Capitolo 20.

474 16 6
                                    

appena entrata a casa mi vado a sedere sul divano del salotto. Sembra essere il luogo adatto per pensare e riflettere su ciò che sta accadendo
«non vieni a letto?» mi chiede Ross dolcemente
«no, vai sù» quasi lo urlo e lui in silenzio sale le scale. Mi sistemo comoda su quel divano a penisola. Stendo le gambe e abbraccio un cuscino verde che ormai è diventato il mio migliore amico. Già da quand'ero piccola amavo stringere a me i cuscini o qualunque altra cosa morbida e soffice. Mi aiutava a svuotare la testa dai brutti avvenimenti, cosa che ormai da qualche anno non sembra accadere. Continuo comunque a pensare a mio fratello, a Riker, a quello che è successo con Ross e perfino ai miei genitori che ormai dovrei cominciare a scordare. Caccio un urlo e lancio il cuscino contro il muro pensando al loro modo di fare
"lo facciamo per voi" ci dicevano e poi sparivano per mesi per quel cazzo di lavoro, si, la loro vita girava solo e solamente intorno al lavoro. Preferivano lasciarci a casa, come cani durante le vacanze, e guadagnare un patrimonio piuttosto che passare i loro giorni con noi, circondare la nostra casa di amore, educarci. Invece di formare una vera e propria famiglia.
"gli Evans sono una famiglia di merda" dicevano i vicini e cavolo quanto gli do ragione, ora. Anzi, gli Evans non sono per niente una famiglia, guardateci, mamma e papà chissà dove, mio fratello scomparso e io qui che cerco invano di incollare tutti i pezzi della famiglia mancata. Mi alzo in piedi e lancio un altro cuscino pensando a quella volta in cui ci avevano promesso che sarebbero tornati per natale ma poi sono tornati a ferragosto. Lancio l'ultimo cuscino, viola e io detesto il viola, pensando al loro strano concetto di famiglia unita. Continuavano a ripetere che lo eravamo ma sapevano anche loro che non lo siamo mai stati se non per un giorno o due. Mi alzo da quella cosa morbida, sulla quale ero sdraiata, grattandomi la testa
«vaffanculo!» urlo pensando a Riker. Afferro uno di quei souvenir, formati da una boccia con l'acqua e brillantini, che si trovava su un mobiletto, per lanciarlo al muro. Ripenso a quello stronzo che Ross si ritrova per fratello, quel mostro, bastardo, stronzo ed egoista. Ha fatto tanto il carino e dolce con me i primi giorni e guardate poi cos'è successo, mi ha violentata

-le apparenze ingannano Brooke
-quanta verità coscienza mia

ma poi cos'ha fatto quello stronzo? Mi ha donato il suo sangue, capite? Io stupida come sono ho anche pensato fosse tornato il Riker carino e gentile e invece riecco lo stronzo
"l'ho fatto perchè con tutti i problemi che ho non volevo avere anche te sulla coscienza" ha detto. Quasi quasi mi fa schifo avere il suo sangue nel mio corpo
«STRONZO» urlo lanciando un pupazzetto di porcellana che si distrugge al contatto col muro. Mi siedo di nuovo sul divano e mi massaggio la testa per calmarmi. Non posso scordare come mi rilassa quando lo fa Ross. mi ha fatta anche addormentare sull'aereo, su quel dannato aereo. E pensare che poco tempo prima ci odiavamo a morte per quella storia dell'amore e il sesso. Quel bacio in aereoporto è riuscito a rompere ogni tensione che c'era fra di noi e a farci capire che l'uno ha bisogno dell'altra, e viceversa, per vivere
"scelgo il sesso". La frase che ho ricevuto come una pugnalata al cuore. Dopo aver sentito quelle tre paroline ho pensato subito che mi sarei dovuta subire giornate intere di sesso e che avrei dovuto scordare il sentimento che provavo e che pensavo vivamente provasse ancora anche lui. Ma poi invece del sesso abbiamo fatto l'amore e sembrava tutto così perfetto, è stato tutto perfetto. Le sue coccole e il suo ennesimo bacio. In quel momento esatto abbiamo capito entrambi quanto è immenso il bisogno che abbiamo di amarci. Ma facciamo un passo indietro, lui mi usava per scopare, mi considerava una delle sue puttanelle, stava con me solo per il sesso e io sono comunque riuscita ad innamorarmi di lui

-che stupida che sei stata Brooke, dovresti ascoltarmi più spesso

«COGLIONA» urlo e lancio contro il muro un piatto con disegnata sopra una ragazza
«CHE CAZZO SUCCEDE QUI SOTTO?» urla il ragazzo in questione dalle scale. Cala un silenzio, si sentono solo i miei singhiozzi che aumentano appena vedo tutti quegli oggetti rotti a terra. Mi porto le mani in faccia. Sento il cuore accelerare sempre più quando lui si avvicina lentamente a me con una faccia incuriosita, come se fossi una creatura sconosciuta
«amore mio, che ti succede?» mormora tenendo una certa distanza fra di noi. Mi allontano ancor di più con le gambe tremolanti
«vai via...»
«che ti prende Brooke?» non rispondo e cado a terra dopo un giramento di testa. Sono troppo frequenti in questo periodo
«ehi amore, cosa...»
«ti ho gia detto che devi andartene» mi guarda imbambolato mentre mi alzo da terra. Quanto vorrei ora stringerlo forte a me, ma non posso, non devo
«Brooke, ehi, ora tu vieni sopra con me e ti riposi chiaro?»
«non ho bisogno di riposo, ho solo bisogno di stare in pace e lontano da te»
«ma che stai dicendo?» si avvicina
«so benissimo quello che sto dicendo. Allontanati» faccio tre passi indietro. Rimaniamo a fissarci per diversi secondi quando Ross all'improvviso decide di abbracciarmi
«LASCIAMI STARE STRONZO» riesco ad urlare prima che mi metta una mano sulla bocca. Mi agito per cercare di sfuggire alla sua presa anche se il mio cuore continua a torturarmi dicendomi di stringerlo a me come non ho mai fatto

«call me Daddy»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora