Capitolo 1: Il Primo Giorno Di Lavoro

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Si Joanne, è il caos. Ci sono cadaveri ovunque, questa volta il Joker ha messo appunto un colpo che ha sbalordito tutti, persino chi credeva che lui fosse pazzo. Ora ne siamo certi. Deve essere rinchiuso, al più presto. Ma, aspetta, il Joker è stato catturato. Batman ci è riuscito! Speriamo che questa volta rimanga dentro il più a lungo possibile!

Urla gioiose e pianti per i vari morti si sentirono  in sottofondo, in una Gotham ferita da anni di dolore. Tutto causato dal “Pagliaccio principe del male”, come lui stesso si definiva.

Strinsi le mani intorno al mio caffè bollente e mi chiesi da cosa nascesse tutto il male presente in quell’uomo. Da psichiatra sapevo perfettamente che tali disagi psichici non nascevano dal nulla, ma si presentavano dopo un evento traumatico durante l’infanzia.

La stretta troppo forte sulla tazza di carta del caffè, fece fuoriuscire il contenuto, che andò a macchiare il divano bianco del mio salotto, sul quale ero seduta.

“Merda” esclamai e corsi a prendere degli stracci, per cercare di tamponare e rimediare al danno che avevo fatto. Tornai in salotto con un kit vasto, ma nulla fece togliere quella macchina marroncina. Sbuffai, continuando a guardare quello spettacolo orribile davanti ai miei occhi. La macchia non solo non se n’era andata, ma si era allargata.

Pensai che probabilmente sarei dovuta ricorrere ad un professionista di queste cose. Perciò mi alzai dal pavimento e mi avvicinai al mobile, sul quale si trovava il telefono fisso. Sotto di esso, in un cassetto, vi era l’elenco del telefono, dove trovai il numero di un tappezziere che faceva proprio al caso mio.

Composi il numero e aspettai che dall’altra parte della cornetta qualcuno mi rispondesse.

Ma nulla.

Mentre aspettavo, ricomponendo ancora una volta il numero, ripensai alla strage che il Joker aveva messo in atto e mi strinsi una mano al petto. Mai come allora fui felice che la mia famiglia fosse lontana da Gotham e da quel pazzo furioso.

E proprio pensando a lui, il mio occhio cadde sulla via in cui si trovava il tappezziere che io cercavo di contattare. La cornetta mi cadde dalle mani e mi si strinse un nodo in gola. Era una delle vie che era stata colpita da Joker e la sua bomba piazzata nel municipio della città.

Feci qualche passo indietro, senza nemmeno rendermene conto, e il mio cellulare iniziò a squillare. Come risvegliandomi da un brutto sogno, scossi la testa e feci un grosso respiro.

In fondo era solo un caso, no?

Iniziai, così, a cercare il mio cellulare e risposi alla chiamata, ancora un po’ scossa.

“Pronto?” feci, ancora fissando l’elenco del telefono. Anche se fosse stata una coincidenza, come poteva essere proprio adesso. Poi pensai che fossi davvero troppo paranoica.

“Parlo con la dottoressa Quinzel?” fece una voce maschile dall’altro capo del telefono e fui subito attirata dall’appellativo utilizzato. Era dalla mia laurea che nessuno, purtroppo, usava il mio titolo di studio.

Harley & Joker Where stories live. Discover now