9.Sitomi del doposesso

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Quando mi sveglio, verso le 10 di mattina e con un mal di testa pazzesco, non trovo più Justin accanto a me, il che significa che probabilmente se ne è andato.
Sospiro tristemente e mi metto a sedere, appoggiando i piedi su qualcosa di morbido.
Mhm, non mi ricordavo di avere un tappeto che respira.
Aspetta.
Respira?!
Guardo giù e vedo un torace e un paio di gambe, ma niente testa. Mi abbasso un po', arrivando a guardare sotto il letto e scorgendo la testa di Justin.
Dorme abbracciato al mio pupazzo, sto bastardo.
Mi alzo, apro la porta di camera mia, prendo le sue gambe e inizio a trascinarlo fuori, svegliandolo.
«Che stai facendo?!» Urla, manco fossi quel fantasma di Paranormal Activity che trascina le persone lungo il corridoio.
«Ti sto portando nella mia grotta segreta, Justin.» Sorrido velocemente. «Non volevo andasse a finire così, ma sai troppe così sul mio conto.»
«Ma se non so neanche il tuo cognome!» Si aggrappa allo stipite della porta, e io lascio cadere le sue gambe sul pavimento. «Ahia, cazzo. La delicatezza non è il tuo forte, vero?»
«No. Allora, da bravo fidanzato quale sei, adesso vai giù e mi prepari la colazione, poi me la porti in camera e mi baci la fronte. Ok?» Sorrido, allungando la mia mano e aiutandolo a rimettersi in piedi.
«Non ci penso neanche. Non stiamo insieme.» Scuote la testa con fare ovvio, poi mi guarda da capo a piedi. «Ma ieri non avevi un reggiseno?»
Istintivamente mi guardo il seno, per poi coprirmelo velocemente con le braccia, imbarazzata. «Ecco, vedi! Abbiamo fatto sesso. Io ti ho dato la patata e tu mi dai i pancakes.»
Corro in camera mia prima di sentire una sua risposta probabilmente negativa e mi fiondo nel bagno, chiudendomi la porta alle spalle e prendendo lunghi respiri.
Ok, riassumiamo un po' l'accaduto di ieri.
Ho preso una pallonata in testa, siamo tornati a casa, Justin mi ha raccontato la storia di Sfigatella e ci siamo addormentati.
La vera domanda è... Che cosa è successo nell'arco delle 11 ore notturne?
Cammino avanti e indietro per il bagno, per poi fermarmi davanti all'enorme specchio.
Capelli in disordine, mascara colato su tutta la faccia, occhi gonfi, maglietta spiegazzata: chiari sintomi del doposesso.
Mi precipito fuori dal bagno e scendo velocemente le scale, raggiungendo la cucina e trovando Justin che mangia beve acqua mentre legge una rivista.
La mia rivista.
Che ha la sua foto sulla copertina.
«Abbiamo fatto sesso.» Comincio e concludo, vedendo Justin strozzarsi con l'acqua.
«Che cosa?!» Mi guarda scioccato, posando il bicchiere sul bancone.
«A me non dispiace, in fondo. Sai, sei Justin Bieber, hai due braccia che potrebbero portare le buste della spesa a casa, un ciuffo in testa che potrei usare al posto di Swifferdust.» Faccio spallucce, aprendo il frigo e tirandone fuori un succo di frutta.
Mi giro verso di lui e lo vedo fissarmi confuso, con le sopracciglia inarcate e la bocca semi aperta.
«Abbiamo un unico problema, però.» Annuncio, sedendomi accanto a lui, slegandomi i capelli e prendendogli le mani. «Ora dobbiamo sposarci.» Dico sorridendo.
Si alza velocemente dallo sgabello e indietreggia fino a colpire la parete con la schiena. «Cosa?! No, sono gay!»
Scoppio a ridere, alzando gli occhi al cielo. «Idiota.»
Sta in silenzio per qualche minuto, poi tira fuori qualcosa dal cassetto del bancone. «Suppongo sia tuo.»
Mi porge il reggiseno che in teoria sarebbe dovuto essere sotto la mia maglietta e accenno un sorrisino.
«Cosa ridi, maniaco?» Glielo strappo di mano e lo getto fuori dalla finestra con nonchalance, richiudendo immediatamente la finestra appena vedo la solita vecchietta pronta a lanciarmi la nuova bottiglietta di acqua santa.
«Mi piace il colore.» Fa spallucce, tornando a sedersi accanto a me.
«Justin?» Sorrido, spettinandogli i capelli.
«Dimmi.» Sorride di rimando, dandomi uno schiaffo sulla mano.
«É bianco.» Dico, alzandomi e sparendo al piano di sopra.

«No! Non ti lascio andare, non puoi abbandonarmi così!» Urlo, tentando di tirare Justin dentro casa.
Mi guarda spaventato. «Eve, devo andare! Mia madre mi uccide!»
«Non importa, le dirò che ti ho rinchiuso in cantina e che non potevi farci niente!»
Si ferma un attimo a pensare, smettendo di tirarmi dietro di sè. «Dici?»
«Dico, dico!» Sbuffo, cercando di portarlo di nuovo in casa.
«Ehi, perchè non sei venuta a le-» Serena smette di parlare appena vede Justin, e poi guarda me. «Che sta succedendo?»
«Mi ha promesso che mi avrebbe sposata e ora sta tentando di filarsela. Avanti, aiutami e portarlo dentro.» Spiego brevemente, gesticolando con una mano.
Ci pensa un po' su, poi fa spallucce e si inginocchia, afferrando le caviglie di Justin e tirandolo, facendolo finire col culo per terra.
«Ahia, cazzo! É la seconda volta, oggi.» Il biondo si massaggia il culo, mentre io e Serena lo trasportiamo di peso dentro casa e su per le scale.
Lo molliamo sul mio letto, indecise sul da farsi.
Justin si mette a sedere lentamente e arriccia il naso. «Vi prego, non stupratemi.»
«Tranquillo, lei è lesbica.» Indico Serena, che mi picchia il braccio.
«Ma che dici? Ma quando mai?» Fa una risatina nervosa e si avvicina a Justin, scompigliandogli i capelli. «Ciao, Marameo.»
«Marameo?» Justin aggrotta la fronte, guardandola confuso.
«Beh, io vado a fare una doccia, divertitevi. E non terrorizzate il resto dei vicini, per favore.» Annuncio, dileguandomi in bagno dopo aver tirato fuori tutti gli asciugamani nella speranza di trovare quello rosa.
Li sento ridere dalla camera e stringo la valvola della doccia. Non può flirtare con lui, non può.
Cazzo, ora esco e le tingo i capelli di blu.
«Dai, non fare così!» Sento Serena squittire, poi Justin ride.
«Stai ferma, ti farò male se ti dimeni.» Ribatte.
Spalanco gli occhi, lasciando cadere la spugnetta per il corpo ai miei piedi.
Male?
Le farà male?
«Justin!» Urla l'altra, e sento un tonfo, poi un grugnito, poi uno sbuffo.
Oh, cazzo.
Si stanno riproducendo!
Afferro l'asciugamano, richiudo la valvola e corro fuori dal bagno. «Smettetela! Sapete che fare sesso crea danni al cervello e diventate dei maniaci che andranno in giro a stuprare vecchiette e cani con bottiglie di Vodka?!» Sbraito, ritrovandoli seduti sul letto con Justin che tiene l'enorme orecchino di Serena e cerca di infilarglielo nell'orecchio.
Justin inarca un sopracciglio. «Cosa?»
Accenno un sorriso. «Non stavate facendo sesso?»
«Ehi, che schifo. Ti devo ricordare che sono contro la specie umana?» Serena tira in fuori la lingua, quasi disgustata al pensiero di Justin e lei.
Mhm, beata lei.
«Quindi... Io... Torno a fare la doccia.» Annuisco leggermente, e vedo Justin sorridere divertito.
«Vuoi una mano?» Chiede sornione, indicando il bagno con la testa.
«Se proprio insisti...» Sussurro, poi scuoto la testa e indietreggio. «Maniaco.» Richiudo la porta e mi ci appoggio contro, sospirando.
Ok, tranquilla.
In fondo non è successo niente di grave.
Lui stava solo cercando di infilarle quella cosa nel buco.
Mi batto una mano sulla fronte: devo smetterla.

Il mio sguardo ricade sui miei pantaloncini, mentre Serena e Justin chiaccherano tranquillamente di qualche cantante che non conosco.
Beh, non ci sarebbe niente di male in questo, se solo non fossero spaparazzati su un unico divano, se solo non mi stessero beatamente ignorando, se solo non giocassero con i loro dannati capelli e se solo non lo stessero facendo davanti a me!
Mi alzo dal divano e vado in cucina, sbuffando.
Dio, quanto odio le ragazze.
Ecco perchè preferisco i ragazzi: non ti ruberebbero mai il tipo che ti piace.
La maggior parte delle ragazze sono stronze, stronze, stronze, stronze, stro-
«Ehi, tutto ok?» Justin chiude l'anta del frigo mentre ho mezzo braccio dentro.
Scatto all'indietro e gli lancio un'occhiataccia, poi mi verso l'acqua nel bicchiere e mi siedo sul bancone. «Che vuoi?»
«Niente, te ne sei andata così.» Si ferma davanti a me e mi guarda con espressione confusa.
«Sono venuta a prendere i popcorn. Sai, per assistere all'emozionante conversazione che stavi avendo con Lattuga.»
Inarca un sopracciglio. «Con cosa?»
«Serena, santo cielo! Non con me di certo!» Salto giù e metto il bicchiere nel lavandino. «Forse è meglio che ve ne andiate. Devo tornare a studiare e non ho voglia di sentire rumore.»
Si morde l'interno della guancia, poi si avvicina a me e mi sposta una ciocca di capelli dal viso. «Sei gelosa?»
Quasi soffoco con la mia stessa saliva. «Cosa? Di chi?»
Ridacchia. «Di me, santo cielo! Non di lei di certo!»
Alzo gli occhi al cielo e lo spingo via, incrociando le braccia.
Ha ancora il sorrisetto divertito stampato in faccia quando Serena fa la sua entrata. «Justin, penso che l'orecchino sia caduto di nuovo. Ti dispiacerebbe m-» Si interrompe appena sente il silenzio che regna in cucina. «Ho... Interrotto qualcosa?»
Ecco, è questo il momento che aspetto da una vita, una di quelle frasi che trovo tipicamente banali ma che nei film sembra un'immancabile commento degli attori.
Mi lecco le labbra innocentemente. «No, stavate giusto per andarvene. Sapete dov'è l'uscita.» Dico, avviandomi al piano di sopra e chiudendomi in camera.
Dalla finestra vedo Justin e Serena uscire di casa, poi salire sulla macchina di lui e andarsene.
Sospiro e mi siedo sul letto, tirando fuori i miei amati libri.
Una settimana e ho l'esame, forza. Non sarà poi così difficile.

«Signorina Richards, lei è la ragione per cui rimango in questo istituto. Lei è la luce dei miei occhi, la pupilla della mia classe, la futura Einstein!» Commenta il professore di Francese, gesticolando per mettere enfasi sulle sue parole.
«Ecco, veramente Einstein era un esperto di Fisica, non Fra-»
Mi interrompe. Vabbè. «Ecco, le do un dieci! Se lo merita tutto, signorina! Complimenti, davvero, molto bene!» Mi stringe la mano con foga e mi fa cenno di andare a sedermi.
Cammino all'indietro per paura di ricevere la pacca bonaria sul culo, gesto che l'ho già visto fare con alcuni studenti.
Mi siedo accanto a Chad e increspo le labbra appena sento il telefono vibrare.
Scivolo sulla sedia, facendo attenzione a non far vedere il telefono dal professore e apro il messaggio.
'Complimenti! Stasera usciamo, ti porto a festeggiare. :)'
Dio, Connor. Ma chi cazzo vuole festeggiare solo perchè ha passato l'esame di Francese, eh?
Non rispondo, mi giro e gli sorrido, prima di appoggiare la testa sulla spalla di Chad.
Mi da un buffetto sul naso. «Tu e Serena non parlate proprio più?»
Faccio spallucce leggermente. «No, ora che sta con Justin non ha neanche il tempo di salutarmi.»
Fa qualche minuto di silenzio, prima di parlare ancora. «Non sei neanche un po' gelosa?»
Mi mordo il labbro e scuoto la testa leggermente, puntando lo sguardo sull'alunna che viene interrogata.
No, non sono gelosa.
Affatto.
Per niente.
Du tout!
«Ehi, ti dispiacerebbe smetterla di rompere le mie penne?» Bofonchia Chad, prendendomi di mano l'ennesima penna che gli ho rotto questa settimana.
«Scusa, abitudine.» Ridacchio, per poi rimettermi a sedere composta.
Brutta bastarda ex allergica alla specie umana, potessi accenderei un fottuto falò con i nuovi capelli rossi che ti sei fatta!
Ogni riferimento a Serena Charlotte Evans è completamente casuale, sia chiaro.

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