COMPLOTTI (per un pubblico adulto)

11.4K 605 121
                                    

POV MARY

"Marito mio", sussurrai col cuore in gola, quando l'uomo che amavo più del mio stesso padre avanzò lentamente sul proprio stallone, oltre le mura di cinta.

Un drappello di cavalieri lo seguiva a poca distanza, in un'armonica fila retta. I cavalli proseguivano esausti la propria marcia, nitrendo e incespicando nel terreno ancora umido di pioggia. Sopra le loro groppe i cavalieri si reggevano saldamente alle redini, le spalle infossate e gli occhi di chi aveva visto la morte da vicino. 

"Moglie". Mio marito inclinò il capo in segno di saluto e con uno scatto balzò giù dalla sella. L'armatura non gli rallentava i movimenti, anzi, ne sottolineava l'agilità, sebbene la spossatezza ne rallentasse i riflessi. "Fatemi preparare un bagno e attendetemi nelle nostre stanze".

Piegai le ginocchia in un breve inchino. "Sarà fatto, mio Signore".

Mi voltai in fretta, pensando velocemente dove potesse essersi cacciata la serva che lo assisteva durante il bagno, ma appena tentai di fare un passo in avanti la sua mano si strinse attorno al mio gomito, immobilizzandomi.

"Restate ferma dove siete", tuonò. 

Non era arrabbiato. Anche se non potevo vederlo in faccia intuivo dal tono che quell'ordine era scaturito da un desiderio represso. Eravamo rimasti separati per troppi giorni e quello era il risultato. Non era la prima volta che accadeva. Sempre più spesso, da quando re Carlo I aveva abdicato, mio marito doveva partire in fretta e furia per guidare i Covenanti. 

"Lasciatevi guardare ancora un momento", implorò.

A quel punto mi voltai e restai ferma, senza quasi respirare, concedendogli tutto il tempo che desiderava per lasciar scorrere i propri occhi su di me in una carezza audace. Sarei rimasta così anche per tutta la notte se era questo ciò che lui voleva. Avrebbe potuto comandare al mio cuore di fermarsi e quello si sarebbe arrestato all'istante. Quell'uomo era diventato il mio pilastro portante, senza il quale sarei caduta senza più riuscire a rialzarmi. Comandava la mia anima, la mia vita stessa, ed era diventato padrone del mio corpo dal giorno delle nozze. Qualunque cosa mi avesse chiesto, l'avrei accontentato. Senza fare domande. Con qualunque mezzo.

La parte razionale del mio cervello tentava di mettermi in guardia, avvertendomi che un tale grado di reverenza da parte mia era sbagliato, ma il cuore si rifiutava di ascoltarlo, lasciandosi trascinare e guidare dai sentimenti che sentivo per lui. Era una cosa tipica delle mogli innamorate essere accomodanti col proprio uomo, e di certo io non avrei mai messo in dubbio il suo controllo su di me. Amavo il modo in cui si prendeva cura di me allo stesso modo in cui amavo il suo bisogno di comandarmi. Gli appartenevo, punto e basta. La mia parte razionale poteva andarsene al diavolo.

"Quando cinque giorni fa vi ho lasciata, eravate bellissima", ricordò, dopo avermi esaminata lentamente da testa a piedi. 

"Ed ora, mio Signore, non apprezzate più ciò che state vedendo?".

"Al contrario. Perché siete diventata ancora più affascinante. E fidatevi... non lo credevo possibile. Mi domando se per caso non abbiate fatto un patto col diavolo".

Ridacchiai, coprendomi la bocca col palmo della mano. "Voi mi adulate, marito mio".

"E' un vostro sacrosanto diritto essere adulata".

Allungai un braccio per accarezzargli la guancia coperta da un velo di barba. Sapevo che un gesto così intimo non sarebbe passato inosservato dagli altri cavalieri ma in quel preciso istante ogni cellula del mio corpo anelava ad un contatto con mio marito, seppur breve. "Vi ringrazio. E, se posso permettermi, devo dirvi che la battaglia non ha lasciato su di voi alcun segno; siete e rimarrete il più affascinante guerriero su cui i miei occhi si siano mai posati".

VOGLIO CHE TU SIA MIAHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin