Capitolo 27

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Sento un movimento sul divano ma non apro gli occhi. Rimango in dormiveglia. Segue un suono acuto emesso dalla porta. Dovrò farla aggiustare, è inquietante.
«Ti prego fammela vedere!»
«Sta dormendo. Senti, ha avuto una pessima nottata. Si è messa alla guida rischiando Dio sa cosa e poi è stata tormentata dagli incubi. Si è tranquillizzata da poco. Torna tra un paio d'ore.»
«Lexa me lo ha detto. Ho bisogno di vederla. Non me ne vado finché non si sveglia e non mi caccia per come merito. So di avere sbagliato.»
Ethan sospira. Immagino stia passando la mano sul viso e poi tra i capelli come fa sempre per trattenersi. Sta trattenendo l'istinto di urlare contro a Parker o peggio, di prenderlo a pugni. «Non svegliarla e non toccarla!», risponde frustrato.
«Devo ricordarti che è la mia ragazza?», ribatte piccato Parker.
Ethan risponde: «Era...»
Sento i loro passi sul parquet e poi il suo profumo tenue e il suo calore vicino. Così vicino da fare male ai miei sensi se mischiato a quello di Ethan. Sfiora le mie guance e le mie labbra. «È così piccola, io non...» balbetta quasi.
«Non è come lascia credere», risponde immediato Ethan. Dal suo tono di voce non traspare solo gelosia c'è qualcosa che non riesco a capire. Ho paura della sua reazione.
Stringo il plaid con le dita e mantengo la presa mentre origlio la conversazione tra i due.
«Avrei dovuto capire che c'era qualcosa che non andava nei suoi silenzi. Di solito è così polemica, così attenta, così presente. Avrei dovuto capire che stava trascurando una parte fondamentale della sua vita: se stessa.» Parker sospira. Sento che si allontana e poi i suoi passi sul pavimento. Anche lui sta trattenendo ogni istinto. Mi sto trovando tra due fuochi e alla fine uscirò io ustionata.
«Avrei dovuto parlarle e non allontanarla o peggio, non avrei dovuto presentarmi con quella ragazza a quella stupida cena che per inciso è stato un grosso equivoco.»
«Si. Avresti dovuto capire che ti ama e che non è colpa sua se ama anche me. Avresti dovuto accettare il fatto che io faccia parte della sua vita e che tu sia il suo presente. Avresti dovuto capire che io sono solo passato per salutarla e non per portartela via. Credimi, le occasioni sono state tante e se non l'ho fatto, se non l'ho messa alle strette, è stato per non perderla e per non farla stare male. Non hai il diritto di stare qui e preoccuparti dopo che le hai spezzato il cuore. Dovrei buttarti fuori a calci in culo e riprendermela. Dovrei approfittare del momento per come hai fatto tu pur sapendo la verità. Non lo faccio perché la amo e deve essere lei a decidere, da sola e senza fretta.»
«Non parlarmi in questo modo! Ho fatto più di te in questi mesi e in così poco tempo. L'ho aiutata, l'ho amata, l'ho sostenuta raccogliendo i cocci del suo cuore. Ho asciugato le sue lacrime e sono rimasto in silenzio parecchie volte di fronte a certe situazioni. Avrei dovuto parlare, non l'ho fatto perché la amo ma quando ci sei di mezzo tu, il mio cervello non ragiona più. Vedo come ti guarda, vedo come vi capite, vedo come siete legati e credimi, non è una bella sensazione quella di sentirsi di troppo. Credi che a me non faccia stare male che lei chiami sempre te? Non è una bella situazione rimanere in disparte e lasciare che la propria ragazza dopo un litigio se ne ritorni dal suo ex e ci vada pure a letto. Già, credevi che non lo sapessi? Non sono stupido!»
«Sto uno schifo per questo. Credi che a me piaccia? Credi che a me piaccia dividerla con te? Credi che tu mi stia a genio? Quando ti ho visto al matrimonio con lei, quando la tocchi, ti spaccherei volentieri quel cazzo di viso che ti ritrovi. Credimi, non mi sono mai trattenuto così tanto in vita mia. Non lo faccio per lei perché tiene ad uno come te!»
Parker ribatte in fretta: «La simpatia credo sia reciproca. Non sopporto che le stai così vicino dopo averle spezzato il cuore tante volte. Non sopporto nemmeno che sia stata causa mia in parte che lei si sia riavvicinata a te. Non avrei dovuto permettere che questo accadesse. Non avrei mai dovuto permettere che lei soffrisse per un coglione come te!»
Segue un momento di silenzio in cui credo che i due stiano valutando se azzannarsi o lasciare perdere. Un momento in cui penso di essermi addormentata perché mi sento lontana e non sento più niente. Sono come in un mondo ovattato. Un mondo sereno, senza rumori.
«Se stai tentando di provocarmi, ci stai riuscendo...», Ethan fatica a parlare.
Cosa mi sono persa? Perché quei due si stanno surriscaldando? Mi sono addormentata come una cretina?
«Sei solo un coglione borioso! Avvicinati ancora a lei e ti stacco la testa!»
Ethan ride. «Non ho paura di un testa di cazzo come te. Sei davvero come ti descrivono: bello e stupido. Vedrai si stancherà presto di te.»
Sento un forte rumore e spalanco gli occhi. I due si bloccano perché ho anche urlato. Ho urlato abbastanza forte da farli sobbalzare.
Se ne stanno immobili ad occhi spalancati. Ethan contro il muro con le mani sulla gola di Parker e Parker con le mani sulla camicia di Ethan intenzionato a placcarlo. Inevitabilmente partono due colpi.
«Era da tempo che volevo farlo!» ringhia Parker.
«Non dirlo a me!» ribatte Ethan tenendo la mano sul labbro sanguinante mentre Parker tappa l'epistassi al naso.
«Ritieniti fortunato che non ti abbia ancora messo al tappeto ma noto che sei bravo nella box», lo provoca ancora Ethan.
Partono altri due spintoni in corridoio. I mobili si spostano al loro passaggio. Altri due colpi e poi i due si allontanano continuando a minacciarsi silenziosamente.
Guardo prima uno poi l'altro a distanza e impaurita. Non so da chi andare per primo. Mi alzo lasciando cadere a terra il plaid. Corro in camera sbattendo forte la porta e chiudendo a chiave. Con mani tremanti e tesa, recupero il telefono chiamando Mark e David. Chiedo loro di venire a recuperare il proprio amico perché non ne ho le forze. Non ho la forza di aiutarli. In ogni caso ci andrò di mezzo ma ora come ora, voglio starne fuori.
Mark arriva per primo e aiuta Ethan con il labbro passandogli del ghiaccio e tamponando la ferita sotto l'occhio e sopra la tempia.
David sbraita contro Parker prima di farlo sedere e controllare il suo naso e l'occhio. Arrivano anche Lexa e Anya. Mi trovano seduta in un angolo del soggiorno, non si curano dei ragazzi e corrono subito da me. Si accertano che io stia bene e iniziano a strillare contro i due come due pazze.
Dentro di me esplode qualcosa. Non riesco a trattenermi. Tutto questo è folle!
«Ok basta!», ringhio. «Smettetela, tutti quanti! Se avete voglia di litigare andate fuori e ammazzatevi ma non in casa mia!» urlo come una pazza alzandomi.
Apro il frigo e inizio a tagliare del filetto di vitello con furia. Cucino davanti a loro mentre dopo un momento di lungo silenzio riprendono a discutere ma in tono diverso. Si accusano a vicenda, si dicono cose indicibili.
Quando ho finito, apparecchio la tavola e dopo avere preparato delle zucchine con pomodoro, delle girelle di sfoglia con salmone e l'insalata servo tutto a tavola nevosa.
Per fortuna smettono di urlare, di litigare e di minacciarsi a vicenda e si mangia. Ma i due continuano a lanciarsi sguardi infuocati.
Sbatto i pugni sul tavolo facendo stridere le posate e sobbalzare tutti. Attorno cala il silenzio. «Adesso basta! Ne ho abbastanza!», mi alzo. «Tu laverai i piatti e tu li asciugherai. Voi due togliete di mezzo tutto il resto. Se sento anche una mosca volare qualcuno oggi andrà a finire in ospedale con conseguenze peggiori di un livido. Intesi?» I ragazzi si mettono subito a lavoro senza fiatare.
Anya e Lexa si lanciano complici uno sguardo mentre mi incammino in camera come una furia e poi mi seguono. Si siedono sul letto mentre mi cambio con una certa fretta. Devo uscire da queste mura o esploderò ancora. Ho bisogno di allontanarmi due minuti e tornare a respirare.
«Dove vai?», domandano all'unisono e allarmate le mie amiche.
«Ho bisogno di sfogare questa rabbia. Datemi solo un'ora. Teneteli d'occhio. E se anche uno dei due cede alla tentazione, fategli del male!» Esco a grandi falcate dall'appartamento sbattendo la porta e corro verso la palestra. Infilo subito i guantoni e scarico tutta la mia rabbia sul sacco da box. Calci e pugni, calci e pugni, calci e pugni, lacrime, rabbia e così di continuo. Tolgo i guantoni e continuo fino a quando non scivolo a terra sfinita con le nocche scorticate. Asciugo le lacrime e il sudore e ritorno a casa.
Prendo l'ascensore e tento di piegare le dita della mano doloranti. Non c'è niente di rotto per fortuna.
Li trovo davanti alla tivù tranquilli, come se niente fosse. Alzo gli occhi al cielo e vado a fare una doccia. Esco in camera in asciugamano e prendo qualcosa di comodo da mettere.
Lexa dopo un paio di minuti bussa alla porta prima di entrare. «Scarica?»
«Non del tutto ma sto molto meglio», mi esce uno strilletto quando piego le dita della mano sinistra ma spiego subito che è stata la foga del prendere a calci e a pugni il sacco.
Ignorando lo sguardo di rimprovero della mia amica mentre fissa le mie nocche rovinate lasciando trapelare i suoi pensieri, mi rivesto e pettino i capelli districando i nodi con una certa forza.
«Non hanno più fiatato da quando sei uscita o meglio hanno battibeccato due volte quando si sono ritrovati davanti ma tutto si è dissolto in fretta. Sei stata brava sai? Sembravi una mamma stressata. Tu qui tu li.» Ride scimmiottandomi poi mi abbraccia. «Sai che ti voglio bene?», stampa un bacio sulla mia tempia. Annuisco ricambiando la stretta.
Insieme ci dirigiamo in soggiorno. Ci sediamo e guardiamo un film. Mark ordina del cibo al ristorante italiano sempre aperto in fondo alla strada. Il fattorino arriva dopo un quarto d'ora. La cena è invitante e gustosa ma mangio poco e distratta dai due ragazzi che continuano a guardarmi come se dovessi dare di nuovo in escandescenza. Sanno che non lo farò e forse si preoccupano maggiormente perché rimango calma.
«Ok giochiamo ad obbligo o verità?», Lexa porge a tutti una birra. Anya sostituisce la sua con del succo di frutta. Odio questo gioco ma se hanno così tanta voglia di giocare, chi sono io per vietarlo?
«Inizio io. Emma obbligo o verità?»
Sbuffo guardando Anya. Dove vuole andare a parare? «Verità»
«Cosa stai provando?»
Mi esce un sorriso triste e bevo un sorso. «Bella domanda. Fammi pensare... Rabbia, delusione... spaccherei volentieri la faccia a qualcuno ma so che non risolverei niente usando la violenza in questo momento.» Abbasso lo sguardo sulle mie nocche arrossate.
Mark prende in mano la situazione. «Tocca a me. Ethan cosa stai provando?»
Capisco il loro gioco ma non so dove ci porterà.
«Che cazzo Mark non dovrei decidere?» si lamenta Ethan aggrottando la fronte. «Sono incazzato nero perché un coglione vuole soffiarmi la ragazza da sotto il naso ma non è in grado di renderla felice per più di 48 ore perché è un fottuto insicuro. Sono incazzato perché non posso metterla alle strette e indurla a decidere. Sono incazzato perché parte di tutta questa situazione è colpa mia. Sono incazzato perché lei...»
«Ok, basta così Ethan», lo ammonisce con sguardo truce Anya. Cosa stava dicendo? Perché lo ha bloccato? Perché ho sempre più il sospetto che lui ancora una volta mi stia nascondendo qualcosa?
«Tocca a me. Parker cosa stai provando?» domanda Lexa.
Parker si schiarisce la voce dopo avere mandato giù un lungo sorso di birra che per inciso non beve mai dice: «Sono arrabbiato e deluso. Arrabbiato perché non voglio e non posso condividere la mia ragazza con uno stronzo che le ha mentito per mesi e l'ha fatta soffrire oltre a metterla in pericolo e sono deluso perché ho capito che non posso metterla alle strette perché non devo essere io a decidere, ma sono anche deluso da me stesso perché so quanto valgo e so che dovrei provare a riconquistarla e non allontanarla da me.»
Ethan si alza e Parker scatta in piedi in automatico e pronto ad attaccare.
«Non è colpa mia se non potevo rivelarle i miei piani. Credimi, glielo avrei detto un milione di volte se questo sarebbe bastato a farla rimanere accanto a me. Invece è venuta in questo posto e ha conosciuto uno come te!»
«Ok fine del gioco! Ne ho abbastanza. Mi sono rotto il cazzo di te e delle tue accuse. Che sia lei a decidere ma che lo faccia in fretta perché non riesco più a trattenermi.» Parker si avvia alla porta.
Lexa mi fa subito cenno di seguirlo. Sono combattuta, non voglio che Ethan fraintenda. Mordo il labbro e mi alzo anche se a disagio. Parker apre la porta infuriato, la blocco prima che possa richiudersi. «Parker?»
Si volta e attende che io lo abbia raggiunto sulle scale. «È tutto ok Emma. Mi dispiace per tutto. Non riesco a stare in casa con lui. Ho voglia di gettarlo dalla vetrata o scaraventarlo contro il muro e...», sbuffa nervoso. «Devo solo andarmene e mi riprenderò.»
Annuisco fissando le punte delle scarpe. Alza il mio viso con due dita sotto il mio mento e poi mi abbraccia per qualche secondo. «Ti chiamo e fissiamo un appuntamento ok? Dobbiamo davvero parlare. Mi dispiace per come mi sono comportato. Sappi che quella ragazza era li solo perchè voleva fare ingelosire un altro e quando stavo per entrare si è attaccata al mio braccio.» Fa una carezza sulla mia guancia si volta e se ne va.
Torno in casa turbata dal tono di voce di Parker e mi risiedo sul divano quasi intontita. Anya posa la sua mano sulla mia per confortarmi poi si rialzano tutti come di comune accordo e mi lasciano sola o meglio con Ethan. Cazzo, è adesso?
Ethan si piega con i gomiti sulle ginocchia unendo le mani a pugno. «Non ne usciremo illesi lo sai?»
Annuisco rannicchiandomi in un angolo del divano e portando le gambe al petto mentre fisso un punto lontano. «Lo so ed è per questo che devo smettere», sussurro.
«Se vuoi che me ne vada lo farò. Non voglio che stai male piccola.»
Nego con la testa. «Ti sei mai chiesto come sarebbe ora se noi due non ci fossimo mai incontrati?»
«Si» sussurra.
«Anch'io e sai cosa penso? Penso che il destino si sarebbe preso ugualmente beffa di noi due facendoci incontrare in altre circostante. Sai cosa penso? Che rifarei tutto da capo perchè ti amo. Ti ho amato dal primo istante in cui i tuoi occhi si sono posati sui miei e la tua mano ha stretto la mia. Ti ho amato dal primo istante in cui ho visto il mio braccialetto dentro la tua auto e la mia prima domanda interiore è stata: è uno scherzo? Mi prendi in giro?», le labbra e la voce tremano, tiro su con il naso e asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo. Sto crollando ma devo farlo. Devo arrivare fino in fondo.
Ethan si volta spalancando gli occhi. «Era tuo?»
Sorrido con amarezza. «Quel braccialetto era il mio nuovo inizio», perdo la voce e nascondo il viso tra le mani.
Mi abbraccia, mi stringe contro il suo petto con tanto amore. Sento sotto pelle i suoi battiti e uniti ai miei formano un'unica frequenza. Mi rannicchio contro il suo petto. «Sappiamo cosa bisogna fare vero?»
«Ti amerò più di prima lo sai?»
«Lo so. E' per questo che dobbiamo andare avanti.» Singhiozzo e mi stringe più forte prima di alzare il mio viso e baciarmi con impeto.
«Ti voglio al sicuro e felice.»
«Non dirmi che andrà tutto bene. Dimmi solo che anche tu sarai felice e al sicuro.»
Rimaniamo abbracciati per ore in silenzio.
E' notte fonda quando ci salutiamo con un sorriso triste sulle labbra. Lo guardo andare via dalla porta con il cuore a pezzi e i pensieri in subbiglio.

Continua...

N/A:
~ Per chi non ha mai creduto al colpo di fulmine, lo domandi alla propria pelle, ai propri battiti, alla propria mente, al proprio cuore. Per chi non ha mai creduto nell'amore vero, lo domandi a chi con tenacia sta tentando in tutti i modi di andare avanti con il cuore a pezzi e i pensieri in subbuglio. Per chi non ha mai creduto al "noi" fatto di "sempre", di "ci sarò", di "ci tengo", lo domandi a chi continua a sperare di vedere un giorno la felicità con gli occhi.
Due anime che si appartengono, troveranno sempre il modo per ricongiungersi.
~ Questa sarà una rottura definitiva? Emma e Ethan si rivedranno, cosa succederà? Riusciranno a trattenersi?
Emma darà a Parker la sua occasione? Lui riuscirà a sfruttarla?
Spero che questo capitolo e doppio aggiornamento vi sia piaciuto. Come sempre potete esprimere il vostro parere. (Raga ultimamente vi vedo spente e poco partecipi. A scuola tutto bene? sto inserendo due capitoli al giorno per rallegrare la vostra giornata. Mi sto impegnando e vorrei sapere se questo vi fa piacere o meno).
Scusatemi per gli errori, spesso scrivo di getto e poi non ho il tempo di fare l'analisi logica e grammaticale. (PERDONATEMI). Come vedete sono umana anch'io!
Come sempre vi ringrazio per il sostegno. ❤️
Vi ADORO!
Se vi va, passate a leggere:
~ Ogni traccia che ho di te
~ Forbidden
Buona serata :* ~

 ❤️Vi ADORO! Se vi va, passate a leggere: ~ Ogni traccia che ho di te ~ ForbiddenBuona serata :* ~

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