10 capitolo

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"Ally svegliati é tardissimo" urla mia madre dal piano di sotto, mi giro per controllare l'orario e sono appena le 7.
"Sono sveglia" urlo a mia volta.
Questa notte non ho chiuso occhio e vado avanti così da una settimana o poco più. Sono stanchissima ma devo andare per forza a scuola, oggi io e Jess dobbiamo consegnare il famoso progetto.
Mi vesto rapidamente con dei leggins, una maglietta larga, ma che a me sta aderente e le superstar. Mi trucco con del mascara, correttore per eliminare o quasi  le mie visibilissime occhiaie e sono pronta.
Non faccio colazione, non ho fame.
"Ally vieni a mangiare qualcosa, ci sono i pancakes" si volta madre con la padella in mano, a lei ho raccontato tutto e sta facendo qualsiasi cosa per farmi stare bene.
"Grazie mamma ma non ho fame"
"Amore ma devi mangiare, non fa bene al bambino"
"Sta tranquilla mangio qualcosa a scuola ciao" prendo o zaino, esco di casa e mi incammino verso scuola.
La solita macchina, che ormai conosco troppo bene, si ferma di fianco a me.
"Ally vuoi un passaggio?"
"No" rispondo fredda e una fitta di immobilizza subito. Mi piego in due appoggiandomi alla macchina di David, che mi succede?
"Ally che hai?" David scende dalla macchina e mi viene vicino sorreggendomi. Prendo un gran respiro e cerco di calmarmi. Forse mamma aveva ragione, devo mangiare.
"Sto bene torna pure in macchina"
"No, non stai bene, io non ti lascio andare da sola" dice spegnendo la macchina e lasciandola lì.
"Fa come ti pare" rispondo e continuo a camminare con lui affianco a me. Nessuno dei due parla, cammino il più velocemente possibile per arrivare prima a scuola.

"Brown e Johnson volete illustrarci il vostro progetto?"
"Sì certo professore" io e Jess ci alziamo, arriviamo alla cattedra e iniziamo ad esporre il nostro lavoro. Prima io faccio scorrere le immagini sulla lavagna luminosa mentre Jess parla e poi viceversa, abbiamo fatto un ottimo compito o meglio Jess lo ha fatto io non ho praticamente combinato niente.
"Bene ragazze un bel lavoro, mi aspetto molto da voi due, ad entrambe un 8"
Io e Jess battiamo in cinque e torniamo a posto.
"Te l'avevo detto che andava bene, che bello abbiamo preso 8, ti rendi conto 8, non ci posso credere" Jess è entusiasta.
"A me non importa niente, è solo un bel voto ed è tutto merito tuo io non ho fatto niente"
"Ally mi dici che succede? Non ti ho mai vista così, sono giorni che non rispondi ai miei messaggi, alle mie chiamate, e anche Jake ti ha cercato, è molto preoccupato per te, siamo tutti preoccupati compreso David, che ti prego fai qualcosa per lui, non fa altro che parlarmi di te e di quanto è stato stronzo, ma ora si è pentito"
"Io non ce la faccio okay?, mi ha tradito capisci, aspetto un bambino, lui è il padre e quello che dovrebbe fare sarebbe solo aiutarmi, lo so è difficile per lui, ma lo è anche per me. Non sono in grado di farcela da sola, ho bisogno di lui. Adesso devo pensarci, non so cosa fare, non mi fido più di lui"

"Signorina Brown se non le interessa quello che sto spiegando può anche andare fuori" e io da buona alunna che sono accontento il professore ma prima di uscire dalla classe sento David parlare:
"Prof. neanche a me interessa quello che sta spiegando posso andare fuori anche io?"
"Johnson lei è un caso perso, faccia quello che vuole" sorrido a quelle parole.
Sono fuori dalla porta e un secondo dopo David mi raggiunge.
"Hei, come sta il bambino?" mi chiede lui, siamo appoggiati entrambi al muro.
"Credo stia bene" dico portandomi una mano sulla pancia e accarezzandola
"Ally mi manchi io mi sento vuoto senza di te, lo so che ho sbagliato e che sono stato uno stronzo, io non so nemmeno cosa mi sia passato per la testa, ma adesso so per certo che tu sei la donna della mia vita e io ti amo" una lacrima ribelle mi percorre il viso.
Ha davvero detto quelle parole, è pentito davvero.
"David anche io ti amo, più di ogni altra cosa al mondo, ma non riesco più a fidarmi di te, affianco a me voglio una persona affidabile, il padre di mio figlio deve essere una persona matura  responsabile e che mi ama. Ti chiedo solo una cosa, dammi tempo"
"Okay, ti daró tutto il tempo che vorrai"

Finalmente anche l'ultima campanella suona e io e Jess ci precipitiamo fuori dalla classe.
"Oggi non finiva mai, finalmente siamo libere" siamo a dicembre e ci hanno dato le feste per Natale.
"Sai già cosa farai per Natale?"
"A dire il vero no, dovrebbero venire mamma e papà qui" i genitori di Jess vivono in Inghilterra da quando David ha fatto 18 anni, a quanto mi dice Jess non sono mai stati molto attaccati ai figli.
"Capisco" dico e iniziamo a camminare per tornare a casa.
"E tu cosa fai per Natale?"
"Non lo so proprio, credo che rimarró qui con mamma"
"Perché quest'anno non festeggiamo tutti insieme a casa mia? Insomma, noi due siamo cognate e David é il padre del bambino, e potrebbe venire anche tua madre, sarà un modo per conoscersi e per dire ai nostri genitori che David diventerà padre, mi fa strano pensare che diventerà papà, stiamo sempre parlando di mio fratello" io rido poi David interrompe la nostra conversazione:
"Volete un passaggio?" Ma come ha fatto a prendere la macchina se era parcheggiata fuori casa mia? Certo che è strano.
Io guardo Jess negando con la testa
"Si andiamo" esclama lei ed io la fulmino con lo sguardo, lei mima un 'scusa'.
"Io vado a piedi" dico.
"Dai Ally sali in macchina sei incinta non dovresti affaticarti" mi dice Jess, sto per ribattere ma poi guardo David che ha lo sguardo basso così salgo in macchina, la mia cara amica mi ha lasciato il posto davanti.
Il tragitto è silenzioso e proprio quando sto per aprire la portiera David mi blocca un braccio.
"Okay io vado a casa ciao" Jess esce di fretta dalla macchina.
"Di cosa avete parlato prima tu e mia sorella?" Io ho lo sguardo basso e mi torturo le mani, non sono in imbarazzo sono solo triste.
"Ally?" Mi mette due dita sotto il mento alzandomelo e io non posso che guardare i suoi bellissimi occhi grigi, con un pollice mi asciuga una lacrima, non mi ero neanche accorta di aver iniziato a piangere.
"Che succede?" Mi chiede con voce dolce.
"Niente stavo solo pensando a una cosa"
"A cosa pensavi?" Non so perché ma ho voglia di raccontargli tutto.
"A mio padre si avvicina Natale e mi fa male non festeggiarlo con lui, ogni volta che cercavo di affrontare l'argomento e raccontarti tutto non ce la facevo, ma adesso io voglio dirti cos'è successo quella notte, quando papà è morto"
"Ally sei sicura? Io non ti voglio costringere a parlare, solo se ti senti pronta a farlo"
"Sono pronta" ed è vero, prendo un respiro profondo e inizio a raccontare la storia.
"Due anni fa io ero una delle persone più popolari della scuola, avevo tante amiche, un ragazzo e ogni venerdì sera andavo in una discoteca diversa. La mia vita era perfetta non potevo desiderare di meglio. Un giorno litigai con papà perché lui non voleva che andassi in discoteca quella sera, ma io me ne fregai e quando i miei andarono a dormire, io uscii di casa e andai in un locale con due mie amiche, ballammo tutta la notte fino a quando un ragazzo, che non conoscevo, mi prese per un braccio portandomi con forza nel bagno e cercó di violentarmi" faccio una pausa, le lacrime iniziano a rigare il mio viso, chiudo gli occhi rivivendo con la mente quell'episodio.
"Ally non fa niente il resto me lo racconti un'altra volta" David è preoccupato per me, si avvicina e mi accarezza una guancia, io posso farcela.
"No... io... ce la faccio... le mie amiche, mi seguirono in bagno e invece di aiutarmi fecero un video con il cellulare, nel frattempo quello stronzo cercava di stuprarmi ma prima che accadesse il peggio un ragazzo entrò in bagno e stese a terra quel verme, non sono neanche riuscita a ringraziarlo, poi, io uscii fuori dal locale sconvolta e chiamai papà, mi scusai con lui e gli dissi di venirmi a prendere, e così fece, ma quella sera pioveva, così mentre-" ormai inizio a singhiozzare, David smette di accarezzarmi la schiena e corruga la fronte.
"Mentre era sull'autostrada prese uno sbando e uscì fuori strada, io lo chiamai più volte ma ovviamente non mi rispose" sono sconvolta ma adesso non piango più.
"Ally io... devo dirti una cosa" nella sua voce c'è una nota di... speranza?
"Dimmi"
"Due anni fa sei andata in una discoteca a Manhattan?" Ma lui come fa a saperlo? Non ricordo di averglielo detto.
"Si ma tu come fai a saperlo?"
"Io sono quel ragazzo che è entrato in bagno e ti ha salvata da quel bastardo" non ci posso credere.
"Io lo sapevo che ti avevo già vista da qualche parte, c'è qualcosa in te che mi affascina dalla prima volta che ti ho vista, se questo non è destino, io non so proprio come definirlo, siamo fatti per stare insi-"
Mi sporgo verso David e lo bacio, adesso lo so, io lo amo e lo stesso lui nei miei confronti, ha ragione lui, siamo proprio fatti per stare insieme. Con questo bacio l'ho perdonato, non posso vivere senza di lui, adesso ne ho la conferma. Ci stacchiamo ormai senza fiato e David unisce la fronte con la mia sospirando.
"Quindi sono perdonato?" Sorrido leggermente poi vedo che lui si preoccupa.
"Si, ti amo da morire, oddio proprio da morire no" adesso è lui a sorridere.
"Sono felice che mi hai raccontato tutto"
"Anche io sono felice, adesso mi sento, non so... più libera, l'unica cosa che rimpiango è non averlo salutato, lui se n'è andato per colpa mia, se solo quella sera non fossi andata a quella festa lui or-" vengo interrotta dalle labbra di David sulle mie. Questi sono i baci che preferisco, così all'improvviso.
"Non è stata colpa tua, non lo potevi sapere, tuo padre ti voleva bene e te ne vuole ancora, ti guarda da lassù e sono sicuro che sarebbe orgoglioso della donna che sei diventata"
"Grazie David"
"E di cosa? Io ti amo e voglio dimostrartelo in qualsiasi modo possibile".

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, continuate a seguire la storia. Ci sentiamo al prossimo capitolo

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