CUORI SPEZZATI

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POV NADINE

"Ha incontrato la moglie del nostro nemico?", lo accusai indirittamente, voltandomi di scatto verso Alec. Ero così allucinata che faticavo a razionalizzare su ciò che avevo appena sentito.

Tuttavia, malgrado il mio cuore stesse battendo all'impazzata per la sorpresa, il volto di Alec rimase immerso nella tranquillità. Indubbiamente era già al corrente di questa iniziativa. Non poteva non sapere che lord Geneviev, un suo fidato collaboratore, stesse instaurando degli stretti rapporti con i Campbell.

"È più complesso di quanto tu pensi", cercò di rasserenarmi Alec. "Restane fuori".

Sì, certo, come no?  "Di cosa state parlando?".

"Di strategie", rispose laconico.

La testa di Geneviev si mosse da una parte all'altra, per guardare prima Alec poi me. All'improvviso si allontanò dal cavallo e sbuffò, irritato probabilmente dalla mia intromissione. "Possiamo parlarne in privato senza femmine che possano turbarsi?". 

Lo fulminai. "A dire il vero c'è una sola cosa in grado di turbarmi in questo preciso istante, ed è la tua testa ancora attacca al collo. Perchè credimi, è così grande la mia smania di usarti come cavia per...".

"D'accordo", si intromise Alec, allargando le braccia per posare una mano al centro del mio petto e l'altra verso quello di Geneviev. Voltò la testa verso il cavaliere e di sfuggita riuscii ad intravedere un sorriso mesto. "Perdonate mia moglie. Sapete... la gravidanza", pronunciò l'ultima parola come se fosse una rara forma congenita di malformazione cerebrale.

"Quale gravidanza?", protestai. "Cosa centra la...".

Le sue dita contro la stoffa del corpetto si allargarono, mosse da un'impeto di rabbia. "Non sei forse gravida?".

"Certo che lo sono ma...".

"Quindi non hai un vero motivo per contraddirmi anche su questo?!", sentenziò, distogliendo velocemente lo sguardo per riportarlo su Geneviev. Sebbene non mi stesse più guardando, quando riaprì bocca capii che si stava ancora rivolgendo a me. "Perchè non vai a prenderci delle birre?".

Stavo ribollendo di rabbia. La sua capacità di lasciarmi senza parole stava cominciando ad essere davvero irritante. "E se ve le tirassi in testa?".

La bocca di Geneviev si spalancò contemporaneamente agli occhi. "Permettete alla vostra femmina di rivolgersi a voi in questo modo?".

"No". Alec scrollò le spalle, abbozzando lievemente. "Ma se voi conoscete un modo per frenare la sua lingua sarei ben lieto di ascoltarvi".

Geneviev si massaggiò la barba. Era talmente folta da riuscire a celare la sua vera età. Sotto di essa la pelle era priva di imperfezioni, ad esclusione di una sottile cicatrice che gli attraversava la mascella. Ricordava la pelle di un adolescente e per tale l'avrei scambiato se i suoi occhi non fossero stati così attenti e stanchi da lasciar intendere di aver visto cose che un ragazzino non avrebbe mai dovuto conoscere. 

"Potreste sempre tagliargliela", propose calmo, dopo averci ragionato su. 

"Naaa, quella le serve anche per altre cosette". Ammiccò Alec, cameratesco. 

Geneviev scoppiò in una fragorosa risata e gli assestò una sonora pacca sulla spalla. "Ben detto, amico mio. Ben detto".

Picchiettai un piede a terra, rifiutandomi di arrossire. "Quando poi avrete finito di giocare a chi ce l'ha più lungo, potreste spiegarmi cosa sta succedendo? Chi è questa Mary Campbell? Possibile che si chiamino tutte Mary in questo dannato posto?".

Per un breve istante, davanti agli occhi mi apparve il viso della mia amica Mary e un'istintiva malinconia mi obbligò a stringere le labbra per zittire un singhiozzo. 

VOGLIO CHE TU SIA MIAWhere stories live. Discover now