Capitolo 2 : Il Primo Incontro

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“Dottoressa Quinzel, finalmente è qui!” esclamò un uomo con abbondanti depositi di grasso sull’addome, che riconobbi come il dottor Arkham, per via del mio colloquio di qualche anno fa. Mi avvicinai a lui camminando il più cautamente possibile, sapevo di essere una bella donna e a volte, il mio fisico mi tradita. Le mie anche prendevano ad oscillare da sole e l’effetto non era certo quello desiderato. Vedevo che gli uomini mi guardavano e la cosa mi infastidiva parecchio.

Mi sentivo mortificata per essere arrivata in ritardo al mio primo giorno di lavoro, ma ero anche stata avvisata parecchio tardi che oggi fosse il mio primo giorno, perciò non avevo nemmeno avuto tempo di prepararmi come si deve.

Probabilmente anche l’uomo davanti a me sapeva che avevo perfettamente ragione, ma ciononostante, cercai di sotterrare quella mia parte sarcastica e misi su un bel sorriso.

“Mi dispiace un sacco per essere arrivata in ritardo, ma proprio stamattina la mia sveglia ha deciso di non suonare” dissi in tono fin troppo allegro. Mi maledì mentalmente per essere così saccente a volte. Forse avrei dovuto seguire un corso per impedire a quella parte di risalire tanto facilmente.

Se anche lo notò, Arkham era troppo impegnato nei suoi pensieri per potermi, in qualche modo, richiamare. Si passò un fazzolettino di stoffa sulla fronte e sbuffò. Come ieri al telefono, sembrava che avesse appena corso una maratona, ma qualcosa mi diceva che questa volta la corsa la stesse causando un uomo dai capelli verdi.

“Non si preoccupi, ma ora venga che le mostro il suo ufficio e poi la dottoressa Smith l’accompagnerà a far visita alla nostra struttura”Sbuffò fuori l’uomo e fui seriamente preoccupata dal fatto che potesse svenirmi da un momento all’altro.

“Si sente bene?” chiesi, ignorando le sue parole, anche se un po’ ero delusa dal fatto che non mi portassero immediatamente a conoscere tutti i criminali che erano rinchiusi in quel posto.

“Certo, solo che sto camminando molto da ieri sera, e come può ben vedere, il mio corpo non ne è abituato”

“Tutto per quel Joker?”

Il dottore si guardò attorno, come se improvvisamente quelle pareti così bianche e spoglie, piene di porte segrete che non sapevo nemmeno dove portassero, fossero così interessanti. Poi si portò una mano alla pancia e mi guardò, come se il mondo dipendesse da me. Non capivo quello sguardo, ma sentivo un peso enorme sulle spalle, senza motivo.

“Non può nemmeno immaginare”

E continuò semplicemente a camminare.

Leggermente confusa da quel suo essere così misterioso, lo seguì e mi portò davanti ad una porta, uguale a tutte le altre e mi chiesi come avrei fatto, più avanti, a riconoscerla, quando sarei dovuta tornare in quell’ufficio da sola. Persino quando la porta si aprì, il suo interno era uguale al corridoio al quale vi si affacciava nonostante vi fosse una donna al suo interno, che evidentemente ci stava aspettando. Era grigia e bianca come le pareti dello stabilimento ed io mi sentivo fuori posto vestita di rosso e con i miei capelli biondi. Eppure indossavo un completo molto professionale. Ancora una volta mi dissi che quelle erano solo paranoie presenti nella mia mente.

Harley & Joker Where stories live. Discover now