Corruga la fronte. «Non sembra dispiaciuta» commenta.
La osserva disegnare e mormorare la musica dalle sue cuffiette, talvolta si morde le labbra per concentrarsi meglio.

Eh, no, in effetti. È la prima persona a reagire così, il che mi rende ancora più nervoso.
È imprevedibile, una mina vagante.
E io non amo ciò che non posso controllare.
Daniel sorride, un ghigno furbo e cospiratorio, tanto che vorrei subito entrargli nella mente per capire cosa sta pensando.
Non mi piacerà, lo so.
Per fortuna mi salva la professoressa di storia dell'arte giunta nella classe, scusandosi di avere interrotto la lezione.

«Salve, ragazzi. Vorrei consegnare questi dépliant per la gita. Mi raccomando, parlatene con la vostra famiglia, visto che sarà un viaggio importante in ambito culturale.» Passa di banco in banco e io porto l'attenzione sul foglio mezzo spiegazzato.
Una gita di tre giorni? Peccato non rientri nelle mie giornate per la terapia, altrimenti sarei riuscito a scamparmela.
Il brusio della classe aumenta, visto che questi eventi rendono tutti più felici.
A quanto pare, tutti tranne me.

Certo, dovrei esserne grato; si tratta di un modo per osservare quadri famosi e monumenti interessanti.
Tuttavia, le gite sono anche sede di: "giochi stupidi a fine serata" e, "restiamo svegli dalla notte fino alla mattina."
Se poi ci mettiamo in mezzo Daniel, che è il capitato di queste cavolate, il disastro è assicurato. Le sue idee pazzesche finiscono ogni volta nel peggiore dei modi, come quando, in primo superiore, ci trascinò al lago con il buio mentre fuori facevano appena tre gradi. L'indomani ognuno di noi tirava su con il naso, e ci costrinse a dare fondo alle scorte di fazzoletti per l'intero viaggio.

«È perfetto» sento il mio amico mormorare e annuire soddisfatto.
Ho già detto che non mi fido della sua espressione? Be', lo ribadisco.
Non indago, così magari il suo progetto morirà da sé.
Decido di catturare la sua attenzione con un cenno della mano.

«Ehi, Dani, vieni a casa mia? Non c'è mio fratello e potresti destreggiarti ancora con i fornelli e farmi vedere i tuoi miglioramenti.»
La butto lì, non tanto perché senta il bisogno reale di trascorrere un pomeriggio disastroso con lui, ma perché devo assolutamente attuare una strategia per liberarmi di Amelia.
«Possiamo fare spesa lungo il tragitto...» aggiungo affabile, ma lui scuote la testa.

«Ah, no, mio caro, basta scappare dalle tue responsabilità. Il tratto con Amelia lo farai», e mi guarda fisso.
Dannazione.
Ha capito subito le mie intenzioni.
Gli scocco un'occhiata truce che, forse, se fossimo stati all'interno di un fumetto, sarebbe stata capace di incenerirlo seduta stante.
Si limita a ridere e si dedica al foglio, chiudendo il discorso. Lancio uno sguardo preoccupato ad Amelia e il caso vuole che anche lei mi stia guardando.
Abbasso gli occhi veloce, una ritirata codarda in pieno stile.

No, così non va. Non posso trascorrere il resto dell'anno come se fossi un fuggitivo messo all'angolo, arrivando a temere persino la sua ombra.
È il caso di mettere un punto a questa storia il prima possibile.
Perso tra i miei pensieri, l'orario di uscita arriva in fretta, e non sono riuscito a concludere poi molto in ambito disegno.
Mi rifarò a casa, quando tornerò lì vittorioso e fiero di me. Prendo un bel respiro imbracciando la borsa.

Sono fiducioso.

Davanti al mio: "Non ti voglio più, stammi lontana", come potrebbe reagire?
Purtroppo Amelia ha il dono di stupirmi sempre, e anche in questo caso, una volta in cammino sulla strada del ritorno, la sua reazione mi lascia senza parole.

«Ho capito cosa intendevi dire, ieri, Damien», parla subito per impedirmi di aprire bocca, «ma non ho intenzione di lasciarti stare. Le persone bisognose di un aiuto sono le prime a non ammetterlo, ed è proprio per questa ragione che servono gli amici, amici veri. A meno che tu non voglia ricorrere a un ordine restrittivo in cui ci sia scritto di non avvicinarmi a te, temo dovrai sopportarmi ancora per molto tempo.»

Il suo sguardo arde di un fuoco destinato a non spegnersi mai.
Non vuole proprio arrendersi.
Ci sono diverse opzioni da poter attuare: la numero uno sarebbe quella di tentare di farla ragionare con la forza, e non è da me; la numero due, invece, quella di usare le buone maniere, ma, nel mio caso, potrei inavvertitamente rivelare qualcosa di compromettente, come i miei reali sentimenti; la terza opzione, ed è quella che di solito mi riesce meglio, sarebbe l'indifferenza.

Diamine, Amelia è in grado di turbarmi, di stupirmi e di farmi arrabbiare nello stesso momento.
Un mix pericoloso. Davvero pericoloso, e il peggio è non sapere come contrastarla.
Abbasso le spalle e lascio andare il respiro. «Come vuoi, non ho voglia di lottare. Se sei convinta che io abbia bisogno di aiuto, be', buona fortuna» le auguro, prima di incamminarmi per la strada principale senza aspettarla.

Sarei potuto stare ore e ore a convincerla del contrario, però la sua tenacia traspare da ogni parola.
Non è disposta a credere alla mia versione (e ha tutte le ragioni per farlo), solo che non sono disposto ad ammetterlo con lei. Il pensiero di ingaggiare una guerra mi sfianca. Ne vivo già troppe dentro di me per portarne avanti un'altra.
Vuole atteggiarsi a grande paladina dei più bisognosi, e grattare via la patina di sporco sul mio viso? Faccia pure.
Io le darò filo da torcere, perché se c'è qualcosa in cui sono bravo, è esagerare ed esaltare i miei comportamenti.

Non sa contro chi si sta mettendo.

Scalpita per spegnere la propria luce e immergersi in un sentiero buio irto di pericoli e sofferenza? La porta è aperta, adesso; deve solo trovare il modo di spalancarla.
E allora capirà cos'ha fatto, ed entrambi non saremo più in grado di tornare indietro.
In realtà, avrà prima bisogno di scalfire la mia maschera da bravo ragazzo, e sono così esperto che non sarà facile.
La sento camminare in fretta e raggiungere il mio fianco.

«Cosa ne pensi della gita?» domanda, posando gli occhi sul mio profilo silente.
Alzo le spalle.

«In realtà speravo la facessero. Mi piace passare del tempo con la classe, ancora di più se si tratta di accrescere la nostra cultura. Cosa c'è di più bello, per un artista, se non l'emozione di guardare quadri meravigliosi e opere spettacolari?» rispondo abbozzando un sorriso luminoso.

Verità o menzogna? Tu cosa ne dici, Amelia? Lo penso sul serio, o ti sto solo prendendo in giro?
Se continuo di questo passo, potrebbe persino rivelarsi un'esperienza divertente. Ho un incentivo.
Dovrò mettere ogni singola briciola di impegno per impedire alla mia facciata di riempirsi di crepe, perché la mia avversaria è temibile ed esperta.
Alimento la linea delle labbra e gonfio il petto.
Sono quasi, - quasi -, felice che Amelia non abbia rinunciato. I pedoni sono sulla scacchiera; non ci resta che partecipare.
Uno di noi due ne uscirà vincente. Dobbiamo solo essere bravi a giocare le nostre mosse, e colpire e colpire fino alla resa delle armi.
Arriviamo davanti alle porte delle abitazioni e inizio a tirare fuori le chiavi.

«A domani, Amelia.»

Senza che lei se lo aspetti, mi chino in avanti e stampo un bacio candido sulla sua guancia profumata.
Tieni gli amici vicini e i nemici ancora più vicini.
Il mio cambio repentino l'ha confusa, presa totalmente in contropiede. Infatti mi fissa sorpresa e io ghigno, imitando l'espressione da ragazzaccio di Daniel, butto persino un occhiolino, tanto per guarnire questa torta perfetta.

«A domani» risponde corrugando la fronte.

Sarà una partita pericolosa, lo so.
Finalmente qualcosa è riuscito ad accendere il mio entusiasmo in questa monotona routine, in un mondo buio che non valeva la pena di esplorare.
Entro in casa e inspiro a pieni polmoni. Anche l'aria è diversa.
Strano.
Non c'è la vocina a dirmi di stare attento.

Sono convinto che i timori sul mio passato siano ancora qui, da qualche parte, così come la tristezza nei confronti dei gesti di mia madre.
Di certo non è tutto svanito, anzi, il panico è ancora nell'angolo come un vecchio amico in attesa di rincontrarmi.
La mia attenzione ha semplicemente cambiato obiettivo: dalla tristezza, alla sfida.
Semplice.
Riapro le palpebre, e non mi ero neppure accorto di averle chiuse.

Si va in scena, ancora una volta.
E stavolta sarò io stesso a illuminare il palco.




**********

Angolo dell'Autrice: Lo so, non aggiorno da molto, ma è un periodo difficile y.y!!! Damien si sta rivelando cospiratorio e cattivello, ha tirato fuori le unghie intenzionato a difendersi con ogni mezzo!! (io sto dalla parte di Amelia, però lui mi picchia se risolvo la storia in quattro e quattrotto ;O;!!!) Spero vi sia piaciuto >v<!! Commentate e supportatemi, come al solito <3 <3

DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora