Capitolo 17 : Piccoli Giocattoli

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Te lo sei meritata.

Era un regalo di mia moglie.

Tienila.

Sarà più piacevole scoparti con quella addosso.

Mia.

Mi stirai molto piano, completamente indolenzita dalla nottata appena trascorsa. Un dolore al braccio mi colpì forte e tentai di girarmi per poter toccare il punto in cui, sapevo, ci sarebbe stato un immenso taglio da dover medicare al pronto soccorso.

Il mio tentativo di muovermi, però, fu vano. Ero incastrata sotto qualcosa, sopra il letto. Così, aprii gli occhi e il mio cuore fece una capriola, vedendo la testa del Joker poggiata sul mio petto. Da quell’istante tutto il mio corpo si risvegliò e sentii anche una delle sue gambe sulle mie. Mi teneva stretta a lui, in una posizione che da sveglio non avrebbe mai preso.

Era stata la notte più bella della mia vita.

Ricordai le sua mani intorno alla mia vita che stringevano forte, lasciando il segno e, probabilmente, un livido.

Ricordai le sue mani intorno ai miei seni che pizzicavano e prendevano, senza capire, però, che stavano anche dando.

E ricordai la sua spinta per entrare dentro di me. Secca, dura, cattiva. Perfetta.

“Hai una voce così insopportabile quando dormi” sentenziò il Joker, sorprendendomi e ammaliandomi con quella sua voce così roca appena sveglio. Avrei voluto portarmi le mani al viso per nascondere il sorriso idiota che apparse sul mio viso e con un nodo in gola e il cuore che mi scoppiava, sussurrai:”Ho detto qualcosa?”

L’uomo al mio fianco premette forte sul mio braccio, fermandomi qualche secondo la circolazione verso la mano e si tirò su a guardarmi in faccia. La mancanza della sua testa sul mio petto mi fece quasi sentire male. Quasi. Infatti mi aggrappai ai suoi occhi per impedire al mio corpo di reagire e riattrarlo addosso a me, per sentire il suo calore, per fargli ripetere ciò che ieri sera aveva fatto.

Al solo ricordo boccheggiai.

Puddin, ti amo, Jokerino mio.. blah, blah, blah, sempre a parlare. Non sai stare zitta tu, zuccherino” mi schernì e mi sentii arrossire fino alla punta dei piedi. Lo avevo ammesso ancor prima di sentirmi realmente pronta a dirglielo. Ora sapeva che lo amavo e ciò poteva essere un’arma a doppio taglio. Da un lato, infatti, avrebbe potuto buttarmi via come l’ennesimo giocattolino che aveva presentato degli effetti collaterali, oppure, dall’altro lato, avrebbe potuto tenermi per sempre con sé e io non avrei mai preteso nulla, se non che tutte le notti mi trattasse come quella appena trascorsa.

La sua mano scese verso la maglia che ancora indossavo e continuò ,infilandosi sotto le coperte, constatando che dall’assalto di ieri sera non avevo nemmeno avuto il tempo di rivestirmi.

Inspirò forte e si avvicinò al mio orecchio, prendendo il lobo tra i denti e iniziando a morderlo con gli incisivi, segnando la carne e aprendola. In un attimo le mie mani furono tra i suoi capelli e li strinsi tra le dita, mentre mi beavo del suo tocco. Sembrava non fosse mai stanco.

“Ti farò fare dei vestiti del genere su misura. Questa maglia la buttiamo, mentre i boxer.. potrei anche abituarmi a vederti con i miei addosso” sussurrò, fermando il suo assalto e girandomi di lato, in modo tale che fossimo faccia a faccia. Mi sentivo come un peluche nelle sue mani. Poteva fare di me tutto ciò che gli concernesse e io ne sarei stata accondiscende. Tutto pur di renderlo contento.

Con il cuore che batteva velocemente, la sculacciata che ricevetti sul sedere, rimbombò a mille e mi fece sussultare. Sorrisi e gli feci un ringhio sexy.

Harley & Joker Where stories live. Discover now