TRAPPOLA

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POV NADINE

Quel giorno d'inverno, nell'ampio giardino che costeggiava la casa, c'era un silenzio rotto soltanto dallo schiocco sinistro d'una frusta. Nello spiazzo erboso, di fronte alle stalle, lord Stuart e lord Renuar si stavano fronteggiando, grondanti di sudore nonostante il freddo pungente, e nè io né Clark fiatavamo, interessate al modo in cui i due maneggiavano la frusta con abilità.

Con un colpo di polso lord Stuart riuscì  a strappar un urlo di protesta all'animale che, messo alle strette, si impennò sulle zampe posteriori prima di cominciare a scalciare e soffiare dal naso. 

"Credete davvero di aver creato un diversivo, lord Stuart?", lo derise Renuar, incitando il proprio cavallo a trottare attorno a lui.

"Se non altro ho evitato il vostro fendente", ribattè piccato, seguendolo con lo sguardo.

"Lasciate comunque che vi dica che la vostra preparazione è alquanto scarsa".

"Siete stato voi a decidere di allenarvi con me".

"E con chi altri avrei potuto farlo?", ridacchiò, lanciandomi poi un'occhiata derisoria. "Con lei? Proseguiamo ora, e tenete alta la difesa sul fianco destro".

L'allenamento riprese e la calma della prateria innevata venne nuovamente interrotta dai loro ansimi e dallo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli.

"Sono proprio due bambini", sbuffai, nascondendo le mani sotto il mio mantello di ermellino.

Quando Alec mi aveva raggiunta nel futuro, spiegandomi che la mia vita era legata al 1600 e che sarei dovuta tornare proprio in quest'epoca, non avevo pensato nemmeno per un istante che quattrocento anni prima le temperature potessero essere così differenti. Col passare del tempo e con la rivoluzione industriale, l'effetto serra aveva sollevato la soglia del gelo portando ad un surriscaldamento globale e abituando noi uomini a temperature più clementi. Ed ora il mio corpo non sembrava preparato a sopportare quel clima così rigido.

Lady Clark mise da parte il ricamo che aveva in grembo e guardò verso i due uomini, trattenendo a stento un risolino. 

"Gli uomini e le loro spade", sospirò. "Se non tornano a casa con almeno una ferita faticano a reputarsi coraggiosi e temerari. Sembrano sprezzanti del pericolo e vi vanno incontro senza pensare alle conseguenze. Mi chiedo se in un lontano futuro saranno ancora così".

"Nel futuro il massimo pericolo che dovranno affrontare sarà quello di non addormentarsi durante una partita a Medal of Honor", mi lasciai sfuggire.

"Che avete detto, mia Signora?".

Deglutii un groppo di saliva, nel panico. "Una sciocchezza. Non dateci peso".

Lei mi fissò di rimando, corrugando la fronte. E per dei lunghi secondi rimasi col respiro sospeso, chiedendomi se se la fosse bevuta. 

"Da quando avete cominciato a darmi del voi?".

Lasciai andare il respiro lentamente. Era questo dunque ciò che l'aveva stranita! Mi strinsi nelle spalle. "Ho notato che ci tenete molto e che ve lo date praticamente tutti".

"E lo avete notato dopo venticinque anni di vita?".

"Oh.. bhe...", tergiversai, a corto di scuse. "A casa, mio padre e mio fratello non ci tenevano molto al voi".

La sua fronte si increspò ancor di più ma grazie al cielo, vedendo che non avevo intenzione di aggiungere altro, lasciò cadere il discorso. Sbirciai nella sua direzione, tenendo monitorate le sue espressioni e seguii i suoi movimenti tutto ad un tratto impacciati mentre scavava all'interno del cestino del ricamo. Ne estrasse una busta bianca e la rigirò tra le mani, inviandomi un'occhiatina imbarazzata.

VOGLIO CHE TU SIA MIAWhere stories live. Discover now