E la storia continua «94»

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Benjamin

«Ilary, devi smetterla di mandarmi e-mail, se mia moglie lo scopre siamo fregati» sbotto accanito.
«Scusa, tua moglie non sa ancora che sei stato licenziato?» le viene quasi da ridere e si appoggia alla parete del suo salotto.
«Esatto». Ilary era la mia datrice di lavoro e mi ha licenziato molto prima che io andassi a trovare Federico a Modena. Fanny non lo sa e non voglio dirglielo. Ogni mattina, dirigermi a lavoro, vengo qui a prendere un caffè con Ilary per convincerla a riassumermi, oppure vado dai miei amici per un aperitivo.

«Devi diglielo, così non ottimizzi le tue possibilità di essere riassunto» ride e sembra diabolica. È diabolica.
«Ho tanti debito ora... ma perché mi hai licenziato, non ti piacevo come ricercatore?» si avvicina.
«Oh mi piacevi eccome, ma tu mi hai rifiutata» non vorrà ricominciare con questa storia...
«Sono felicemente sposato e ho due figli» sospiro «te lo ricordo».
«Ed è proprio per questo che il posto non è più tuo. Ti ho messo davanti ad un'alternativa: o me o sei licenziato. Tu hai scelto la seconda»
«Certo che ho scelto la seconda, amo mia moglie e i miei figli»
«Si, dicono tutti così...» mi arrabbio.

«Cosa significa dicono tutti così?! Io amo mia moglie più di me stesso, non sai la fatica che ho fatto anni fa per riconquistarla. La avevo ferita, distrutta. Ero stato un coglione di prima classe, ma lei mi ha perdonato. Tu non puoi capirlo perché tu non ami, tu usi le persone a scopi tuoi e quando vuoi. Ma io adoro la mia famiglia e tutto ciò che riguarda mia moglie, e stai certa che non la lascerò mai.» Sta zitta per qualche secondo, ma poi comincia a ridere in modo isterico. Quanto è irritante.

«Amarla?! Se la ami davvero le diresti che sei stato licenziato, ma tu continui a mentirle ogni mattina, dove invece di lavorare vai in giro per Parigi» si avvicina «smettila di sprecate fiato, io sono qui che ti aspetto».
«Ed io ho una moglie che mi aspetta a casa»
«Ma per arrivare a casa ci metteresti un po' di tempo, Ilary e qui e ti vuole da quando sei entrato per la prima volta nel suo ufficio»
«Ma è proprio questo il bello dell'amore: prendere sempre la via lunga per arrivare alla meta» mi scosto da lei e vado verso la porta «licenziami pure definitivamente, così avrò più tempo per stare con Fanny, mia moglie» sbatto la porta e la sento
bisbigliare. Vaffanculo.

Mi sento libero adesso, il problema e dire a Fanny che per tutto questo tempo non ho lavorato. Litigheremo lo so, ma ne varrà la pena, ne sono sicuro. È un caso raro in cui non faccio lo stronzo con le donne, ma mantengo la testa e la fede alta.

Mi avvio a casa consapevole di quello che sta per accadere.

Fanny e i bambini sono a tavola mentre mangiano il primo piatto.
«Tesoro, bentornato» Fanny mi si avvicina e mi da un casto bacio.
«Fanny ti dovrei parlare in privato» indico i bambini, anche se sono gli essere più innocui della terra.
«Bambini, io vado dentro a sistemare alcune cose con papà, torno subito» sistema bene Daisy nel carrozzino e andiamo in corridoio.

«Cosa devi dirmi?» chiede tranquilla.
«In questi mesi... ti ho mentito» dico tutto d'un fiato. Cominciano a tremarle gli occhi e cerca di mollarmi uno schiaffo, ma le fermo la mano. Ha frainteso.
«Ho detto mentito, non tradito.» respira di sollievo mentre le prendo le mani.
«È da prima di tornare a Modena che sono stato licenziato»
«Perché?» non sembra molto irritata, anzi.
«Perché... beh...» esito un po' «la mia datrice di lavoro, Ilary, ha detto che se non diventavo il suo giocattolo mi avrebbe licenziato» ha un sobbalzo abbastanza evidente.
«E tu cosa hai fatto?»
«Se ti ho detto che non lavoro più...». Sta zitta, cattivo segno. «Sei arrabbiata perché non te lo ho detto prima?»

«No, ti amo ancora di più» mi bacia.

FINO A FARMI MALE [Benjamin Mascolo]Where stories live. Discover now