Nobody

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"Ci sono storie che non dovrebbero essere raccontate...
E altre che nessuno dovrebbe poter raccontare..."
K.


00.13
Nessun rumore.
Eppure Giorgiana si svegliò di soprassalto.
Il cuore accelerato.
Schiacciata da un peso insostenibile al petto.
Il respiro spezzato.
Le mani tremanti.
Esausta e affaticata da una notte infinita.
Chi sarebbe venuto a trovarla stavolta?
Di chi avrebbe raccolto le preoccupazioni?
Le lacrime.
Le urla.

00.13
Nessun rumore.
Nessuna luna ad illuminare il cielo.
Perché notti come quella non vanno ricordate.
Non vanno vissute.
Ecco perché nessuno esce di casa quando fuori è buio e c'è il vento.
Le streghe si divertono a urlare.
Pensando di non essere udite.
Ridono beffarde delle paure umane.
Delle loro lacrime.
Dei loro sorrisi spezzati.
E urlano contro il cielo privo di stelle.
Privo di luce.

00.13
Un peso sul cuore.
Lo sentiva bloccarle il respiro e la ragione.
Si svegliò consapevole di non essere più sola, mettendosi a sedere.
Rassegnata.
La vide.
Di fronte a lei, sul letto.
Ginocchia ben strette al petto.
Le braccia magre a circondarle.
I capelli lunghi, neri, scendevano ribelli e spettinati lungo la schiena, incorniciando un viso, dolce e malinconico al tempo stesso, ricoperto di lividi e lacrime.
Un labbro spaccato e gonfio.
Maschera infelice di cose nascoste e dimenticate persino da Dio.
Nuda.
Tremante.
"Chi sei?" Le chiese Giorgiana con un filo di voce.
"Nessuno..." Le sentì rispondere un attimo prima di vederla scomparire.

00.13
Vento tra i capelli.
Notte senza luna e stelle.
Urla di streghe.
Pianti di bambini lontani e mai nati.
Giorgiana si guardò intorno, domandandosi dove fosse finita.
Troppo buio per vedere.
Troppa paura per capire.
Sentiva freddo.
Non per il vento gelido che soffiava, ma per il terrore che lento e inarrestabile le penetrava la carne.
C'era qualcosa di terribilmente malvagio nell'aria.
Qualcosa da temere.
Da non vedere.
Da non sentire.
Ma lei era lì.
E il timore la divorò.
E vide.
E sentì.
Fino a che gli occhi non iniziarono a sanguinarle.
Il cuore a spezzarsi.
E l'anima a morire.

00.13
Nessun rumore.
Tranne quello di un dolore sottile e intenso al tempo stesso.
Aprì gli occhi sapendo di trovarla ancora nuda sul letto.
Davanti a lei.
Osservarla silenziosa.
Bella anche se distrutta nel corpo e nella mente.
Un'ombra scivolò piano dietro quella triste figura.
La vide avvicinarsi sinuosa, come un serpente con la sua preda.
Accarezzarle lentamente la pelle delle spalle, del collo, del viso.
La vide chinarsi su di lei, con desiderio malcelato.
Stringerle forte il mento obbligandola a voltarsi per guardarla meglio.
"Sei mia? Dillo che sei mia..." Ordinò con voce cupa e minacciosa.
"Non sono di nessuno" Le sentì dire un attimo prima che l'ombra la colpisse violentemente sul viso.
Era di nuovo scomparsa.
Giorgiana scoppiò in un pianto inconsolabile.

00.13
Vento tra i capelli.
Urla di streghe e pianti di bambini disperati nell'aria.
Un rumore la fece voltare.
La vide.
Sembrava diversa.
Felice.
Con un sorriso abbagliante ad illuminare una notte senza anime.
I capelli leggeri.
Piena di speranza. Alla ricerca di un luogo migliore.
Sembrava l'avesse trovato.
Una valigia.
Trascinata con gioia.
Una casa.
Vicino al mare.
E gialla come il sole di primavera.
Anche al buio poteva vedere quel sorriso pieno d'amore e fiducia.
Il cuore prese a respirare.
Seguendola con lo sguardo, come si fa con una cosa talmente bella da non riuscire a distogliere più la propria attenzione.
Vento tra i capelli.
Urla divertite. Crudeli.
Incessanti.
Giorgiana sentì il suo grido d'aiuto.
Spaccarle i timpani e strapparle l'anima.

00.13
Piangeva.
Gli occhi ancora chiusi.
A trattenere ricordi troppo dolorosi,
Difficili da dimenticare.
Duri da ricordare.
Troppo violenti per poterli raccontare.
La vide.
Con quella valigia blu scura.
Piena di sogni e speranze.
Di cose dette, di parole mai pronunciate.
Dimenticate in qualche pozzanghera maledetta.
La vide.
Tentare di urlare. Scappare.
Mentre veniva afferrata con violenza, sbattuta al muro.
Senza amore. Senza passione.
Solo per vendetta.
Solo per farle capire chi comandava davvero.
Una mano tapparle la bocca.
Una voce sussurrarle di stare zitta e non urlare che tanto avrebbe finito presto.
Dita strapparle il vestito, insinuarsi sulla pelle calda dove prima vibrava la felicità.
Lacrime salate scendere su un viso che non avrebbe mai più dimenticato.
Il rumore di un cuore che si spezzava ad ogni colpo.
La carne che entrava dentro di lei per prendere ciò che voleva.
Derubarla della vita.
Dell'amore.
O soltanto del sogno dell'amore.
Del posto che apparteneva ad uno e uno soltanto.
La vide.
Morire.
Dentro.
Scintille di quella che era stata e che mai più sarebbe potuta essere.
Derubata.
Dei sogni.
Del ricordo di cos'era l'amore.
Di lui.
Per sempre.

00.13
Si portò le mani alla bocca per cercare di soffocare i singhiozzi che scuotevano il suo corpo fino a farlo tremare.
Non riuscì a trattenere le lacrime quando alzando lo sguardo incrociò ancora quegli occhi. Scuri come pozzi senza fine.
Difficili da dimenticare.
Difficili da intrappolare.
Che racchiudevano una bellezza di incantevole infelicità.
Occhi ruvidi.
Occhi segnati.
Gonfi.
Capelli arruffati.
A tentare di coprire un corpo violato.
Mille volte.
Lei era lì a fissarla senza dire una sola parola.
Ma assordante come il rombo di un tuono nell'oscurità.

00.13
Aveva finito.
Le voglie soddisfatte.
Scivolò lentamente via da lei lasciandola nuda, ferita, di sangue e vomito.
Rannicchiata.
In cerca di sollievo.
Giorgiana le si avvicinò sconvolta.
"Non toccarmi" Le sentì dire con una durezza nella voce che sembrava non appartenerle davvero.
La vide.
Sollevarsi da terra con tutta la pena di questo mondo sulle spalle.
Rivestirsi di abiti macchiati nella dignità.
Passarle accanto come se fosse diventata improvvisamente anche lei un'ombra oscura.
"È solo questo che vogliono da me..."
Parole sussurrate.
Come una condanna a morte.
Scivolare via.
Sciogliersi come neve.
Disperdersi nel vento.
Non tornare mai più indietro.

00.13
Aprì gli occhi, puntandoli dritta verso l'orologio che segnava sempre  la stessa, identica ora.
E decretava la fine.
Di quel cuore.
Il dolce peso di un esile corpo abbassò il materasso.
Si voltò ritrovando quegli splendidi, brucianti, occhi neri.
Pozze d'inchiostro piene di parole inconfessabili.
Il  viso pulito.
Ancora pieno di lividi.
Ma così diverso.
Qualcosa era cambiato.
Come una corda recisa.
Come un vaso andato in frantumi.
Come un foglio strappato con rabbia.
"Perchè sei qui?"  Le chiese dolcemente.
"Dovevo dirlo a qualcuno...prima di andare via!" Sussurrò.
Giorgiana piegò leggermente la testa per osservarla meglio.
Imprimere nella sua memoria ogni piccolo particolare.
Luminosa come solo una piccola stella senza firmamento sa essere.
Leggera come un soffio d'aria.
Il vento tra i capelli.
Urla di streghe danzanti.
Scintille di luce disperse per sempre.
L'ultimo fiore era comparso.

Forget Me - NotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora