17. The True Love

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La primavera passò all'improvviso come un treno in piena corsa. L'estate arrivò in un istante e la mia storia, la mia grande storia con Travis, stava andando a gonfie vele ed ero felice. Ero stata ammessa all'ultimo anno di liceo con il massimo dei voti, perciò non avrei dovuto sostenere alcun recuperato per nessuna materia, godendomi la mia seconda estate a Santa Monica. Anche Ally e Travis riuscirono ad essere ammessi all'ultimo anno con voti abbastanza alti; non mi dispiacque passare intere giornate senza il disturbo dello studio: c'erano giorni che passavo al mare, giorni in cui passeggiavo per i parchi, giorni in cui me ne stavo chiusa in gelateria giusto per usufruire dell'aria fresca dei condizionatori. Avevo passato molto tempo con Ally, durante quel periodo e poco tempo con Travis perché aveva dovuto lasciare la città per andare a San Francisco a trovare i suoi nonni.
Durante la stagione estiva, inoltre, Ally aveva conosciuto, finalmente, un ragazzo - Ethan - il quale, a parer mio, faceva proprio a caso suo: faceva parte di una scuola diversa, giocava a basket, amava leggere e portava sempre un paio di occhiali che gli davano un'aria molto affascinante. Avevo spronato io - Ally - a cercare di costruire un rapporto con il ragazzo, e fui orgogliosa di sapere che dopo un mese erano ufficialmente una coppia. Ero anche orgogliosa di me stessa per il fatto che Ally fosse diventata più sicura di sé, non balbettava più e non intrecciava più quei capelli rossi.
«Ricordati che Ethan ha organizzato una festa di fine estate.» Disse Ally, stesa sul mio letto dalle lenzuola rosa pastello, una volta che fui uscita dalla doccia con addosso un accappatoio lilla.
Annuii, sistemando il turbate che avevo in testa. «Non amo molto le feste, ma verrò soltanto per farti un favore.» Le risposi, camminando verso la scrivania sulla quale si trovava il mio cellulare.
«Wow, questo è un gesto di vero amore, Lux. Non me lo aspettavo da te!» Esclamò, sollevando la testa per guardarmi con aria divertita.
Fui presa dalla voglia di lanciarle qualcosa addosso, ma ci ripensai. Ultimamente ero così calma e solare che nessuno avrebbe mai aspirato via la mia positività: neanche il sarcasmo di Ally, con il quale avrei potuto anche convivere.
Tornai nel bagno, tenendo la porta aperta così da poter comunicare con la mia amica.«Come va con Ethan?» Chiesi ad un certo punto. Nel frattempo mi tolsi il turbante e cominciai a pettinarmi i capelli pieni di nodi.
Ally non mi rispose subito, ma lasciò vagare via il tempo. Poi, mi intimò: «È una splendida persona.»
Sorrisi, evitando di pensare al perché non mi avesse risposto in fretta. Ero colpita dal fatto che si incantasse in quel modo a parlare di Ethan ed ero stata così attenta ad ascoltarla che feci una smorfia quando tirai con troppa forza una ciocca di capelli. «Sono felice che ti piaccia. In fondo, è merito mio se state insieme, ora.» Scherzai io.
Ally ridacchiò. «Con Travis, invece?»
Fermai il mio sguardo sui miei occhi blu, i quali si erano illuminati non appena sentirono quel nome. «Come vuoi che vada? Da quando siamo tornati da New York è come se sapessi finalmente cosa voglio dalla vita.»
«E che cosa vuoi davvero dalla vita?»
Smisi di pettinarmi. Fissai il mio riflesso. Ci misi poco ad articolare la risposta. «Essere felice.»
Ally emise un suono di sorpresa. «E sei felice, adesso?»
Sorrisi, tornando a lavoro con i miei capelli. «Si, adesso sono felice.»
Asciugai i miei capelli in fretta per poter uscire con Ally e andare a cercare un vestito in mezzo all'enorme folla che era diventata Santa Monica. Mi lamentai più volte del caldo, dei negozi strapieni, delle persone lente a pagare.
Anche se la festa era stata fissata per la fine di agosto, e quindi mancavano ancora due settimane, Ally aveva avuto la brillante idea di cercare adesso il suo vestito serale: doveva essere blu notte, non molto lungo ma neanche molto corto. Mi bastarono, quelle descrizioni. Mi bastarono perché trovai ben quattro capi, ben diversi tra di loro ma altrettanto belli. Ancora ricordo che ad aiutarci c'era una commessa la quale possedeva un'espressione facciale abbastanza particolare: sembrava che le desse fastidio qualsiasi cosa, anche indossare dei semplici pantaloncini. Odiavo comportamenti simili, scocciati. Volevo che Ally badasse soltanto a me e ai miei consigli, non a quella specie di commessa che non vedeva l'ora che ce ne andassimo.
«Come mi sta?» Chiese allora la mia migliore amica, indossano l'ultimo vestito rimasto dato che gli altri, per la commessa, sembravano non fatti a posta per lei.
Annuii, al quanto stupita: era una meraviglia. D'altronde, era stata una meraviglia anche con i tre abiti che aveva scartato. «Questo è perfetto.» Commentai io. «Lo prenderei, se fossi in te.»
La commessa storse il naso, come aveva fatto le ultime tre volte. «Lo vuole prendere? Posso portarlo in cassa.»
Ally annuì e tornò all'interno del camerino per toglierselo di dosso e porgerlo alla commessa. «Ma solo a me sembra un pò turbata?» Chiese all'istante, quando uscì.
Scossi la testa, facendo una smorfia. «No, non solo a te.» Risposi.
Dopo aver pagato, ci incamminammo all'interno di una gelateria, dove Ally prese una coppa di tre gusti gelato ed io un bicchiere pieno di frappé. Il cameriere ci venne a servire dopo neanche cinque minuti da quando avevamo ordinato al bancone e Ally si stupì per la rapidità di quel locale. Cominciai a bere il mio drink mentre Ally mi riassumeva ciò che si stavano dicendo lei ed Ethan tramite i messaggi. «Ha intenzione di andare a studiare in Germania. Ha detto che quei corsi di tedesco lo hanno affascinato molto alla cultura tedesca. Ma ti rendi conto?» Continuava a ripetermi.
Non la stavo ascoltando da quando aveva introdotto l'argomento università/college. Volevo tanto dire un mio parere personale, ma in realtà venni bloccata dalla mia razionalità che mi ricordò che io non avevo neanche pensato a ciò che volevo intraprendere. Sapevo che c'era ancora tempo per poterci pensare su, ma andavo nel panico se solo pensassi a cosa avrei fatto dopo il liceo. «Lux? Lux, mi stai seguendo?» Ally mi scosse una mano di fronte agli occhi che mi fece tornare al mondo.
«Eh?» Feci io, intontita.
«Va tutto bene? Sembri... non so. All'improvviso ti sei spenta.»
Sporsi il labbro e posai il bicchiere di frappé sulla superficie del tavolo. Ero più che certa di doverle delle spiegazioni e di volerle esporre il mio problema. «Tu non hai paura di ciò che avverrà dopo il liceo?» Le chiesi. «Non hai paura di abbandonare i tuoi compagni? La scuola, in generale? Non hai paura che ti possa mancare?»
Ally posò i suoi gomiti sul tavolo e mi guardò, accigliata. «Stavi pensando a questo?»
Annuii. «Vedi: io non sono fatta per gli addii. Io odio da morire gli addii. Non sono mai pronta a lasciare determinate persone, determinati luoghi o determinati eventi. Sono fatta così. Ho paura di ricominciare daccapo. Paura di non trovarmi a mio agio una volta entrata in un college il quale ancora non ho scelto...»
La sua espressione si fece seria e comprensiva. «Non pensavo che avessi così tanti pensieri e dubbi in quella testa.»
Sorrisi debolmente. «Cerco di non pensarci, Ally, ma è più forte di me. Ho paura di non trovare nessun college che faccia a posta per me.»
Ally alzò le sopracciglia, attonita. «Tu? Che hai la media più alta di qualsiasi persona io abbia mai conosciuto?»
Scossi la testa, irrigidendomi. «No, Ally. Non voglio dire questo. Voglio dire che ho paura di non trovare il mio posto in qualsiasi college. Avere una media alta o bassa non conta nulla. La paura la si prova comunque.»
Ally annuì. «Neanche io ho idea di dove andare, se ti fa sentire bene.» Mormorò. Rise poco dopo, per una ragione a me sconosciuta. «E spero che io ti faccia sentire ancora meglio quando vedrai cos'ho portato per te.» Ally guardò qualcosa dietro le mie spalle e mi voltai anch'io.
Il mio cuore smise un po' di battere quando lo vidi: Travis stava entrando in gelateria con un enorme mazzo di rose bianche. Era proprio Travis, non mi stavo sbagliando. E si, quelle non erano rose rosse, ma rose bianche. Di un bianco quasi fantasma. Si era fatto crescere un po' di barba su quel viso da piccolo uomo e la sua andatura era ritta e tipica di un vecchio bad boy come lui. Era Travis. Dopo un'intera estate era tornato. Sorrise non appena incontrò il mio sguardo.
Mi alzai all'istante, mandando al diavolo le rose che aveva in mano, seppure fossero i miei fiori preferiti. Gli andai incontro e lo abbracciai, stringendolo forte. Mi nacque un nodo in gola, ma serrai le labbra per non piangere. Alcuni clienti ci osservavano dai tavoli con aria incantata e felice, altri non ci avevano neanche fatto caso. Rimase il fatto che lui finalmente era con me e, mio Dio, il mio cuore era tornato a battere velocemente. Quel batticuore assurdo che soltanto quel dannato ragazzo poteva renderlo possibile.
«Non mi fanno bene queste entrate di scena.» Commentai con voce soffocata mentre il suo solito e buon odore mi invadeva le narici.
«Felice di sapere che ti sono mancato.» Disse lui ridacchiando.
Mi baciò una tempia e poi si ritrasse da me per poter premere le sue labbra sulle mie. Caspita quanto mi erano mancati i suoi baci. Quanto mi era mancato lui.
«Ehi, chi ti ha detto che mi sei mancato?» Chiesi io, negando l'evidenza.
Lui alzò gli occhi al cielo, come se stesse riflettendo. «Beh... non so, Ally mi chiama per dirmi che non ti sopporta più perché continui a dirle che ti manco.» Ribadì lui, orgoglioso del fatto che mi era mancato.
Mi scostai da lui, come se fossi scottata dal suo toccò. «Ma per favore! Non mi sei mancato per niente!» Continuai io.
Travis scoppiò a ridere, avanzando di un passo per potermi baciare la fronte. Successivamente, mi porse il mazzo di rose profumate. «Mancato o meno, queste sono per te.»
Le guardai, meravigliata. Erano bellissime ed erano probabilmente una quindicina, tutte aventi la stessa sfumatura di bianco. Presi quel mazzo dalle sue mani e lo tenni sotto al naso fin quando non fui stanca di odorarle. Lo guardai riconoscente e mi alzai sulle punte per regalargli un bacio sulla mascella. Mi era mancato premere le labbra su quella parte del volto.
«Che cosa ho fatto per meritarmi questo?» Chiese stupito.
Gli diedi una spinta sul petto e alzai gli occhi al cielo. «Non far finta che non lo sappia!» Lo implorai.
Travis fece una finta faccia confusa. «Non sto facendo finta, illuminami!»
Mi lamentai, infastidita, eppure ero contenta che fosse di nuovo al mio fianco. «Mi sei mancato.» Ammisi, poi.
Travis mi sorrise con gentilezza e poi mi strinse a sé, allungando un braccio su entrambe le mie spalle. «Anche tu, piedino danzante.»
Scattai a guardarlo. Erano mesi che non mi chiamava più in quel modo.
«Che c'è?» Travis ampliò il suo sorriso. «Dovresti ringraziare la tua migliore amica. Se non fosse per lei, io non sarei qui a calmare la tua malinconia.»
Ally! Maledizione, l'avevo completamente dimenticata non appena avevo visto Travis entrare nel locale. Tutta colpa sua. Mi distaccai velocemente dal ragazzo, esclamando qualcosa, e andai ad abbracciare la mia migliore amica che era rimasta tutto quel tempo a guardarci felice, seduta sulla sua sedia.
«Ti ringrazio.» Le sussurrai.
Ally mi sorrise, gioiosa, e mi diede una pacca sulla spalla. «È un piacere fare affari con Travis.» Sghignazzò, prima di correre a guardarlo.
Aggrottai la fronte e feci un passo indietro. Li guardai entrambi negli occhi. Mi resi conto che non mi piacevano le loro alleanze. «Quali affari?» Chiesi perplessa.
Travis sospirò, come se fosse stanco. Incrociò le braccia e mi guardò con aria da sapiente. «Indovina chi altro verrà alla festa di fine estate?»

BROKEN | Cercavo di salvarloWhere stories live. Discover now