Capitolo 14 : Vivresti per me ?

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Senza distogliere lo sguardo da quei bollitori enormi, pieni di un liquido che sicuramente avrebbe corroso la mia pelle, raggiunsi lentamente il Joker, che mi aspettava pazientemente. Non capivo cosa volesse da me, proprio li in quel posto. Mi fermai a qualche metro di distanza dal pezzo di grata dove mancava la sbarra, esattamente dove si trovava l’uomo che mi aveva ordinato di raggiungerlo. Lo fissai, con lo sguardo leggermente appannato. Nella testa sentivo una sensazione di vuoto, sicuramente dovuto all’altezza, ma anche dai fumi tossici che emanava quella sostanza. Puddin ,però, non ne sembrava colpito, anzi, mi guardava divertito come se la mia espressione, sicuramente disgustata, lo divertisse. Distogliendo lo sguardo da lui, mi voltai quando sentii uno scricchiolio provenire da sotto i miei piedi. Probabilmente non era molto sicuro stare su quel ponteggio senza un’imbracatura adatta. Deglutii e presi un grosso respiro, sbagliando assolutamente, dati i fumi. Infatti tossicchiai leggermente.

“Ho una domanda da farti” disse, improvvisamente, il Joker e, come una calamita viene attratta dal ferro, mi voltai verso di lui, pronta a qualsiasi cosa.

“Moriresti per me?”

La sua domanda mi sorprese molto, ma sapevo esattamente quale fosse la mia risposta. Imbambolata al suo sguardo, con le farfalle nello stomaco e la voglia matta di poterlo toccare, sentii pronunciare dalla mia stessa voce un flebile:”Si”.

L’uomo non ne sembrò molto convinto, infatti ruotò il collo, ringhiò, e poi tornò a parlare:”Troppo facile – e si avvicinò di più al mio corpo e al mio viso – tu.. vivresti per me?”

Senza fiato, capii cosa significasse questo. Rinunciare alla mia vita, alla mia carriera, alla mia famiglia per lui.  Mi immaginai una vita così, al suo fianco. Noi due alle prese con crimini su crimini, perché quella ormai era diventata la mia vita, non che mi lamentassi, adoravo uccidere. La prova era stata prima, quando senza pietà, avevo sparato a quell’uomo innocente in mezzo alla strada e poi, avrei voluto abbassare la tapparella e darmela a gambe, per proteggere l’amore della mia vita. Probabilmente era anche per quello che Batman prima ci inseguiva.

O forse perché eri con Joker?

Come al solito peccai di egocentrismo. Era ovvio che il pipistrello ci stesse inseguendo perché, per l’ennesima volta, il pagliaccio aveva fatto una strage e oltre tutto, ora era anche evaso dal manicomio dove era rinchiuso.

E dove tu eri la sua psichiatra.

Scossi la testa per evitare di sentire ancora una parola da quella vocina saccente e mi sentii ripetere un semplice:”si”, ma che era carico di un sentimento che immaginavo lui avesse ormai compreso. Avevo rinunciato praticamente a tutto. A questo punto, imboccata ormai questa strada, non mi rimaneva altro che seguirlo fino a cadere nell’oblio con lui e immaginai che quell’oscurità fosse proprio rappresentato da quelle pozze acide sotto i nostri piedi. Un brivido mi percorse la schiena.

Il suo dito indice si alzò e disse:”Attenta, non dire cose di cui poi potresti pentirti”

Sapevo, però, che non mi sarei mai pentita della mia scelta di stargli accanto per sempre. In quel momento ero felice.

Felice perché finalmente era li con me.

Felice perché stava capendo i miei sentimenti.

Felice perché lo amavo.

La sua mano fu sulla mia bocca e per un istante chiusi gli occhi assorbendo il suo odore e la morbidezza della sua pelle a contatto con le mie labbra. Lo sentivo come mai lo avevo sentito prima, nemmeno quando lo avevo baciato. Perché questa volta era lui a volere il contatto.  Immediatamente, poi aprì gli occhi, per poterlo guardare in quei stupendi occhi verdi.

Harley & Joker Where stories live. Discover now