06. Let Me Love You

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Il giorno dopo - metà novembre - me lo ricordo come se fosse ieri. Mi ero alzata alla stessa ora per andare a scuola e mi ero avventurata per la lunga falcata verso Pico Blvd, verso Travis che mi stava riempendo di messaggi per quanta fretta avesse in corpo, quella mattina, di vedermi. Mi maledissi di aver indossato quei pesanti anfibi neri: erano davvero scomodi per riuscire a camminare veloce. Appena raggiunsi la sua abitazione, lui era in piedi davanti le scalinate. Mi fermai a pochi centimetri di distanza dal suo corpo e poggiai disperatamente le mani sui fianchi, incapace di dire una parola per il fiato che mi mancava. Neanche le otto di mattina, ed ero già sudata. Non mi succedeva questo neanche ad educazione fisica – se si poteva chiamare così, l'educazione fisica che facevo io.
«Buongiorno, piedino danzante! » Esclamò divertito Travis, scoppiando a ridere davanti la mia faccia affaticata. Mi diede una pacca sulla spalla, piegandosi in due dalle risate.
Lo guardai male, tralasciando il fatto che mi piacesse da morire. «Molto divertente, Travis. Molto divertente.» Mi tolsi di dosso la sua mano e mi sistemai lo zaino sulle spalle. Avevo le gambe che mi formicolavano e la stanchezza mattutina a portata di mano.
Travis unì le mani in grembo e, con aria solenne, indietreggiò di un passo. «Per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me in questi giorni, vorrei invitarti ad un appuntamento. Me e te, soli soletti.» Incrociò le braccia e attese che gli rispondessi, tenendo quel dannato sorriso che mi sciolse dentro.
Contrariamente al mio cuore andato in tilt e la voglia matta di accettare, alzai un sopracciglio e incrociai anche io le braccia, buttando tutto il peso su una gamba. «E illuminami: perché dovrei accettare il tuo invito?»
Travis alzò un indice, facendomi intendere che stesse per dire qualcosa di stupidamente importante. «Prima di tutto, nessuno si farebbe scappare un appuntamento con Travis Bernard.» Solo quando si passò una mano trai capelli, come per sistemarli nonostante stessero già bene, mi accorsi che, contrariamente alle altre mattine, non avesse il cappuccio su quei bellissimi riccioli biondi. «Secondo, voglio ringraziarti davvero tanto per avermi aiutato.», avanzò di un passo, posizionandosi di fronte a me – più del dovuto – da farmi trattenere il fiato, «Terzo, lo so che in fondo non vedevi l'ora di avere un appuntamento con me.»
Appiccai ancor di più quel sopracciglio sulla mia fronte. Ammetto che ogni punto uscito dalle sue splendide labbra era esatto, ma non l'avrei mai ammesso davanti quel dannato ragazzo. Così abbassai lo sguardo sulle mie scarpe e lo rialzai, con un sorriso a dir poco complice. «Quindi tu mi stai ringraziando? Non pensavo che Travis Bernard ringraziasse qualcuno.»
Davanti alla mia semplicità, Travis sorrise raggiante, mostrando i suoi denti come avrebbe fatto un bambino. «Ridi quanto ti pare, Lux, ma ti dico che non è una cosa che ti può capitare nella vita.»
Nonostante il nostro modo scherzoso di comunicare, sapevo che non era facile per lui invitare qualcuno ad un appuntamento. E tanto meno facile era mantenere quel tono spiritoso continuando a parlare di un argomento del genere. Non potevo credere che Travis mi stesse invitando a passare del tempo con lui e il solo pensiero che non succedesse mai, mi faceva sentire fortunata e strana allo stesso tempo. Perché Travis stava riservando a me quel trattamento d'oro del suo carattere?
«Allora, accetti o rifiuti? Hai una sola possibilità, piedino danzante.»
Alzai gli occhi al cielo e sciolsi le braccia al petto. «D'accordo, d'accordo! Accetto solo per farti stare zitto!» Superai la sua sagoma pietrificata e, senza voltarmi per verificare se mi stesse seguendo, iniziai a camminare.
Cinque, sei, sette passi... lui dov'era finito? Non mi stava seguendo!
Mi voltai, allora, e mi accorsi che non aveva fatto una piega, era rimasto nello stesso punto dove lo avevo lasciato e aveva quell'espressione così fastidiosa, che proprio non sopportavo e che diceva: sapevo che ti saresti voltata. «Avanti! Andiamo!» Lo incitai, fremendo.
Travis scosse la testa e mi raggiunse velocemente. «Non ti ho mai detto quando ci sarà l'appuntamento.» Mi stuzzicò in uno strano modo che non afferrai.
Inclinai il capo. «E questo cosa c'entra con la scuola?», guardai l'orario sullo schermo del cellulare e spalancai gli occhi, «Travis, sta per suonare la campanella! O ti decidi a parlare o ti abbandono sul posto.» Lo minacciai.
Travis fece spuntare i suoi denti. «Ti offro un'intera giornata da passare interamente con me, oggi. In questo preciso momento.» Mi rivelò.
Spalancai gli occhi, colpita ed affondata da un senso di vertigini. Mi stava chiedendo, in brevi parole, di saltare la scuola? Non avevo mai fatto una cosa del genere, seppure non mi piacesse molto l'aria scolastica nelle differenti città che avevo abitato. Non avevo mai marinato la scuola per il semplice fatto che io non ero tipa che faceva questo: andavo a scuola per portare buoni voti a casa e per non deludere mamma e papà – cosa che non era mai successa. Il solo fatto che Travis mi stesse chiedendo qualcosa di simile, mi fece vibrare il cuore: non potevo tradire anni di studi e promesse fatte a me stessa. Rimasi qualche secondo a fissarlo e poi iniziò la fase del balbettio. Non riuscivo ad articolare parola. «Io... T-Travis devo entrare a scuola...»
Travis si avvicinò più a me, guardando più a fondo di quanto gli occhi gli permettessero di fare. «Tu non hai mai saltato la scuola, vero?» Mi chiese come se fosse colpito da questa rivelazione.
Scossi energicamente la testa, socchiudendo gli occhi come se mi vergognassi di rispondere in quel modo. «Solo quando ero malata.» Sussurrai.
«E scommetto che non la salterai neanche ora che te lo sto chiedendo io.»
Arrossii davanti a quel rifiuto che avrei dovuto donargli, ma lo feci senza preoccuparmi del resto.
«E se ti dicessi che sei noiosa?»
Alzai la fronte, profondamente ferita. «Sarei noiosa?»
Serrò le labbra e annuì, sicuro della sua definizione. «Il punto è che tu sei monotona. Non ti capita mai di voler fare qualcosa di diverso per colorare la normalità che ti soffoca giorno dopo giorno?»
Devo dire che quelle parole mi fecero pensare nonostante la mia grande intenzione di entrare a scuola. Mi capitava a volte di non voler andare a scuola a causa di una materia con la quale avrei parlato di cose che non mi piacevano, di sentirmi stanca senza aver fatto nulla, di sentirmi perfino soffocata all'interno di quelle quattro mura dipinte di bianco e basta. Era tutto un incolore che a me faceva venire il mal di mare, se solo mi fermavo a pensarci su. Poi contava anche il fatto che fossi nella fase adolescenziale, dove i miei pensieri erano continuamente in contrasto con se stessi. Non sapevo se andare a scuola era per alleggerire il mio ego o era soltanto lavoglia di andarci per far contenti i miei genitori o quant'altro.
Sapevo che Travis, guardandomi in quel modo di sfida, come se sapesse già la mia risposta prima che la sapessi io, mi stava facendo mettere in dubbio quello che era stato il mio motto per anni. «Perché dovrei darti ascolto? Tu non sai cosa provo io.» Per quanto mi fossi impegnata a sembrare abbastanza minacciosa, in realtà la frase sembrò molto insicura.
Travis scosse la testa, evidentemente infastidito dalle mie parole. «Non ci credo che tu non abbia mai provato a saltare la scuola, Lux.» Mi diede una rapida pacca sulla spalla, come per incitarmi. «Non ci pensi neanche un po'?»
«Io e te abbiamo visioni scolastiche molto diverse.» Fu la mia risposta. Non sapevo come rifiutare l'offerta nonostante mi dolesse rifiutare.
Travis strinse le labbra e poi fece una smorfia. «Ma io sono sicuro sulle scelte che faccio. Tu, contrariamente, sei sempre in cerca di qualcuno che ti possa accompagnare lungo il tuo cammino; come se, da sola, tu non riuscissi a fare neanche un passo. Perché lo fai?»
Sentii il mio stomaco contorcersi a quella spiazzata. Stava dicendo la pura verità «Perché... io non sono un lupo solitario come te.»
Travis aggrottò la fronte a questa comparazione. «Mi reputi un lupo solitario?» Si mise una mano sul petto. «Sono così davanti agli occhi delle persone? Un lupo solitario?»
Scossi energicamente la testa. «Nessuno ti reputa così, Travis! Almeno credo...» Alzai gli occhi al cielo. «E' che io ti osservo a scuola, Travis, e sembra che tu non voglia avere niente a che fare con nessuno, neanche con me. Poi, quando la campanella suona definitivamente, torni ad essere il Travis che conosco. Torni ad essere così!» Esclamai. «Ti fa così paura socializzare con qualcuno che non sia io? O ti fa paura socializzare anche con me quando siamo dentro quella scuola?»
Travis mi guardò con occhi vitrei. L'azzurro nei suoi occhi era inquietante. «Non ho paura a parlare con qualcuno. Solo, non penso che mi possano capire se aprissi bocca.»
Sbattei un piede sulla strada. «Allora perché con me lo fai!» Il mio cuore stava andando in tilt.
Travis mi restò a guardare. Non mi rispose nei primi secondi. «Perché stiamo parlando di questo? Ti avevo chiesto soltanto se volessi marinare la scuola. Se non vuoi venire...»
Stavolta, fui io ad avanzare verso di lui. Fu una brutta mossa. Il suo naso per poco non sfiorava il mio. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a resistere a quella distanza che uccideva da morire. «Rispondimi alla mia domanda.» Gli sussurrai, supplicandolo. «Se mi rispondi...», mi morsi il labbro, indecisa se dirlo a no, «... io vengo con te a quello stupido appuntamento.»
Travis addolcì la sua espressione severa, facendo splendere un piccolo sorriso sincero sul suo volto. «Con te è tutto più semplice, anche se a volte sembra tutto più complicato. Non mi era mai capitato di incontrare una tipa come te disposta ad essermi amico. Sei... forte, Lux.»
Gli sorrisi e lui ampliò il suo sorriso, mostrando i denti. Probabilmente non ero tenuta a farlo, ma l'emozione era troppa: mi sbilanciai su di lui e lo abbracciai come avrei voluto fare sin dal primo giorno in cui lo avevo conosciuto. Non mi aveva detto che mi amava, questo lo sapevo e lo so tutt'ora, ma mi aveva detto che ero diversa, che ero utile nella sua vita, che ero tutto ciò che non aveva mai avuto. E a me bastò. Bastò a far sciogliere il mio cuore e bastò a rivelare quanto fossi importante per lui. Ma soprattutto bastò a rivoluzionare tutti i piani che mi ero fatta fino ad allora.

BROKEN | Cercavo di salvarloWhere stories live. Discover now