Capitolo 63

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Ritornare in ufficio è un po' strano dopo mesi di fermo. La cosa che più mi spaventa sono i colleghi. Non voglio di certo leggere nei loro sguardi quello che pensano di me. Vivo con il loro capo, è vero, ma è anche vero che il loro capo è anche il mio e non fa favoritismi quando si tratta di lavoro.
Quello che mi piace di Parker è proprio questo. Devi guadagnarti il tuo posto nel suo ufficio. Devi attenerti alle regole, essere efficiente, correre dopo una richiesta e fare bene il tuo lavoro. Devi stare al passo facendo attenzione.
Ricordo ancora il mio primo giorno. Mi sono sentita soddisfatta e orgogliosa. Non credevo possibile una cosa del genere. In fondo avevo ottenuto il lavoro dopo settimane stressanti di ricerca. Sono arrivata in ufficio senza appuntamento e con determinazione sono riuscita ad ottenere un colloquio. Quando ho visto Parker, è stato davvero strano. Non mi aspettavo di certo un ragazzo. Mi immaginavo sempre un uomo all'antica, vecchio e cattivo. Tutti ne parlavano con un certo rispetto ma anche con timore e mi incuriosiva. Quando i suoi occhi si sono posati sui miei, ho capito di essere nel posto giusto. In ufficio quel giorno c'era uno strano fermento e lui teneva la finestra leggermente aperta anche se faceva freddo. Mi fece delle domande dirette a trabocchetto e risposi con gentilezza e preparazione. Quando Tea mi diede gli orari e il contratto all'uscita rimasi interdetta. Una volta fuori posai la mano sul ventre e sorrisi per la prima volta dopo mesi difficili. Purtroppo quel sorriso qualche giorno dopo si trasformò in lacrime perché persi qualcosa di importante. Per ogni cosa bella c'è sempre qualcosa di brutto all'orizzonte.
Mi è mancato tutto questo e ora che sto salendo al piano dell'ufficio inizio a sentirmi proprio come il primo giorno. Le mani sudate, lo stomaco in subbuglio.
Parker sembra invece sereno. Ovviamente si atteggia a fare il capo e questo dettaglio mi stuzzica parecchio. Come primo giorno avrò solo pochi clienti da seguire e spero vada bene.
Le porte dell'ascensore si aprono è una Tea dall'ampio sorriso corre ad abbracciarmi senza preoccuparsi di Parker. Molte altre persone salutano con dei cenni ma la mia collega è l'unica ad avvicinarsi.
«Ti trovo bene. Un po' magra ma bene», esordisce toccando le mie spalle.
Sorrido. «Anch'io ti trovo bene». Le faccio cenno e mi porge una carta magnetica. Spiega che è del mio ufficio. Hanno cambiato tutte le serrature. Impacciata faccio per incamminarmi ansiosa di ritrovarmi nel mio quadratino ma qualcuno mi blocca afferrandomi per il braccio. Mi volto e Parker con uno strattone mi attira a sé e mi bacia. Sento qualche piccola esclamazione di sorpresa. Le mie guance si imporporano e sorrido come una stupita mentre mi allontano.

L'ufficio è come l'avevo lasciato. Niente polvere e tutto perfettamente in ordine. Hanno solo cambiato qualche mobile. La sedia è comodissima. Mentre sistemo le mie poche cose sulla scrivania accendo il Mac e chiamo la mia amica. Ho bisogno del suo sostegno in un momento così importante della mia vita e lei non mi delude.
«È una tenda quella?»
Annuisco mostrandole durante la videochiamata tutto quanto. «È strano essere qui...» ammetto.
Lexa sorride. «Allora? Farete sesso sfrenato lì dentro?»
Arrossisco. Tipico di Lexa farmi imbarazzare di proposito. «Shhh! Abbassa la voce. Comunque non penso sia una buona idea. Qui dentro nulla passa inosservato. Questa mattina quel bacio è stato già un chiaro segnale», brontolo accaldata. Dimentico quanto la mia amica sappia essere diretta e disinibita a volte.
«Sei come un peperone. Dovresti provare! Ti farà solo bene, fidati.» Ridacchia.
La mia amica sa tutto e sta tentando di minimizzare la situazione. Il fatto che io e Parker con ogni probabilità non avremo bambini non sembra preoccuparla o se la preoccupa questa situazione non lo dice apertamente. Inoltre le piace farmi arrossire. «Adesso devo proprio staccare. Il primo giorno non dovrei distrarmi. In quanto a te, cerca di recuperare con David. Sembrava un tantino...»
Lexa fa cenno di tapparmi la bocca mettendo due dita sullo schermo. Ridacchio. «Ho già qualcosa in mente per dopo e fidati, gli piacerà».
Faccio un'espressione disgustata e lei ride. «Non voglio sapere cosa hai mente. Posso solo immaginarlo, conoscendoti»
Fa la linguaccia. «Divertiti con mister avvocato sexy», manda un bacio volante.
«Anche tu con mister gestore del bar».
Stacco e lascio uscire un sospiro. Mi alzo e sistemando la minigonna esco dall'ufficio, entro nella caffetteria dove trovo Tea, scambio con lei qualche parola mentre preparo un caffè per il capo. Tea mi sorride complice e prima che io possa avviarmi dice: «È bello riaverti qui. Oggi l'aria non è poi così tesa», mi strizza l'occhio e sparisce.
Busso alla porta. Quando Parker risponde distratto, entro con cautela per assicurarmi che sia solo. Lo trovo dietro la scrivania. La camicia sbottonata sul davanti, la cravatta allargata, un lieve accenno di sudore sulla fronte. Il suo viso si illumina mentre i suoi occhi sorridono. Poso il bicchiere sulla scrivania. «Le ho portato un caffè signore».
Un lampo passa nei suoi occhi. Morde il labbro e sorride. «La ringrazio signorina»
Arrossisco sotto il suo sguardo e rimango per un nano secondo impalata. «Le serve qualcosa signore?»
Sembra divertito. Incrocia le mani appoggiando la schiena alla sedia, mettendosi comodo. «Una cosa si, potrebbe avvicinarsi ad esempio», usa un tono autoritario mentre mi fa cenno di avvicinarmi.
Faccio due passi ritrovandomi accanto a lui. Mi afferra facendomi sedere sulle sue gambe e poi mi stampa un bacio sulle labbra. «Adesso va meglio», sussurra.
Passo una mano sulla sua fronte. «Dovrebbe azionare il condizionatore signore», sfioro le sue labbra e con un sorriso mi rialzo e mi incammino verso l'uscita lasciandolo di stucco. So che non me la farà passare liscia e la cosa mi stuzzica parecchio.

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