18.Summer love

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"Oggi è la nostra giornata." Annuncia Justin, entrando in casa mia mentre sto letteralmente dormendo in piedi.

Controllo l'ora sull'orologio appeso al muro e seguo Justin su per le scale, stropicciandomi gli occhi. In teoria dovrei essere io a fargli strada, ma non va esattamente così.

Justin apre la porta della mia stanza e mi fa cenno di entrare. Chiude la porta alle nostre spalle e mi siedo sul letto.

"Che hai nella borsa?" Chiedo, aggrottando la fronte quando lo vedo tirare fuori una busta della spesa, o qualcosa del genere.

"A che ora parti?" Ignora totalmente la mia domanda e mi spinge gentilmente fino a farmi sdraiare.

"Alle 9..." Lo guardo mentre prende il telecomando della televisione e la accende. "Mi faccio una doccia mentre prepari tutto ciò che stai preparando." Dico infine, andando in bagno e chiudendomici dentro.

Lo sento armeggiare con il DVD ma decido di non uscire per indagare. Qualche minuto dopo sono fuori: un asciugamano intorno alla testa per coprire i capelli bagnati e i vestiti addosso.

Non intendo uscire in asciugamano come in tutti quei film scadenti. Manco per sogno.

Torno in camera e Justin sta tranquillamente mangiando biscotti al cioccolato.

"Anche io!" Mi fiondo sul letto e faccio rimbalzare il biondo, che mi passa la confezione di biscotti e mi fa cenno di sdraiarmi accanto a lui. E così faccio. "Cosa guardiamo?"

"Noi siamo infinito." Risponde, ingoiando il biscotto e sciogliendo l'asciugamano dai miei capelli, gettandolo per terra senza prestarci troppa attenzione. "I ragazzi hanno fatto un piano, ma dubito lo metteranno in atto."

Alzo lo sguardo su di lui, che continua a guardare il film con interesse. Non ho mai notato il neo che ha sulla mandibola, né la piccola cicatrice prorpio sotto il lobo o il sopracciglio sinistro che è leggermente più irregolare di quello destro.

"Smettila di fissarmi, mi fai paura." Justin mi guarda e io rido, tornando a fissare lo schermo della televisione.

Penso che partire sia più difficile di quanto mi aspettassi, anche più di quanto mi sono immaginata questa notte mentre correvo da una stanza all'altra, sperando di trovare il caricabatterie del telefono. Non ci sono riuscita.

Prendo a torturare un bottone della sua camicia blu scuro. Non riesco a guardare il film, non mi interessa minimamente e anche la voglia di biscotti è sparita.

Tra poco più di un giorno sarò a Cannes, se casa ancora è. Forse hanno ragione Justin e gli altri: potrei rimanere qui, cominciare l'università a Los Angeles e continuare andare a trovare i miei genitori ogni tanto. Una o due volte al mese.

O all'anno.

"A che pensi?" Justin spegne la televisione e si sdraia sul fianco, mettendo un braccio sotto la testa e una mano sul mio, accarezzandolo.

Faccio spallucce leggermente, arricciando il naso. "Non so se voglio tornare a casa."

Mi guarda per un po', poi sospira. "Mi sento un po' in colpa, a dire il vero."

Lo guardo confusa. Che cazzo sta dicendo? Prima mi ringhia contro quando gli dico che devo andarmene, e quando gli dico che non ne sono più così sicura, mi confessa di sentirsi in colpa?

"Per quanto non io non lo accetti, la tua vita è a Cannes. Non puoi stravolgerla per delle persone che hai incontrato tre mesi fa e lasciare tutto ciò che conosci in un altro Paese." Dice piano, giocando con il mio orecchino.

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