Cap. 10

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Marinette era distesa sulla chaise longue a fissare il soffitto.

Quante volte si era trovata su quel divanetto a pensare da quando si era rotta la gamba?

Tante volte, rispose lei.

Quel pomeriggio Adrien l'aveva baciata e, anche se non si avvicinava minimamente al bacio con Chat Noir, non riusciva a toglierselo dalla testa.

Era confusa: il suo cuore era diviso esattamente a metà, e se prima Chat stava vincendo, ora era in perfetta parità con Adrien.

«Non mi resta che vedere che cos'ha in mente Chat per stasera...» inspirò sconfitta, convinta che a mai nessuno prima d'ora era capitato una cosa del genere.
«Ehi Mari, ti vedo turbata. Stai bene?» chiese Tikki, volando accanto alla guancia della sua padrona.
«Sì, sto bene... Solo che non sono abituata a tutte le emozioni che ho in questi giorni.» rispose, mettendosi seduta e facendo fluttuare il kwami in aria davanti a lei.
«Posso immaginarlo: la gamba rotta, il bacio con Chat, tu che gli dici che ti piace e poi il bacio con Adrien.» spiegò la piccola divinità, segnandosi la zampa con l'altra per contare. «I tuoi pretendenti sanno come farsi desiderare.»
«Aggiungicene un altro con Chat, perché sono più sicura che quel gattaccio farà di tutto per rubarmene uno.»
«E tu glielo darai, vero?» domandò provocante, notando immediatamente la sfumatura di rosso che colorava le guance della sua portatrice.

Marinette non disse nulla, limitandosi a distogliere lo sguardo con quello di Tikki, dandole, indirettamente, ragione.

Quella giornata era come una prova da superare, sia per lei che per i suoi due pretendenti, come li aveva chiamati il kwami: più passava il tempo con entrambi, più i suoi sentimenti si facevano confusi.

Era addirittura arrivata a pensare che i due si facevano a gara per chi vincesse il suo cuore!

Ma era una cosa impossibile: Chat non sapeva del bacio con Adrien, e Adrien non sapeva del bacio con Chat; senza contare che non aveva mai detto a nessuno dei due che stava uscendo con l'altro.

Però il felino sapeva che le piaceva sia lui che il suo compagno di classe.

E se si fosse ingelosito e quell'uscita fosse per farle capire che era solo sua?

"Marinette, ora basta con questi film mentali!" si riprese la corvina, schiaffeggiandosi le guance per riprendersi; tra meno di dieci minuti sarebbe venuto Chat a portarla al suo "appuntamento serale".

Si diede un'ultima sistemata: si pettinò i capelli, leggermente schiacciati per essersi poggiata al cuscino, e si lisciò i vestiti.

Siccome era sera, e la temperatura non era ancora abbastanza calda per mettersi le maniche corte, si era cambiata la felpa, indossandone una più pesante, quasi invernale: era tutta nera, caratterizzata da un rettangolo rosso sul petto che evidenziava la scritta "SUPERBE" in bianco.

Avrebbe voluto mettersi un paio di blue jeans, siccome l'abbinamento pantaloni-felpa stava molto più bene e tendevano un po' più caldo, ma per la sua gamba rotta fu costretta a mettersi una gonna un po' più corta di quella che indossava il pomeriggio, siccome si era seduta sull'unica parte della fontana in cui c'era bagnato.

"Io è la mia sfortuna... So già che avrò freddo, ma resisterò." pensò la corvina, sistemandosi il mascara e rimettendolo nella trousse per i trucchi.

«Come sto?» chiese Marinette, voltandosi verso Tikki, che era seduta sulla scrivania a guardarla.
«Stai benissimo! Chat l'adorerà.» ammiccò il kwami, facendo arrossire nuovamente la ragazza.

La corvina si mise di nuovo seduta sulla chaise longue, aspettando che il suo cavaliere venisse a prenderla con il suo cavallo bianco.

Che era sostituito da un bastone, ridacchiò lei a quel pensiero.

Aveva pensato a tutto, persino ai suoi genitori, tenendoli lontani con una scusa infallibile: doveva studiare parecchio e se avesse preso un brutto voto sarebbe stata colpa loro perché l'avevano disturbata.

Quando usava quella frase non osavano salire in camera sua per ore, non fino a quando non aveva finito di "studiare".

Aveva preparato la borsetta –il nascondiglio di Tikki– sulla scrivania, stando attenta a quando il kwami si sarebbe nascosto all'interno, segno che Chat era arrivato.

Poco dopo, con estrema velocità, la coccinella si fiondò a nascondersi e sull'attico si sentì un rumore sordo: il suo cavaliere era arrivato.

«Buona sera, Purr-incipessa.» la salutò il felino, facendo capolino dalla botola sopra il letto.
«Buona sera anche a te, Chat.» rispose lei, cercando di tenere a freno il nervosismo.
«Pronta per fuggire dalla torre e goderti un po' del mondo esterno?» chiese, entrando nella stanza e scendendo dal soppalco, camminando lungo le scale lentamente, come se volesse essere ammirato.
«Non sono mica Raperonzolo.» ridacchiò lei, alzandosi in piedi con l'aiuto delle grucce.
«Per quello che ho in mente io non ti servono le stampelle.» disse lui sorridendo malignamente.
La ragazza lo guardò perplessa: «Okay... Mi potresti passare la mia borsetta, per favore?»

Il ragazzo annuì e fece come gli era stato chiesto.

«Sei pronta Principessa?» chiese il felino ammiccandole, avviandosi verso l'oblò, aprendolo; Marinette sentì subito una ventata d'aria, per ora sopportabile e fresca.
«E dove andiamo?» domandò curiosa, saltellando, con l'auto dell'altra stampella, verso l'eroe.
«È una sorpresa, mia cara Mari.» rispose lui, prendendole la mano e baciandole il dorso.

La corvina arrossì.

Le vennero in mente tutte quelle volte che con Ladybug aveva tolto la mano poco prima che gliela baciasse, persino quando era venuto a casa sua per la questione di Dissennateur –la prima volta che l'aveva aiutata nelle sue vesti civili– o, se non aveva tolto la mano, ogni volta che aveva sbuffato al gesto.

Ora invece era diverso: il contatto delle sue labbra sulla sua pelle le mandava leggere scosse elettriche lungo il braccio e is propagavano fino al sistema nervoso, risvegliandola completamente.

«Va bene...» sospirò lei.
«Vai sull'attico, io ti aspetto in cima per portarti in un bel posticino.» sorrise, per poi uscire dall'oblò e saltare agilmente, usando tutti gli appigli che trovava e la sua agilità da gatto per arrivare in cima.

La corvina, aiutata dalle stampelle, saltellò fino alle scale che conducevano al soppalco, salendo lentamente e uscendo sull'attico.

"Maledetto quel gattaccio ed il suo fascino! Meno male che non mi legge nella testa." rifletté subito dopo, seduta sul pavimento freddo dell'attico, rabbrividendo al contatto con le mattonelle.

Senza nemmeno accorgersene, il felino fu subito accanto a lei, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi, sorridente.

La ragazza accettò senza troppe cerimonie, ma fu troppo veloce e perse l'equilibrio; subito si ritrovò tra le braccia del biondo.

«Scusami...» disse lei staccandosi leggermente, rossa in viso per la vicinanza.
«Tanto staremo tutto il tempo vicini così, Purr-incipessa.» ammiccò lui, notando immediatamente lo sguardo crucciato dell'adolescente.
«Perché?»
«Il tragitto non è pianeggiante fino al luogo che ho deciso, contando che poi farà freschino...»
«Chat, mi stai spoilerando l'appuntamento.» lo interruppe Marinette, facendolo ridere.

Il felino le prese le mani, facendogliele mettere attorno al collo per evitare di cadere, poi sorrise nuovamente, sfiorandole la punta del naso con la sua: «Tieniti forte, Principessa. Si parte.» esclamò, prendendo il bastone e allungandolo fino al terreno, per poi saltare, tenendo con una mano il fianco della ragazza.



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Hello bella gente :)

Questa è la prima parte del capitolo "bello" che vi avevo promesso come riparazione al precedente :3

Il capitolo è diviso in due perché sennò usciva una roba kilometrica ed era dura da digerire, soprattutto perché ci sarà del fluff MariChat e, se il numero di parole me lo permette, anche Adrienette *pervy face*

State pronti alla pucciosità (se sarò in grado di scriverla...) :D

Bye bye ;P

FrancescaAbeni

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