia d'esse romanisti, er cucchiaio e Pellè.

Scenni: sembra na domenica tranquilla. Na roba quasi religiosa, tipo ricordati di santificare le feste. Però poi capisce che sto detto, detto e ridetto, a Roma assume sempre nartro aspetto. Santifichiamo, ma a modo nostro, perché se non ce fosse stato quer palo a salvà Scenni nostro, avremmo mischiato sacro e profano pe 'r resto der pomeriggio. Ma poi, tutto è polacco quer che finisce cor palo. Confuso e felice.

Lucianogher: in attesa der prossimo battesimo "nominale", passa st'urtima domenica Luciana, co l'aspetto dell'ispettore Derrick (e tutti già sarete partiti co la musichetta, eh). In quella porzione de campo, ridente e solare come na Wolfsburg degli anni 70, risolve casi spinosi e mostra ar mondo che se po esse crucchi senza esse Merkel. Lui vendeva calzini, ma non viene dalla montagna der sapone. Dove sente puzza de bruciato, chiama le guardie. Se stesso. Polizei.

Parmieri: sarà stata la chiamata de mister Sventura, sarà stata la folle rincorsa a comprà sti tre terzini, ma pure stavorta se ripropone impietosa la terza legge di Warte (pe l'occasione, dopo la crociata sassuola de Ale): se un terzino se potrà fa' male, lo farà. Enorme in bocca al lupo. Scrociato.

Rui: fumettistico come figura, fumettistico come partita. "Rui chi è, come mai l'hai portato con te, il suo ruolo mi spieghi qual è". Renatizzato.

Kostas: serataccia da dimenticà, col rischio de aggiunge artre lacrime alle tante già versate. Er boato dell'Olimpico je impedisce de capì bene le parole: pensava che sto Pellegri fosse dei nostri, de ritorno da Sassuolo. La voja d'estate dartronde colpisce tutti, chi vole annà in Grecia ad agosto e chi è greco già in partenza. Gli Dei der calcio pe fortuna c'hanno 'n occhio de riguardo pe na serata come quella de domenica, e pe na volta ce mettono na pezza. Tragedia greca.

Fazio: er Comandante depone le armi nei novanta minuti finali, quelli che ponno volé dì Paradiso o Purgatorio. Na voja de pacifismo che peccarità, è sempre ben accetta, magari però a partì dar lunedì, sai com'è... Obiettore.

Kevin: l'olandesone dar soriso latitante vive con angoscia l'avvicinasse delle vacanze, a suo modo de vedé na perdita de tempo inutile estremamente sopravvalutata dai comuni mortali. In attesa de entrà a piedi uniti sulle cavije de innocenti bambini in spiaggia - perché se ce sta un pallone de mezzo Kevin nun guarda in faccia nessuno - ce la mette tutta pe chiude la pratica ner minor tempo possibile e dare er via alla festa. Se move in scioltezza tra le due aree de rigore, spinge i nostri e respinge i loro, ribadendo un concetto che oramai c'arisulta abbastanza chiaro: sta mano può esse fero o può esse Kevin. Er fatto de sapello co noi fino ar 2022 (poi vacce a capì co sti contratti...) nun può che rendece, prima che felici, orgogliosi. Inox.

Daniele: nella serata caruccia e pettinata da dedicà ar fratello Francesco, se presenta alla porta e bussa coi piedi. Un gingillo che varrebbe na festa, na ciliegina sulla torta giallorossa, che tal LazioinC (sogno de tutti), je ruba tra le mani. Ma non puoi venì a rubà a casa dei festeggianti. Così, cor cuore e co la vena, più esondabile della zona de Tor di Valle, se concentra pe rimette sta vena ar centro der villaggio, finché Perotti nce separi. E poi il resto è storia. Il futuro diventa presente, Daniele diventa ufficialmente "fasciato", cor braccio pieno de tatuaggi e amore. Figlio di Roma.

Raggia: animale da festa pe antonomasia, viene già acchittato per 'r postpartita, quasi scordandose de sta formalità chiamata Genoa (pure sulla 'V' hanno voluto risparmià sti purciari). La benzina, l'avemo detto, è finita da un po', ma dove Raggia non arriva de polmoni arriva de tigna. Ningeggia timido nella confusione generale ma fortunatamente va tutto come deve annà, nun lo potemo certo giudicà da sta partita. Senza dubbio uno dei giocatori più forti in circolazione, e come tale co più spasimanti che tatuaggi. Tutti lo vonno, Raggia de qua, Raggia de là, sarà n'estate tormentata ma in fondo ce siamo abituati. T'aspettamo a settembre Rà, nun te fa venì strane idee. Romanista.

Salà: un Momò poco convinto, lontano da quella piaga d'Egitto incubo delle difese de tutta Italia. Mettice pure sto ramadan che je leva energie preziose ed ecco che l'equazione è completa, un cenno de Luciano e va in scena er cambio che mezzo monno temeva e aspettava allo stesso tempo. Rilassato.

ErSciaraui: finale de stagione da protagonista pe Stefanino nostro, tornato de prepotenza tra gli eletti pe vestì la maja azzurra. Ce prova pure a sto giro a mettese in mostra, de piede come de testa, prima de arrendersi alla incrollabile coerenza lucianica: se ce sta un ErScia in campo va sostituito. Nun se transige. Inutile fa domande. A chi tocca nun se 'ngrugna, se tocca sempre a te pazienza. Alla fine della fiera, visti gli sviluppi, mejo così. Nun lo sottovalutamo sto ragazzo, ripartimo pure da lui. Millennial.

Perotti: entra e per una sera diventa l'uomo dei sogni. Non un Kevin Costner quarsiasi, ma Diego Perotti, bombonero albiceleste (l'albiceleste bono però). Diego, fallo per noi, fallo per Totti. Fallo Perotti. Fallo. Paura e delirio all'Olimpico. Godereccio.

Capitano: avete già letto, visto e sentito de tutto, nun c'è certo bisogno che ve raccontamo che serata incredibile è stata. Ce la cavamo, ce provamo almeno, quando c'è da fa ride (e Francesco in tutti st'anni de risate ce ne ha fatte fa)  ma adesso è diverso, semo sicuri che capirete. Potremmo scrive na cosa profonda, sarebbe pure tutto sommato facile strappavve altre lacrime da aggiunge alle nostre, ma adesso è diverso, semo sicuri che capirete. Volemose bene, prendemose er tempo necessario pe capì er privilegio che avemo avuto a vive nell'epoca di Francesco Totti, bandiera assoluta de tutto. Abbiamo ancora gli occhi gonfi, ma quando un domani ci chiederanno "Chi era Francesco Totti?", sarà sempre e solo un sorriso a segnacce i volti prima de risponne "Noi". GRAZIE.

Edin: entrato ncampo cor solito velo de diffidenza sulle spalle, che ormai lo contraddistingue tanto quanto la polvere sulla credenza della pora nonna, e tempo dieci (sottolineo dieci) minuti ecco er gò ventinove. Er tempo che sta rete funzioni come finestra sgrulla polvere, ecco che vanno studiate nuove idee: e che saranno mai ventinove gò rispetto all'infinito? E perché Edin si scaccola ar semaforo? Nuove teorie della relatività, applicate alla polemica ragionieristica, perché Edinone tutta panna pe quarche minuto si scioglie e lascia ai rossoblu l'idea de potè esse presenti. Ma l'eroe senza macchia, perché usa additivi bio e senza olio de palma, rinnova l'invito de vittoria ai compagni, assisteggiando come il Capitano (sempre sia lodato) e chiudendo na stagione da capocannoniere. Bomberistico.

Luciano: in effetti co Luciano c'è 'n problema: avevamo iniziato a scrive che ancora allenava la Roma, se ritrovamo a chiude ste pagelle, che Luciano non è più allenatore. Le frequenza de allenatori su sta panchina, spinti dalla psicolabilità de na piazza tanto bella quanto zampariniana, fa' pensà che sotto sotto a noi ce piace vedè facce nuove, facce che giusto un par de giorni dopo "ao, ma chi avemo preso". Luciano imbarca fischi che manco alla Corrida de Corrado, ma saluta co no 87 puntuale, che a Roma te porta da Colli Albani a Giulio Cesare. E proprio come fu pe Giulio, quarche Bruto s'è levato dalle palle Luciano, facendo sì che st'ottantasette arrivasse in direzioni a noi forse sconosciute. Vabbè Lucià, è stato bello, c'avemo provato. Sei fuori.

TO BE CONTINUED...

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