Capitolo 42

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Il mio viso affonda nel soffice cuscino che odora di ammorbidente e di Parker. Con gli occhi ancora chiusi, insieme alla tenue luce dell'alba che filtra dalle tende socchiuse, continuo a godere della piacevole sensazione di calore data dal piumone e dallo strato di coperte. Nel torpore, nel piacevole dormiveglia, ho come l'impressione che qualcosa sta facendo formicolare le mie labbra. Piacevoli brividi solleticano la mia pelle ricordandomi di essere per un altro giorno, ancora viva. Apro lentamente le palpebre e le dita di Parker continuano a sfiorare la mia bocca. Disegnano con precisione l'arco di cupido e poi ricominciano. Mi esce un sorriso spontaneo e come un gatto mi rannicchio nell'incavo del suo collo dopo averci depositato un bacio.
È stato così premuroso la notte scorsa. Mi ha aiutata a spogliarmi, mi ha messa a letto e mi ha abbracciata e coccolata a lungo con le sue delicate carezze fino a quando non ho chiuso gli occhi addormentandomi. Ho dormito così bene tra le sue braccia nel più totale dei silenzi. Per un momento ho paura di averlo stancato. Il suo sguardo non è poi così sereno e in parte capisco il motivo. Ha dovuto fare i conti con il mio passato, con Jake, il primo ragazzo che ha spezzato il mio cuore. Sono passati anni ma la ferita è così aperta ed esposta che ho paura non possa più rimarginarsi. Il dolore è ancora intenso, proprio come al mio risveglio dal coma quel giorno.
Alzo il capo e scostandomi da lui mi appoggio sui gomiti per guardarlo. Le sue dita continuano la loro lenta carezza sulla mia pelle.
«Non hai dormito?»
Ho la voce arrochita dal sonno e dalle urla gettate in faccia a quel bastardo che ha avuto il coraggio di pretendere un chiarimento dopo anni. Spero se ne sia andato al diavolo. Non voglio rivederlo, non ora che sto provando in tutti i modi di trovare un mio equilibrio.
«Come stai?»
Blocco il suo polso. «Hai o non hai dormito?», fisso il suo sguardo.
Sospira e divincolando la sua mano ricomincia con la carezza sul mio viso. Credo che abbia bisogno di questo contatto. Mi arrendo e se ne accorge. «No, non ho dormito. Posso sapere come stai?»
«Sto bene», sorrido in modo timido celando invece il turbinio di emozioni che continuando a trafiggere il mio cuore con una strana e intensa forza. So di essere una pessima bugiarda ma non ho proprio voglia di spiegare come mi sento. È complicato. «Perché non hai dormito?», bacio i suoi polpastrelli.
Passa una mano sul viso e stropiccia gli occhi alzandosi a metà busto. «Perché a stento sono riuscito a trattenere l'istinto di uscire e trovare quel bastardo e farlo fuori.»
«Cosa ti ha trattenuto?», domando con malizia nel tentativo di farlo rilassare.
Abbassa leggermente le spalle e punta i suoi occhi chiari e meravigliosi su di me trafiggendomi. «Tu, tu mi hai trattenuto», sospira. «Il tenerti tra le mie braccia, il tuo dormire rannicchiata sul mio petto così  tranquilla mi ha fatto riflettere e capire cosa volevo di più». Le sue dita alzano il mio mento. «Volevo vederti al sicuro, con me. Non c'era altra cosa bella al mondo che sentire il tuo profumo addosso. Pelle contro pelle.»
Deglutisco mentre le sue dita si artigliano delicate sul mio viso per avvicinarlo al suo. La sua bocca reclama la mia per un bacio casto. Scivolo tra le sue braccia stringendomi a lui. «Grazie», sussurro.
Scuote la testa. «Dobbiamo parlare anche di un'altra cosa».
Inarco un sopracciglio sentendo lo stomaco contrarsi. È terribile sentirsi dire queste parole. Poso un dito sulle sue labbra. «Possiamo rimandare? Ho bisogno di fare colazione e tu di dormire.» Gli do un bacio e mi alzo dal letto prima che possa ribattere o afferrarmi.
Cammino verso la cucina scalza. Apro la dispensa e il frigo e inizio a cucinare qualcosa di sostanzioso per fare colazione.
Preparo una frittata con bacon per Parker, toast integrali con avocado, un pizzico di sale e pepe, due ciotole con yogurt frutta e cereali e poi biscotti. Preparo anche del caffè e la spremuta. L'odore del bacon si propaga in cucina come una nuvola e in breve l'ambiente si riempie di calore. Sento dei passi e poi Parker si avvicina a torso nudo per abbracciarmi da dietro. Stampa un bacio sulla mia spalla e commenta subito la colazione con un: "hmm". So che tenterà di prendere il discorso ma glielo impedirò anche a costo di impegnarmi per tutto il giorno. Prendo un pezzo di avocado e glielo avvicino alle labbra. Mangia e lecca le mie dita facendomi rabbrividire. Sento la pelle pulsare e le guance accaldarsi. Mi alzo sulle punte e schiocco un bacio sulla sua guancia. «Siediti, arriva subito la colazione».
Fa un sorriso dolce in grado di farmi ribollire il sangue e si avvicina al tavolo apparecchiato. Bussano alla porta e si affretta ad andare ad aprire.
Rigiro la frittata e la sistemo su un piatto chiedendomi chi mai potrebbe essere a quest'ora.
«È sveglia?»
La voce di Lexa arriva dall'entrata poco prima di vederla sbucare in cucina seguita da Anya. Entrambe hanno dei sacchetti in mano. Si sono svegliate presto. Si fermano a guardarmi sorprese, come se non si aspettassero la mia veloce ripresa. Credevano di trovarmi ancora a letto, sepolta dalle lenzuola e dai fazzoletti. Non voglio più dare loro motivo di preoccupazione. Per questo ora sono in piedi, anche se dentro di me è un misto di polvere e macerie. Ogni detrito si conficca dritto nel cuore e riapre maggiormente la ferita.
Mi riscuoto e le invito a sedersi. Porto tutto a tavola e poi noto che sono distratte perché stanno ammirando il fisico scultorio del mio ragazzo anzi, stanno proprio sbavando come se non avessero mai visto niente del genere in tutta la loro vita.
Schiarisco la voce richiamando l'attenzione di Parker. Lancio uno sguardo ai suoi bicipiti e al tuo torso nudo da panico e da ovaie spappolate.
Parker si riscuote in fretta. «Vado a mettere una felpa», si scusa dirigendosi in camera con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
Le mie amiche arrossiscono sventolandosi con le mani. Rido alzando gli occhi al cielo prima di prendere posto a tavola. Dovrei essere gelosa? Lo sono. Parker è indubbiamente un gran bel ragazzo ed è il mio di ragazzo. Divido la colazione e do subito un morso al mio toast. Anya non fa complimenti, si versa del succo e prende un po' di frittata. Prima però commenta: «Come fai a resistere con lui in casa a torso nudo? Cazzo, è come un Dio Greco...»
Lexa ridacchia e addenta la frutta gustandola in attesa della mia risposta.
«Posso ammirarlo senza sbavare intendete?», la prendo in giro.
Parker torna in cucina e indossa una tuta. Mi da un bacio sulle labbra. «Vado a correre. Buona colazione ragazze», se ne va lasciandomi con un turbinio di dubbi dentro la testa. Perché mai è scappato? Voleva lasciarmi da sola con le amiche o sotto c'è dell'altro?
Mentre continuo con le domande, le mie amiche iniziano a spettegolare vivacemente. Mi aggiungo a loro per non dare troppa corda ai pensieri e per trovare una distrazione.
Dopo la colazione riordino la cucina mentre le mie amiche si sistemano comode in soggiorno. Iniziano ad andare d'accordo anche se su certi argomenti è meglio non aprire bocca. Mi piace averle in casa pronte ad aiutarmi, a sostenermi. Mi sto sentendo un vero schifo dopo quanto è successo la notte appena passata ma posso dire di essere stata davvero forte. Mi sto sforzando di mantenere la calma, di non sprofondare perché se sprofondo, non riemergo e se non riemergo in superficie, mi lascerò morire.
«Avete parlato?», domanda Lexa guardando distratta un canale di design.
Mi siedo tra loro. «No. Non c'è altro da aggiungere. È successo e adesso devo solo continuare a vivere per come ho tentato di fare nel corso degli anni. Spero solo che lui sia andato via. Non voglio ritrovarlo ad ogni angolo, non so come reagirei.» Sospiro e appoggiando le spalle sulla morbida imbottitura del divano in pelle.
«Credi che passerà sopra questa storia?»
«Conoscendolo no. Spero non faccia domande perché ora come ora non riuscirei proprio a rispondere».
Anya si sposta mettendosi comoda con dei cuscini dietro la schiena. «E riguardo a Ethan? Intendi parlare con lui?»
Spalanco gli occhi e fisso per un momento lo schermo dalla quale si susseguono le immagini di un tizio che sta trasformando una vasca in una poltrona. Mi rialzo senza rispondere e vado a prendere da bere. Ho un incendio da domare al centro del petto. Sentire il suo nome è come ricevere il colpo di grazia. Il problema è che non voglio pensare. Non voglio pensare a loro due, non voglio spiegare come mi sento, non voglio guardarli negli occhi e vedermi riflessa come una ragazza fragile, con un passato travagliato alle spalle. Non voglio vedermi riflessa nei loro sguardi come la povera ragazza da salvare, da tenere al sicuro. Voglio solo ritrovare quel perno in grado di non fare barcollare ancora il mio equilibrio perché mi sento in alto mare.
Noto che le due si stanno scambiando degli sguardi in tralice. Anche loro mi vedono come una persona fragile da abbracciare e tenere stretta. Noto come mi guardano. Non cadrò in mille pezzi, non mi farò vedere spezzata. Posso essere forte. Posso resistere alla tentazione. Torno a sedermi tra di loro e prima poso sul piccolo tavolo degli snack e delle bottiglie d'acqua.
«Ok Emma, ho capito che non vuoi parlare di mio fratello ma dovresti parlare con lui. Prima o poi vi ritroverete faccia a faccia sarete costretti a chiarire e a ridurre al minimo le ferite», apre una barretta e le dà un morso con foga.
Lexa appoggia una mano sulla mia. «Secondo me dovresti prenderti il tuo tempo e decidere con calma. Capiranno», sorride abbracciandomi. «Ti voglio bene lo sai. Ti sosterrò sempre, per ogni cosa. Non sono d'accordo quando fai finta di stare bene e non mi va a genio ma so che troverai un modo tutto tuo per liberarti dal dolore.»
Anya ci guarda come se avesse di fronte una di quelle scenette da film in cui due amiche si raccontano i loro segreti e si sostengono a vicenda noto anche una certa gelosia nel suo sguardo ma niente di preoccupante. Sa quanto le voglio bene.
«Devo ricordarti che sei stata con mio fratello?»
Sgrano gli occhi. «Cosa vorresti dire con questo?», balbetto incredula.
«Che hai fatto l'amore con lui per la prima volta. Hai aspettato e hai scelto lui. Perché non hai fatto niente del genere con quel tuo ex?»
La domanda mi coglie impreparata. Cosa sta succedendo? È uno scherzo?
Raccolgo le idee prima di rispondere alla mia amica. «Quando stavo con Jake, ogni cosa sembrava semplice. Bastava una canna, una pomiciata in piena regola, una bottiglia d'alcol e tutto il mondo perdeva di significato. Non ho fatto l'amore con lui perché avevamo deciso di non spingerci oltre perché non volevamo correre rischi. Sapevamo che da ubriachi non dovevamo eccedere con le effusioni e più volte abbiamo scampato il pericolo. Quando mi sono resa conto che con lui non andava più come speravo, ogni sogno che avevo fatto, ogni progetto, è svanito nell'esatto momento in cui mi ha messo le mani addosso.» Riprendo aria, «ho fatto l'amore con tuo fratello perché lo amo e perché ho creduto in lui. Le cose non sono andate per come speravo ma sono andata avanti. Ho fatto cose che non credevo possibili. Ho superato i miei limiti, le paure e sono arrivata a questo punto. Non posso fermarmi proprio ora che sto iniziando a costruire il mio futuro. Un futuro dalla quale sono sempre scappata per paura di fallire e di non essere all'altezza. Tuo fratello è e sarà sempre una parte fondamentale della mia vita ma ha scelto anche lui di prendere le distanze e ho scelto io di accettare questa strana convivenza con Parker. Adesso basta con queste stupide domande a trabocchetto. È la mia vita, so a cosa sto rinunciando pur di far funzionare le cose nel loro giusto ordine e so anche che me ne pentirò se non do una possibilità a me stessa», mi alzo tesa. «Amo Ethan ma amo anche Parker che a te piaccia o meno lui accanto a me. Spetta a me decidere con chi stare e con chi essere felice e tu dovresti essere felice per me o quanto meno fingere che ti importi qualcosa. So che tiferai sempre per tuo fratello ma ora come ora, non posso stare con lui...» gli occhi mi si appannano a causa delle lacrime. No, sono stata così brava e forte. Non posso crollare proprio ora.
Lexa se ne sta in un angolo perplessa e sorpresa per il mio lungo discorso mentre Anya sembra appena stata colpita da un fulmine. Abbassa lo sguardo e tiene le mani in grembo. «Mi dispiace, hai ragione. Mi sono comportata come una ragazzina. La vita è tua e hai il diritto di vivere la tua storia con chi vuoi tu e con chi merita le tue attenzioni. Non voglio giustificare mio fratello ma ha mentito e sta pagando per questo più di quanto lui meriti. Come te sta soffrendo parecchio e vederti con lui non gioca di certo a favore del suo stato mentale. Inoltre dopo ieri, le cose sono parecchio cambiate...», gesticola nervosa.
«Credi che io non lo sappia? Credi che io sia così insensibile? Sono mesi che continuo a torturarmi con questa storia. Vengo strattonata da una parte e l'altra e non ce la faccio più. Convivo con Parker mentre penso che potrei farlo con Ethan. Amo Ethan e amo Parker in modo diverso certo ma quello che provo, non riesco a distinguerlo perché mi confondono. Cosa dovrei fare? Scappare? Lasciarli ai loro giochetti? Farli massacrare di botte e scegliere il più forte?», sbuffo dal naso e mando giù un lungo sorso di acqua. Ho la gola in fiamme perché sto alzando sempre più il tono della voce. Mi sto comportando da immatura ma non riesco proprio a trattenermi quando vengo presa per insensibile e opportunista.
Anya non replica, si limita a stringersi nelle spalle. «Sappi che ti ama. È quello che conta è che farebbe di tutto per non perderti e per vederti serena e felice.»
«Lo so», sussurro a sguardo basso.
«Ok ragazze adesso basta!», Lexa si alza dal divano interrompendoci. «Usciamo da questo buco o vi giuro che do di matto!»
Mentre mi preparo per uscire con le mie amiche, trovo un messaggio di Parker sul telefono.

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