Cap. 3

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Adrien faticò a svegliarsi la mattina successiva: aveva passato tutta notte a cercare un modo per scusarsi con Marinette per la reazione esagerata che aveva avuto la sera precedente, pentendosi delle sue parole non appena aveva annullato la trasformazione.

Il ragazzo, mezzo addormentato, diede una fetta di Camembert al suo kwami, si preparò per la scuola e scese a fare colazione, dando così inizio ad una giornata noiosa e straziante.


Il biondo si recò in classe, sedendosi al suo solito posto e poggiando la testa sulle braccia incrociate, curvo sul banco.

«Ehi amico, che ti succede?» chiese Nino, sistemandosi gli occhiali.
«Niente.» mentì, voltandosi verso di lui. «Ho solo dormito poco, tutto qua.»

Ad attirare l'attenzione di Adrien fu l'entrata di Marinette, seguita da Alya, che le aprì la porta; anche lei aveva gli occhi rossi e l'espressione distrutta.

Il ragazzo non poté fare a meno di guardarla, sentendosi immediatamente responsabile per il suo stato attuale; certo, era stata lei a dirgli che non dovevano baciarsi perché entrambi amavano un'altra persona, ma era stato lui a reagire in maniera esagerata.

Tutto solo perché non credeva in un suo rifiuto e non voleva perdere un'amica; e poi, la corvina non sapeva il vero motivo per cui Chat Noir era andato fino in fondo, rischiando il peggio.

Marinette si sedette al suo posto, ignorando i commenti acidi di Chloé e le domande su come mai era in quello stato di Nino; continuava a fissare il muro davanti a sé, con espressione triste e assente.

Adrien si voltò verso la professoressa non appena iniziò l'appello, non accorgendosi che era in classe da circa cinque minuti; decise che all'intervallo sarebbe rimasto ancora con lei, volendo trovare il modo più adatto per scusarsi.


Le prime ore di lezione passarono abbastanza velocemente; Marinette salutò Alya e Nino non appena uscirono, rimanendo in silenzio appena l'aula rimase vuota.

Adrien entrò pochi secondi più tardi, dopo essere tornato dal bagno: «Ehi Mari, va tutto bene?» domandò, notando che era ancora giù di morale.
«Sì, va tutto bene.» mentì, asciugandosi una lacrima che le bagnava la guancia. «Adrien, almeno per oggi, potresti uscire con gli altri?» chiese tirando su con il naso, evitando di guardare direttamente il compagno.
«Ma ho promesso ad Alya che ti avrei fatto compagnia.» rispose lui, visibilmente deluso da quella richiesta più che giustificata.
«Lo so, ma ora vorrei solo restare da sola. Per favore.» lo pregò, cercando di mantenere la voce più ferma possibile.
«Mari, io non voglio lasciarti sola. Puoi lanciare anche le stampelle per farmi uscire, ma poi non avresti più nulla da tirarmi dietro.» scherzò, sperando di alleviare il suo cattivo umore.
«Ho la mia cartella.» ribatté lei, tirando su con il naso.
«Certo, ma dopo chi spiega alla professoressa chi ha messo in disordine l'aula?» domandò, camminando lentamente verso il banco dell'amica, rimanendo a debita distanza.

Davvero credeva che gli avrebbe lanciato addosso qualcosa, ma temeva anche che lo avrebbe scacciato e non gli avrebbe mai più rivolto la parola.

«Posso sempre inventarmi un attacco akuma: distruggo una finestra per spiegarne la provenienza.» rispose lei, guardandolo storto, ma trattenendo un sorriso.
«Così io potrei fare la parte del ragazzo che ha fatto scappare l'akuma, mi piace.» canticchiò Adrien, annuendo con la testa.
Marinette ridacchiò: «Allora dirò semplicemente che mi hai fatta arrabbiare e che ho voluto mandarti via lanciando quello che avevo a portata di mano.»

Il ragazzo sorrise, felice di averle risollevato il morale, anche se di poco.

«Mari, non ti voglio obbligare a spiegarmi che cos'hai se non te la senti, ma non puoi nemmeno rinchiuderti in classe da sola e tenerti tutto dentro.» esclamò lui, ora davanti al posto di Alya.
«Lo so...» sospirò la corvina, giocando nervosamente con le dita.
«Che ne dici: posso sedermi accanto a te?»

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