capitolo 2

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la settimana a seguire è più tranquilla. Bonnie è laureata in psicologia e le ho raccontato il mio sogno per sentire il suo parere. lei è preoccupata, pensa che attraverserò un periodo buio, appena me l'ha detto ho pensato "fantastico, ci mancava solo questo!", solo che poi non è successo nulla. va tutto bene. vado al lavoro come sempre e tutto è tranquillo.
...: mi scusi signorina, mi può portare il conto?
io: certo.
glielo porto e poi prendo la tazzina del caffè e la porto dietro il bancone. quando mi giro mi ritrovo Damon seduto al bancone. sussulto. fino ad un momento fa non c'era.
D: ti ho spaventata?
dice con il suo solito sorriso.
io: si... non ti avevo visto.
D: lo so, faccio questo effetto a molte persone.
...: ehi ragazzino. se entri nel mio locale devi ordinare qualcosa, non puoi flirtare con le mie bariste senza ordinare nulla.
dice il mio capo a Damon.
io: si, stava giusto ordinando...
dico quasi ridendo. Damon invece scoppia a ridere, e Dio quant'è bella la sua risata.
io: quindi? cosa prendi?
D: un cappuccino andrà bene.
io: d'accordo.
gli preparo il cappuccino e poi glielo porto.
D: perché non mi hai chiamato?
io: sei qui per questo?
D: si.
alzo gli occhi al cielo.
D: quindi? se non ti interesso puoi dirlo subito.
dice guardandomi negli occhi e continuando a ticchettare le dita sulla tazzina.
faccio spallucce.
io: non credevo che ti interessasse tanto conoscermi.
D: perché parli al passato? perché credi di interessarmi ora?
io: forse mi sbaglio ma un ragazzo che non ama le città ma che dalla periferia venga proprio in una città come Milano solo per parlare con una ragazza e pagare a vuoto un cappuccino che non berrà mai, mi sembra un ragazzo al quale interessa quella ragazza. non credi?
mi guarda per un attimo mordendosi il labbro inferiore e poi guarda il suo cappuccino.
D: sei molto intuitiva... mi piace.
sorrido.
D: vorrà dire che ci riproverò.
lo guardo male non capendo.
D: avvicinati.
mi sporgo sul bancone e lui mi mette la mano dietro l'orecchio e poi mi porge un bigliettino.
D: tieni. stavolta usalo.
dice sussurrando. poi me lo mette sul bancone con i soldi e se ne va.
B: era lui il famoso Damon?
la guardo e poi annuisco.
B: non mi avevi detto che aveva un fondoschiena così...
gli tiro una manata sulla pancia e poi ridiamo.
B: è tutto tuo, tranquilla.
mi metto il bigliettino in tasca e poi riprendo a lavorare.
quella sera, decido di scrivergli. opto per un "ciao, sono Isabella". mi risponde quasi subito.
D: "ma ehi, cosa fai stasera?"
io: "nulla, ma vuoi uscire?"
D: "si, perché no?"
io: "perché sono le dieci passate e io neanche ti conosco. è una valida motivazione?"
D: "forse si. se vuoi possiamo stare a casa tua. che ne dici di un film?"
io: "d'accordo"
D: "sono lì tra cinque minuti a dopo"
guardo per un po' quel messaggio e realizzo che lui non sa dove abito. poi però suona il campanello e allora vado ad aprire.
D: ehi.
io: ciao.
mi allontano ma lo vedo un po' titubante sulla porta.
io: entra. non ti mangio mica.
D: si, lo so.
dice ridendo e poi entra.
io: posso farti una domanda?
D: certo, tutto quello che vuoi.
io: come facevi a sapere dove abito?
a questa domanda si blocca.
D: ehm... beh... io... è una storia lunga...
io: ho tutto il tempo del mondo.
D: umhh... ecco... uno dei giorni scorsi stavo...
io: ok, puoi farla breve?
D: ti ho vista entrare qui, e la porta l'hai aperta tu. quindi ho presupposto che abitassi qui.
io: oh... beh potevi salutarmi.
D: ero un po' di fretta.
annuisco.
io: beh dai, sediamoci. non ti farò restare tutta la sera qua in piedi.
ci sediamo sul divano.
io: che film vuoi guardare?
dico andando sul sito.
D: non lo so, per me è uguale. decidi tu.
io: d'accordo. allora metterò Night mare.
D: non è un po' tardi per guardare un horror?
lo guardo.
io: se hai paura puoi aggrapparti a me.
dico ridendo.
D: lo dicevo per te.
dice per poi tirarmi un pugno scherzoso sulla spalla. metto su il film e lo guardiamo. come ovvio mi mette il braccio intorno alle spalle e mi stringe a se, mi sento abbastanza a disagio ma va bene. a metà film si apre la porta d'ingresso e sentiamo delle risate, allora fermo il film.
io: Bonnie? sei tu?
entrano Bonnie e un ragazzo che non ho mai visto.
B: ehi... non credevo che avessi ospiti.
io: neanch'io...
dico guardando male Damon che mi fa un sorrisetto complice.
...: Damon? che ci fai qui?
D: potrei chiederti la stessa cosa fratellino.
dice sbuffando.
io: è tuo fratello?
D: si.
...: piacere, Stefan.
mi porge la mano e io la stringo.
io: isabella.
B: e tu devi essere il famoso Damon...
D: famoso?
dice guardandomi e sorridendomi. alzo gli occhi al cielo.
io: si e lei è Bonnie. ora che abbiamo fatto le presentazioni possiamo tornare a guardare il nostro film? eravamo in un punto critico.
B: tranquilla. io e Stefan abbiamo da fare.
vanno in camera e noi torniamo al nostro film. quando finisce il film spengo il computer.
io: ok, avevi ragione. non era una buona idea quella di...
cominciamo a sentire dei gemiti e degli urletti dalla stanza di Bonnie. io e Damon ci guardiamo e poi scoppiamo a ridere.
io: oddio che disagio.
D: guarda il lato positivo.
io: sarebbe?
D: se fossi da sola sarebbe ancora più imbarazzante.
io: hai ragione.
D: se vuoi, per sentirci meno in imbarazzo, potremmo farlo anche noi.
dice mettendo una mano sulla mia gamba e cominciando a guardarmi perversamente.
io: metti giù le mani Salvatore. non faccio sesso con uno sconosciuto.
D: sai il mio cognome, non sono uno sconosciuto.
io: ok, allora dimmi il tuo colore preferito.
D: perché?
io: così non sarai più uno sconosciuto.
D: blu notte, e il tuo?
io: nero.
D: beh dai siamo lì.
io: ma se sono due cose completamente diverse!
D: sono entrambi scuri ok?
dice ridendo e fa ridere anche me.
io: okok.
mi sorride.
D: parlami della tua famiglia.
dice appoggiandosi col gomito allo schienale del divano per guardarmi meglio.
io: mia sorella non la sento da mesi e con mia madre ci sono alti e bassi. l'unico che più o meno mi capisce è mio padre.
D: mi dispiace.
faccio spallucce.
io: non è niente. c'è gente che sta peggio.
D: ognuno ha i propri problemi, chi più chi meno. non sottovalutare i tuoi solo perché c'è gente che sta peggio.
io: e il tuo problema qual'è?
D: il mio problema? sono io.
lo guardo male non capendo.
D: forse un giorno lo capirai.
gli sorrido.
io: e la tua? insomma... so solo che hai un fratello. altro?
D: non c'è molto da sapere. i miei sono morti e io sono il tutore di mio fratello e non ho altri parenti stretti.
io: oh...
D: ecco, lo sapevo.
io: cosa?
D: ogni volta che ne parlo la conversazione finisce.
abbasso lo sguardo.
D: ehi tranquilla, è successo tanto tempo fa...
mi accarezza la spalla.
io: com'è successo?
D: incidente d'auto.
annuisco.
io: hai fame? ho qualcosa in frigo.
dico per cambiare argomento.
D: no grazie, sto bene così.
annuisco e mi prendo un bicchiere di succo. guardo l'orologio, sono quasi le due.

Damon

forse è meglio che adesso me ne vado. si vede che sta morendo di sonno.
io: beh, si è fatto tardi. è meglio che torno a casa.
Isa: d'accordo.
mi accompagna alla porta.
Isa: allora... ci si vede.
io: puoi contarci.
la bacio sulla guancia e poi mi allontano. arrivo a casa in poco tempo. quando arrivo mi precipito subito a bere il sangue da una delle sacche che ho rubato in ospedale. è da molto tempo che non uccido, forse troppo. spero di non avere nessuna una crisi, poi adesso che l'ho incontrata... non voglio farle del male. sono certo che non ci sarà mai nessuna come lei, per tutti i secoli che vivrò. non voglio dirglielo ma se scoprirà che sono un vampiro spero che mi accetterà e sopratutto che non avrà paura di me.

SPAZIO AUTRICE:
ehii, cosa ne pensate di questo capitolo?💘 ammetto che non ispira molto ma è necessario per poter continuare la storia. ci saranno presto delle sorprese, promesso. e noi ci vediamo al prossimo capitolo👋🏻 💗

50 sfumature di DamonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora