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«...siamo la voce di chi ama ma è muto e non l'ha mai detto...»

Dopo qualche altra ora, finalmente la festa finisce. Finalmente si, perché altrimenti ne avremmo viste di cotte e di crude.
Sei una guastafeste!
Ma taci un po'.
Non posso stare zitta, sono te, idiota.
Sei tu un'idiota.
Se ti chiami idiota da sola, sei strana.
Lasciamo perdere.

Usciamo tutte fuori dal locale. Sono l'unica sobria, barcollano tutte quante.
Sembrano tanti zombie che camminano per la strada. Ci manca solo Michael Jackson che canta il ritornello.

Arriviamo a casa quando ci accorgiamo che Sindy manca all'appello.
La chiamo al cellulare per assicurarmi che vada tutto bene.

«Seee» Biascica.
«Sindy, dove sei?» Chiedo mettendo in vivavoce.
«A casa di... oh cazzo» Sbraita.
«A casa cosa?» Chiedo. Quando se ne andata, a proposito?
«Yes! Ora scusa ma devo proprio ah!» E riattacca. Non la capirò mai.

Entriamo, i ragazzi non ci sono ancora, nonostante siano le tre.
Sindy non è a casa e mi chiedo se sia a casa di quel tizio, Brenton. Ma per ora non importa, è adulta.
Metto a dormire il corpo di ballo di Michael Jackson e mi addormento anch'io.

«Buongiorno, piccola» Mi sveglio di colpo. Benjamin è affianco a me.
«Oh, Ben, sei tornato, o meglio, siete tornati?» Mi stiracchio.
«Si, siamo tornati verso le quattro, ho visto il letto di Sindy libero, dov'é?» Chiede.
«Beh... Ha conosciuto un uomo, un ragazzo, Breton... E quindi... Boh! La conosci!» Mi alzo e vado in bagno a lavarmi con Ben che mi segue come una coda.

«Lo sai che ti amo, vero?» Dice improvvisamente mentre mangio una fetta di pane per colazione.
«Si Ben, lo so» Rispondo sorridendo.
«E tu? Mi ami?» Chiede poi. Cosa sono tutte queste domande?
«Certo che ti amo» Mi prende per mano e mi porta fuori, a fare una passeggiata.

«È strano, però» Esclama mentre camminiamo.
«Cosa?»
«Che hai fatto la verginella fino ai ventitré anni» Ride.
«Zitto! Ancora ci pensi! Da piccola avevo paura! Uffa!» Sbuffo. Lui ride.

«Ti ricordi di quando ti ho chiesto di venire a vivere con me?» Ribatte.
«Si» Mesi fa me lo ho chiesto.
«Beh... Credo dovremmo rimandare, ora sono a Parigi» Annuisco un po' rattristata.
«Domani il matrimonio» Ricorda mentre torniamo a casa.
«Si, e tu sarai il più cafone della chiesa vestito in quel modo» Sghignazzo.
«L'importante è che tu sei la più bella, il resto non conta» Mi prende per la nuca e mi bacia.
«Grazie» Sussurro sulle sue labbra.
Il sapore metallico del piercing lo sento fino in gola, è stupendo, unico. A sedici anni odiavo quel piercing, ma ora lo adoro.

FINO A FARMI MALE [Benjamin Mascolo]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ