Capitolo 71

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È stata una giornata pazzesca, emozionante e speciale dal risveglio fino ad ora. Non posso ancora credere che Ethan mi abbia portata in questo posto, dove tutto ha avuto inizio. Anche se tecnicamente tutto ha avuto inizio a New York in una pista abbandonata durante una notte clandestina, in questo luogo pieno di perdizione e divertimenti però non mi sento poi così a disagio.
Sono particolarmente serena. Era da tempo che non mi sentivo così come oggi.
Cammino mano nella mano con Ethan. Sembra un po' teso ma continua a sorridere e a starmi vicino. Osserva con attenzione ogni mia mossa.
Oggi è stato strepitoso, attento, dolce, premuroso. Non se ne accorge. Non si accorge dei gesti spontanei e pieni di significato. Non se ne accorge ma sta rendendo questi momenti indimenticabili per me.
Più volte ho provato a farlo rilassare. Mi ha anche aperto il suo cuore. Da grande stupida l'ho bloccato mentre sussurrava. Non potevo rimanere immobile, tra le sue braccia e in silenzio. Non potevo fare finta di niente. Avevo bisogno che lui capisse, che sentisse, che non avesse paura. Io non voglio più scappare. Voglio affrontare tutto per come viene. Vivere alla giornata, divertirmi e tornare ad amare.
Mi sono incupita un paio di volte ma solo perché non riuscivo ad esprimere quello che stavo pensando e provando.
Dentro la mia testa, si affollano tante troppe emozioni, troppi pensieri che si accavallano tra di loro. Sono confusa ma nonostante ciò ho tanta voglia di vivermelo per davvero questa volta.
Credo di avere dimostrato quello che voglio. Posso apparire egoista o insicura o indecisa. Posso apparire incoerente ma il mio cuore non batte sempre allo stesso modo. Quando si avvicina è come se cambiasse frequenza.
«A cosa pensi?» mi pizzica una guancia.
Lo spingo e ridacchia. Sa quanto mi destabilizza e mi da fastidio questo gesto.
«Che sei uno stronzo!» metto il finto broncio e ride più forte facendo girare qualche passante nella nostra direzione. Mi avvolge con un braccio. «Lo so che mi ami!» mi fa fare una giravolta prima di attirarmi contro il suo petto.
«Non avevi detto che volevi trattenerti?» domando con un sorrisetto.
Inarca un sopracciglio prima di stringere le mie guance. «Si, voglio trattenermi ma voglio anche divertirmi con te. Voglio provocarti e farti sentire a tuo agio!»
Strofino il mio naso contro il suo. «Mi stai già regalando una vacanza anticipata meravigliosa!» il mio sorriso si spegne un pochino quando penso che dovrò ritornare in ufficio e affrontare Parker. Mi riscuoto. Non credo sia il momento di pensare a questo.
A lui non sfugge e so che prima o poi mi beccherà in flagrante e allora mi tempesterà di domande. È ancora parecchio protettivo nei miei confronti. Forse devo chiedergli di non esserlo. Mi fa sentire insicura e una bambina che ha bisogno dell'angelo custode per andare avanti. Io ho sempre fatto tutto da sola ma da quando l'ho incontrato la mia vita, i miei sacrifici, sono come passati in secondo piano in automatico. Non voglio dipendere ancora da qualcuno.
«Dove stiamo andando?» domando curiosa dopo un momento. Mi accorgo che stiamo attraversando vari quartieri affollati di gente, rumori e suoni. Da sola mi perderei. Un po' come quando sono arrivata a Vancouver e non conoscevo le strade.
«È una sorpresa!»
Lo fulmino con lo sguardo e mi abbraccia subito da dietro. «Lo so, odi le sorprese ma tranquilla, questa ti piacerà!»
Mi ritrovo davanti al Bowling con la pista di pattinaggio al suo interno. Il posto è enorme e pieno di gente e rumori. Mi domando cosa abbia in mente mentre entriamo dirigendoci proprio in quest'ultima.
Non ho mai pattinato in vita mia. Non ho potuto fare tante esperienze divertenti.
Un ragazzo ci offre subito dei pattini puliti dopo avere chiesto le misure. Sono bianche con le ruote. Mi farò male, lo so. Sono impedita con i tacchi e mentre cammino figuriamoci con i pattini a rotelle.
Infilo le scarpe da seduta. Ethan fa lo stesso divertito. Non sembra affatto preoccupato. Al contrario inizio già a pentirmi di avergli chiesto di uscire. Al nostro ritorno troveremo sicuramente TJ in casa. Sospetto che Ethan abbia accettato subito che lui tornasse per qualche strano motivo. Sta prendendo sul serio la storia del "non avvicinarsi troppo".
Si alza tranquillo e in perfetto equilibrio. Attende che faccia lo stesso. Mordo il labbro e non mi muovo.
«Che aspetti?»
Arrossisco. «Non so andare sui pattini!», ammetto.
Ethan ghigna. «Un motivo in più per provare. Forza!» mi incita porgendomi la sua mano.
Insicura poso la mia mano sulla sua e mi alzo traballante.
Mi aiuta ad arrivare in pista illesa. «Ho paura!» ridacchio mentre scivolo rischiando di farmi male. Lo abbraccio e per poco non cadiamo entrambi.
«Se ci sono io, non devi avere paura!» mormora contro il mio orecchio.
Il miei battiti superano il rumore della musica che si diffonde dall'alto dove le casse sono posizionate in punti strategici accanto alle luci colorate che calano in pista.
«Ok ma non lasciarmi!» ridacchio mentre provo a muovermi. I miei piedi slittano. Perdo l'equilibrio e mi aggrappo ancora ad Ethan.
Ride divertito. Mi imbambolo stretta al suo corpo. Abbassa lo sguardo avvicinando le sue labbra alle mie.
Sento uno strano formicolio diffondersi su per il corpo. Chiudo gli occhi quando le sue labbra toccano le mie iniziando una strana sequenza delicata di baci a stampo. Perdo proprio la cognizione del tempo e dello spazio. Quando morde quello inferiore mugolo e lui si stringe. «Ti prego Emma, non, farlo, più!» sibila affannato.
Rabbrividisco avvampando. «Sei stato tu ad iniziare!» lo rimprovero.
Scuote la testa soffiando accaldato. «Si sono stato io ma tu senti cosa hai fatto?»
Mordo il labbro rossa in viso allontanandomi con le mani sulle guance per coprirle. Ethan continua a sorridere mentre indietreggia.
Mi rendo conto di essere sola sui pattini. Provo a muovermi imitando i passi delle persone. Sto per finire al suolo quando Ethan mi afferra facendomi fare una giravolta. Prende la rincorsa e iniziamo a girare in pista. Ho il cuore che batte a mille mentre sfrecciamo superando le persone.
Dopo il divertimento sulla pista, ho una gran sete. Ci fermiamo a prendere una granita per rinfrescarci. L'aria attorno è calda, quasi irrespirabile visto il miscuglio di odori.
Ethan continua a guardarmi con sguardo complice. «Dove mi porti ora?» domando mordendo la cannuccia.
Ci pensa su un momento. «Che ne dici di fare una nuotata?»
Inarco un sopracciglio mentre lo seguo curiosa e senza fare troppe domande. Ethan è così: impulsivo, imprevedibile, divertente, spericolato. Cammina tranquillo e sicuro per le strade. Di tanto in tanto incontriamo qualche ubriaco che urla, qualche ragazza che ride vestita da sposa, dei gruppi di persone che cantano con le mani alzate verso il cielo. Vorrei potermi sentire in quel modo. Euforica e spensierata. In parte lo sono ma non del tutto.
Mi ritrovo davanti una struttura bianca con grandi vetrate a specchio. Piccole palme davanti e qualche panchina bianca di pietra occupata da coppiette intente a baciarsi o a scattarsi delle foto.
Ethan ghigna notando il mio sguardo e dopo avere parlato con un ragazzo ed essersi scambiati qualche pacca sulle spalle, entriamo dentro la struttura. La sua mano mi guida verso i vari corridoi silenziosi e bui poi aperta una porta mi si para davanti una grande piscina interamente illuminata.
La vista dalle vetrate è pazzesca anche se non è paragonabile a quella dell'hotel in cui abbiamo alloggiato quella volta.
Attorno c'è odore di quei deodoranti per ambiente e cloro. È tutto pulito e in ordine.
Ethan inizia a spogliarsi e dopo un momento si tuffa con una strana acrobazia mandando schizzi d'acqua ovunque. Rimango impalata prima di vederlo riemergere e farmi cenno di buttarmi e raggiungerlo. «È calda!» mi rassicura con uno dei suoi calorosi sorrisi.
Mi spoglio davanti a lui rimanendo in intimo e poi mi tuffo. Per fortuna ho un completino nero di pizzo niente male. Per una volta ho ascoltato i consigli di Lexa. L'acqua è davvero calda e anche se non c'è freddo è piacevole. Quando riemergo in superficie lo trovo davanti. Afferra i miei fianchi avvicinandoli ai suoi. Trattengo il fiato ma il mio corpo agisce da solo avvinghiandosi al suo.
I suoi occhi azzurri, intensi, ammalianti, mi trascinando lontano. In un posto speciale e pieno di amore. Il suo cuore batte contro il mio. Il suo fiato caldo sulla mia pelle in grado di farmi venire la pelle d'oca nonostante il caldo. La mia mano sale lungo la sua gola e la mia bocca lascia piccoli baci sotto l'orecchio, lungo il collo e poi si ferma sulle sue labbra. Chiude gli occhi schiudendo la bocca. Le sue mani stringono sollevando maggiormente i miei glutei tanto da costringermi a sollevarmi e fare contatto con il suo corpo. Sento quel suono flebile uscire dalle sue labbra pronte ad avventarsi sulle mie. Rimaniamo per un paio di attimi così: vicini, stretti, affannati.
Le sue labbra si avventano sulle mie. Non ho il tempo per realizzare. È come se la mia mente fosse in qualche altro posto perché mi sento leggera.
Quando preme ancora lascio uscire un gemito e morde le mie labbra con impeto prima di impossessarsi ancora della mia bocca lasciandomi senza fiato.
Si stacca trattenendomi per la nuca. Il cuore che batte ad un ritmo frenetico, oltre il normale. Non provavo tutto questo da mesi. Se questo è un sogno, non voglio assolutamente svegliarmi.
Mi sembra di rivivere la stessa situazione di tempo fa. Inizio anche ad avere paura per questo. Ho paura che tutto possa subire un cambiamento o che qualcosa possa andare storto da un momento all'altro. Mi costringo a non isolarmi, a non ripensare a quel passato doloroso e bacio l'angolo accanto alla sua bocca mentre lo abbraccio spingendomi leggermente in su.
Freme trascinandomi verso il bordo piscina e inchiodandomi all'angolo.
Scatta di nuovo un bacio ma questa volta da dolce si fa possessivo. I suoi denti mordono le mie labbra, la sua lingua cerca la mia. Le sue mani stringono la mia pelle mentre il suo calore confonde i miei sensi. Non ho vie d'uscita. Sono sotto il suo attacco improvviso e mi piace. Mi piace sentirmi come in balia delle onde o della corrente elettrica. Mi piace rabbrividire di piacere.
Il mio corpo si tende. Mi manca il fiato quando stringe i miei glutei premendoli contro la sua vita. È eccitato, accaldato, affannato. Un mix letale ma so che non si spingerà oltre, non ancora.
Lo allontano riuscendo a raggiungere il centro della piscina dove ho un secondo per riprendermi. Mi fissa sbigottito, con le guance rosse. Sorrido facendogli cenno di raggiungermi e non se lo fa ripetere.
Provo a scappare ma riesce ad afferrarmi e sollevandomi mi ributta in acqua. Riemergo ridendo e provo a sotterrare la sua testa per qualche secondo.
Mi guarda con sguardo acceso. Scompiglia i capelli bagnati e continuiamo a giocare come due ragazzini.

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