14.Stanza antipatico

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«E questo è quando Justin ha avuto la sua prima partita di hockey e gli è arrivata la mazza dritto in fronte. Guarda, ha ancora la cicatrice.» Pattie sposta la frangia di Justin, che intanto si era abbassato i capelli dalla disperazione.

«Mamma, smettila!» La supplica, spostandosi dal suo tocco e sedendosi più lontano, dietro di me.

Pattie alza gli occhi al cielo e scuote la testa, continuando a sfogliare l'album fotografico. «Questo è quando abbiamo comprato il cane. Era così piccolo che Justin è corso fuori di casa pensando che fosse un ratto.»

Scoppio a ridere e Justin si prende la testa tra le mani, sospirando. «Mamma, ti prego...»

«Oh!» Gli occhi della donna si illuminano e mi passa l'album, sistemandolo sulle mie gambe. «Questo è quando ha cercato di suonare la batteria per la prima volta e non ci riusciva, così si è messo le bacchette nel naso e ha strisciato per tutta casa fingendo di essere un tricheco.»

Justin crolla sul divano mentre io rido.

«Il giorno dopo si è iscritto a un club per la salvaguardia dei trichechi.» Ridacchia sua madre, chiudendo il terzo album di foto e posandolo sul tavolino da caffè di fronte a noi.

«Mamma, che ne dici di andare a controllare i vestiti stesi fuori? Penso stia piovendo.» Borbotta il cantante, indicando il balcone del salotto.

Pattie alza lo sguardo dal quarto album, poi guarda Justin. «Non dire sciocchezze, tesoro. Se proprio dovete stare insieme, dovete sapere anche le cose più imbarazzanti l'uno dell'altro, tipo quando sei caduto nel fango e invece-»

Justin balza a sedere e spinge sua madre giù sul divano, coprendole la bocca con la mano. «Eve, ti dispiacerebbe aspettarmi in camera mia? Arrivo subito.»

Annuisco e mi alzo. «É stato un piacere, Pattie. Magari la prossima volta che ci vediamo, può finire la storia sul fango.»

Pattie fa appena in tempo ad annuire prima di beccarsi un'occhiataccia da Justin.

Vado al piano di sopra e esamino le stanze, capitando per quattro volte di fila in quelle sbagliate, e infine raggiungo la stanza di Justin.

Mi sorprendo nel vederla così dannatamente ordinata e... Profumata.

Pattie deve impegnarsi molto per mantenerla così. Apro tutti i cassetti della scrivania in mogano, trovandoci dentro penne, forbici, fogli accartocciati, pennarelli e palloncini.

Apro le ante dell'armadio, percorrendo con lo sguardo la sfilza di magliette stirare e appese per colore, da quelle nere a quelle bianche.

Wow. Poco ordinata, mi dicono.

Passo a curiosare in uno degli scaffali saldamente appesi al muro, trovandoci dentro un'enorme quantità di...

Oh.

Porca.

Miseria.

«Che cosa stai facendo?!» La voce di Justin si avvicina a me e chiude le ante con uno scatto secco, fissandomi.

Mi porto una mano davanti alla bocca per non ridere. «Tu... Insomma, non c'è niente di male a soddisfare le proprie... Curiosità.»

Justin alza gli occhi al cielo e mi prende per le spalle, spingendomi gentilmente verso il letto. «Non sono miei.»

«Ovviamente no. Li tieni lì così, tanto per... Ammirarli.» Scoppio a ridere e collasso sul letto, tenendomi il viso tra le mani.

Il biondo aspetta pazientemente che io abbia finito, poi riprende a parlare. «Senti, non dirlo a nessuno. Non è come sembra.»

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