Il flauto magico (parte terza)

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Pip non capiva il nesso tra i due fatti, ma la sua curiosità fu soddisfatta subito dopo.

"Ci comunicò la disponibilità del museo di pagare sei milioni di sterline per quell'oggetto, considerato uno dei più preziosi." Le labbra della madre si schiusero in un meraviglioso sorriso. "Pensa: se noi andassimo a Londra e dessimo loro il flauto, potrebbero verificare la sua autenticità e ci consegnerebbero la ricompensa!"

I suoi occhi luccicavano: aveva la possibilità di allontanarsi da Veen, il villaggio natio che per tanti anni aveva considerato un rifugio, e non poteva lasciarsela scappare.

Aura abbracciò forte il figlio. "Questa è la chiave per cominciare una nuova vita... diventeremo ricchi!"

Il ragazzo era sorpreso: non la riconosceva più. Il sorriso della madre era diverso dal solito, forse per la consapevolezza che quel denaro era la loro unica speranza, ma la cosa non gli piaceva affatto.

Pip si diresse verso la porta e con un tono calmo, che non gli apparteneva, disse: "Vado al torrente." Si girò e, prima di uscire, aggiunse: "Ho bisogno di pensare."

Abbassò lo sguardo. Le domande che affollavano la sua mente erano aumentate. Doveva riflettere, prima di prendere una decisione così importante. Sapeva soltanto che, in un modo o nell'altro, la sua scelta gli avrebbe cambiato la vita.

La madre si stupì della reazione e dalla finestra lo seguì con lo sguardo: il figlio stava correndo libero, lontano da una donna resa estranea dalla situazione.

Aura portò una mano alla bocca e sospirò con le lacrime agli occhi. Pip non avrebbe mai compreso le sue ragioni. Per lui era difficile capire la realtà dei fatti, ma non potevano continuare a vivere in quel villaggio. Il figlio doveva realizzare l'ultimo desiderio del padre. Nick voleva vederli contenti e solo quel flauto sarebbe riuscito a dare loro la felicità che meritavano.

***

Pip aveva la testa ciondolante e i suoi occhi erano appannati dalle lacrime. La sua pelle bruna, come la corteccia di un albero, luccicava al sole. Si passò una mano tra i capelli, più neri della pelliccia di un orso asiatico. Una lacrima solcò il suo viso spigoloso, passando vicino al naso diritto e alle labbra rosse come ciliegie mature.

Si domandò se quella fosse davvero la stessa donna che suo padre aveva sposato anni prima, quella che lo aspettava con ansia ogni sera per paura di qualche incidente.

Mentre stava camminando, ebbe la risposta tanto temuta: purtroppo sì. Non poteva credere che fosse vero.

Sua madre si era sempre curata poco dei soldi, perché ora le premeva così tanto andare a Londra? La sua vita era lì e lei non poteva obbligarlo a cambiare se il suo desiderio era quello di rimanere. In più per Pip sarebbe stato il primo viaggio e, al pensiero di incontrare altre persone con abitudini diverse, gli si strinse lo stomaco. Promise a se stesso che la madre non l'avrebbe mai convinto a partire.

Pip si stese a guardare le nuvole nel cielo. Nelle orecchie aveva il gorgoglìo del torrente.

Chiuse gli occhi.

Conosceva la leggenda del Canto del Richiamo.

Per il ragazzo era assurdo pensare che potesse esistere un legame tra il mito e lo strumento trovato in soffitta, nonostante la piccola V incisa su di esso, la stessa lettera con cui cominciava il nome della protagonista. Quei pensieri gli provocavano un brivido. Aveva sempre sognato di possedere quel flauto, come tutti i bambini. Ora che era nelle sue mani, però, ne era spaventato.

Perché proprio a lui? Per quale motivo era stato scelto?

Il ritorno a casa avvenne in modo tranquillo. La discussione rimasta in sospeso si concluse con un sorriso da parte di Pip, come segno di scusa per la brusca reazione. Aura lo abbracciò. Teneva molto a suo figlio, era ormai l'unico pilastro che reggeva il suo cuore vuoto.

Chiave: verità e menzognaWhere stories live. Discover now