4.Una settimana dopo...

7 1 0
                                    


Il cielo di Chicago si tinge dei colori dei loro umori, le nuvole lo accompagnano posandosi in modo da rispecchiare i loro strumenti interiori. Non è una bella musica ciò che compongono, ma oltretutto non può essere diversamente, dato che il loro stato d'animo non è dei migliori.


Mark cammina come al solito sotto quel cielo e quelle nuvole, accompagnato come sempre dal suono dei suoi strumenti, che ultimamente non compongono mai note serene. Ha gli auricolari e ascolta ignorando il resto del mondo "stone cold". La musica ha il compito di rispecchiare ciò che sente, perché è da essa che lui si sente realmente compreso. Questo è un periodo buio, talmente buio che anche alzando gli occhi si può recepire una simile aria. Pare che il cielo percepisca esattamente quello che sentono, accompagnandoli nella loro immensa tristezza. Non si rassegna Mark, al pensiero che Sophie non ci sia più. La rivuole qui, ora, subito. Poi alza lo sguardo sopra di lui, e a malincuore comprende che il tempo di pensare cose irreali non c'è, perché tra pochi minuti suonerà la campanella scolastica.


Avrebbe tante domande da porre a Sophie, esattamente come con sua madre, ma ora che non ha più dodici anni è tutto più complicato e difficile da accettare. Nella sua mente non ci sono più angeli e nuvole, solo buio. Crede fermamente che la morte sia la fine di tutto, che il pensiero dell'aldilà non è altro che un modo che l'uomo stesso ha escogitato per accettarla meglio. Pensiamo solo per un secondo ad immaginare la morte come un buio totale; non è facile, e sicuramente in questi termini ci terrorizzerà. Poi invece, ci ostiniamo a pensare a qualcosa di bello, ad un posto in cui i cattivi pagano ciò che non hanno scontato in terra, i buoni verranno ripagati da tutto il male avuto in vita. È tutto rose e fiori, ma ci siamo mai domandati se tutto questo sia vero?


Mark è convinto che una persona morta ritorni nel luogo da cui è venuto al mondo, ovvero dal nulla. Veniamo dal nulla, ritorniamo nel nulla.


Nel mezzo però, abbiamo una vita da vivere. È una, e il nostro compito è quello di utilizzarla al meglio, possibilmente senza sprecarla. Siamo ospiti di questo mondo che continuamente cambia, coinvolgendoci nei suoi cambiamenti in tutti i modi possibili. Anche se talvolta la vita potrebbe sembrarci un vero schifo, dovremmo pensare a tutti quei bambini a cui non è concesso venire al mondo, perché magari considerati uno sbaglio; a tutti quei bambini nati, ma morti in età precoce per mancanza di medicinali, cibo e acqua. A tutti quei bambini nati, ma accuditi con i genitori sbagliati, che magari vengono maltrattati o costretti a fare cose estreme che giovano alla sopravvivenza di tutta la famiglia. A tutti quei genitori che la loro vita la donano nella speranza di diventare genitori nel vero senso della parola, ma che secondo Mark lo sono già: di un progetto, di un'idea, di qualcosa che permette di colmare loro un vuoto che probabilmente non si colmerà mai.


Il mondo è orrendo. La società è sbagliata, spinge i ragazzi al suicidio, o li fa morire di fame. Se solo ci fosse più bontà, più comprensione ...


Allora il giovane guarda ancora in alto, sperando che la società cambi, sperando che sotto quel cielo prima o poi le persone possano suonare i loro strumenti componendo una sinfonia più allegra possibile.


Arrivato avanti scuola, comincia a piovere. La prima lezione del giorno è Scienze. Oggi il professore li sottoporrà ad un test di valutazione intermedia, permettendogli di testare le loro conoscenze; nessuno (o quasi) ha studiato. Stanotte ha sognato di nuovo Sophie, e la cosa gli fa tremendamente male. Avrebbe voluto che la protagonista dei suoi sogni fosse la sua mamma, lo avrebbe voluto con tutto il cuore dal momento che, forse per uno strano meccanismo psicologico, ogni tanto ne dimentica il volto. Quando succede si dispera, così cerca foto, filmati, e quel viso gli ritorna alla mente, e con esso i ricordi. La morte di Sophie lo ha sconvolto a tal punto che ormai è diventato un pensiero fisso. Nel sogno c'erano lei e Mark, ballavano sulle note di una canzone a lui sconosciuta, ma con un ritmo lento e tranquillo. Così mentre si consumava il loro ballo, Sophie è caduta. In quei pochi secondi della sua permanenza a terra, avrebbe voluto tenderle la mano, dirle un mare di cose, come per esempio quanta bellezza un corpo può contenere, e lei ne era l'esempio. Mentre era imbambolato nei suoi pensieri, nel tormentato interrogativo del dirglielo o meno, il suo sguardo era fisso nel vuoto, e quando è giunto alla conclusione che non doveva dirle quelle cose, lei si stava già rialzando. Il momento però, era troppo bello per essere vero. Avrebbe voluto che tutto ciò fosse davvero accaduto, ma come? Lei non c'è più. E nemmeno il loro bambino c'è, lui non c'è mai stato. Ecco, una povera creatura che non ha avuto il privilegio di nascere. Nato e morto dal nulla, senza mai aver avuto l'onore di essere veramente parte della società. Sophie almeno lo ha scelto lei di ritornarci, nessuno l'ha obbligata né tantomeno le ha impedito di nascere. Ha consumato la sua vita, e con essa anche quella di una vita innocente.


In breve tempo, i minuti a disposizione per il test di scienze sono volati via, e nell'arco di tempo che gli studenti hanno a disposizione per spostarsi da una classe all'altra, Mark si dirige con Lucy sotto la tettoia della scuola, decidendo così di saltare la lezione successiva, ovvero Francese.


Vuole capire a tutti i costi perché proprio Lucy doveva stare con lei nelle sue ultime ore di vita, cosa scaturiva nella sua mente quel bisogno costante di sparire:


"Tutto ciò che voglio, è entrare nella sua ottica. Essere lei per qualche ora." - dice Mark.


"A cosa servirebbe?".


"A comprendere".


"Cosa? Mark, lei adesso non c'è più. Oltretutto non puoi essere lei ... se non sai tutto di lei."


"So tutto quello che c'è da sapere."


"E invece ti manca la cosa più importante. Quella che l'ha mandata fuori di testa, quella che si è divorata il gusto di vivere."


"Di cosa stai parlando?". Il tono di Mark stavolta è serio e preoccupato, al solo pensiero che c'è dell'altro da sapere, lo fa sentire strano.


"Quattro anni fa. Una notte."


"Una notte ... continua Lucy, per l'amor di Dio. DEVO SAPERE."


"Lo stupro. È stata stuprata. Aveva dodici anni."


"Oddio."


Per uno strano istante gli sembra tutto più chiaro: la voglia di sparire, il perché di quella reazione durante il rapporto. Ora capisce tutto, e si dice nella mente che probabilmente anche lui avrebbe fatto lo stesso. Poi si corregge. Non è possibile che abbia pensato una cosa simile, ma mentre ci pensa ha un'illuminazione. Per qualche secondo è entrato nella mente di Sophie, l'ha compresa, ma continua a non accettare la cosa. Preso dalla sua completa confusione mentale, va a casa saltando tutte le altre lezioni, si sdraia sul letto e chiude gli occhi. Rileggerà la lettera, anche a costo di soffrire ancora.




Il Male DentroWhere stories live. Discover now