Il corpo di un lupo

Start from the beginning
                                    

September gemette di dolore quando impattò contro la terra.

Azrael lo fissò con i suoi occhi bronzei e gli ringhiò sul volto, spingendogli indietro i capelli con il suo fiato caldo

«Mai essere avventato, giovane uomo, mai ignorare il selvaggio lupo» gli disse.

Ma September non poteva capirlo, alle sue orecchie la voce del lupo era un ringhio minaccioso che lo ammoniva feroce e quasi ottuso.

Così tradussi le parole di Azrael nell'idioma umano e September non parve sorpreso nell'udirle quanto invece infastidito dal peso che gravava sul suo petto.

Il resto del branco si avvicinò con fare circospetto. Era come se con quel balzo avesse dato il via e nessuno temeva il giovane September, tutti sapevano quanto era debole ed indifeso rispetto a loro, il branco. Sotto la pelle di ognuno di loro si affrontavano a muso duro l'attrazione e la repulsione verso il genere umano, qualcosa di incontrollabile. I lupi e gli uomini si attraggono a vicenda chissà per quale strano scherzo del destino o chissà per qualche antenato comune... era come se nei cuori dei lupi e in quelli degli umani palpitassero sentimenti simili eppure avversi e da sempre i lupi e gli uomini sono reciprocamente attratti e respinti, opposti eppure simili.

Lo sapevo, lo avevo sempre saputo, e ora, ancora una volta, lo leggevo negli occhi di Azrael, negli occhi gialli dei lupi del branco e in quelli di September. Era come se tutti gli istinti si risvegliassero a un solo tempo. Sperai che nessun altro umano osasse intromettersi, soprattutto quell'idiota traditore di Paul Hersen. Poi ricordai lo sguardo nero del cacciatore. Chissà cosa c'entrava in quella situazione. Andai accanto ad Azrael e gli sfiorai una spalla

«Capobranco » gli dissi piano «Ti prego, puoi scendere da sopra quell'umano?».

Il grosso grigio mi guardò intensamente, poi zampettò giù dal suo petto e passò a terra il naso come se volesse riempirsi dell'odore dell'umano

«E sia, questo è l'umano che non ha paura del lupo» disse, poi sogghignò nella maniera arcaica di quelli della sua specie «Il primo umano che non ha paura di noi lupi. Non ne avevo mai visti. Cos'è?»

«Anche lui è un licantropo» risposi io, fissando i suoi occhi accesi

«Un licantropo. No, non è un licantropo, il suo corpo è impregnato di magia» il naso di Azrael si alzò e si abbassò un paio di volte con pacato disgusto «la sporca magia umana, non l'antica magia della natura. Non è lui un lupo, ma un uomo che fu maledetto e che assume le sembianze di un mostro, di quel mostro a cui la mitologia degli umani inneggia come mangiatore spietato di carne».

Una lupa si fece avanti. Era grande pressappoco quanto Azrael, che era certamente il più grosso del branco, e aveva una testa sfilata che mi ricordava un cane levriero, con il collo che sembrava un possente prolungamento sinuoso di quest'ultima. Vidi il suo dorso ondeggiare in maniera strana, poi compresi che era solo una mia impressione, che a creare l'effetto ottico era una lunga, spessa, striscia scura di peli ritti. Era incinta, il suo ventre era abbastanza rigonfio e il suo odore era inconfondibile. Doveva essere la femmina alfa. Le resi omaggio abbassandomi sotto la sua altezza e chinai il capo

«Salve » le dissi solo. Non avevo certamente paura di lei, avrei potuto spezzarle il collo con una sola mano, ma sapevo di doverle rispetto.

La lupa mi guardò negli occhi. I suoi erano di un colore indefinito fra l'azzurro ed il giallo, iridescenti, contornati da ciuffi di pelo bianco che le davano un'aria stranamente saggia.

Azrael le si avvicinò a le sfiorò il lato del muso con il naso

«Lei è Avadra, la mia compagna» disse, rivolgendosi a me.

Urban LegendsWhere stories live. Discover now