53. Confessioni

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"E' pronta?"

Chiudo lo sportello del forno e mi sfilo gli occhiali appannati a causa del vapore.

"Quasi, penso manchino al massimo dieci minuti"

La sto evitando da quando sono tornata. Lei mi ha lasciato farlo, ha rispettato i miei silenzi. Ma so che presto o tardi giungerà il momento in cui vorrà sapere. E' stato qualcosa di troppo grosso per far finta che non sia mai successo.

"Invece tu sembri già ben cotta!"

Deglutisco e continuo a pulire le lenti con il bordo della mia felpa facendo finta di nulla. Non le rispondo. Ma sono consapevole che il mio è solo un maldestro tentativo di rimandare il momento in cui svuoterò il sacco con lei.

Ale fa il giro della penisola e si avvicina a me, si appoggia con il fianco sul banco delle cucina ed incrocia le braccia con fare minaccioso guardandomi dall'alto in basso. Non scapperò stavolta.

D'altronde dopo che lui è stato qui, dopo che siamo stati via insieme giorni è più che comprensibile da parte sua volerci capire qualcosa. Se solo sapesse che è tutto un punto di domanda anche per me.

"Sono mesi che sono paziente, che non domando, che non indago. Che ti lascio fare. Ma penso che sia il momento che tu mi dica qualcosa"

E' determinata, ha saltato qualsiasi preambolo. Continuo a stare in silenzio, è come se avessi un nodo in gola che m'impedisse di raccontargli di lui.

Federico, basta il suo nome a farmi stringere il cuore.

"Non hai niente da dire?" – mi fissa con insistenza come se volesse cavarmi le parole di bocca con il solo sguardo.

"Niente di rilevante"

Perché ho detto una frase tanto cretina.

"Hai una bella faccia tosta sai?" - alza gli occhi al cielo e si tira i capelli indietro. Credo stia perdendo il controllo, la conosco.

"Cristo, trovo Fedez sotto il portone di casa che mi chiede se può salire a farti la valigia perché nell'arco di qualche ora deve prendere un aereo con te. Dopo di che sparite insieme per giorni. Niente di rilevante certo" - lascia andare i capelli e mi guarda canzonandomi – "Domani potrebbe venire Cristiano Ronaldo a prendermi per pranzo sai?"

"Wow"

Lo so, sto decisamente tirando la corda. Si gira stizzita, mi dà le spalle e punta le mani sul piano della penisola, sta per dare di matto.

"Viola, sono mesi che sei strana. Non ti ho mai chiesto nulla, ti ho lasciato vivere senza intromettermi. Ma non solo abitiamo insieme, siamo amiche da anni. Ci siamo sempre state una per l'altra. Me la merito una straccio di spiegazione, che dici?!"

Resto immobile accovacciata davanti lo sportello del forno incapace di risponderle. Lei si abbassa fino a sedersi a fianco a me, appoggia la schiena allo sportello della cucina.

"Come pensi mi sia sentita io a vederlo qua dentro casa nostra? Muoversi come se fosse un posto familiare per lui? Quante volte è stato qua? E perché? Da quanto tempo mi dici cazzate? Perché vi conoscete?"

Quella valanga di domande mi fa pensare ad una scarica di una mitragliatrice. Ed io sono il condannato a morte. Sposta lo sguardo su di me, è rossa in viso. Palesemente indecisa se arrabbiarsi o meno.

"E non è uno qualsiasi cazzo, hai tutti i suoi cd e milioni di suoi cimeli nella tua camera. E come te SOLO altri mille migliaia di persone in Italia"

Continuo a guardare questa maledetta pasta al forno cuocersi e penso che Ale ha perfettamente ragione a sentirsi tradita e presa in giro. Mi sento una stronza, ma ho dovuto mentire.

Fiori di Ciliegio || Fedez FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora