ᴛᴇʀᴢᴏ ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ

1.7K 191 35
                                    

𝓙𝓸𝓼𝓱

Dopo quello che le ho fatto, ho cercato di evitarla per tutto il giorno.
Volete sapere perché? Perché la mia mente riusciva a pensare solo a noi due in atteggiamenti poco casti.
La prima cosa che ho fatto ieri sera, è stata una bella doccia fredda, o meglio gelata. In modo tale che mi arrivasse un po' di ragione in quel povero cervello che mi ritrovo, poiché ieri, una parte di ragione è scappata via.
Dove troverò il coraggio di guardarla in faccia? Se la vedo, non riuscirò ad immaginarla com'è realmente, bensì con la maglietta alzata, ma a dirla tutta, non solo quello. La cosa assurda è che non sono affatto pentito, anzi rifarei tutto di nuovo. Infatti il senso di colpa è svanito subito dopo.
Farei qualunque cosa per riempirla di baci..
Per mia grande fortuna durante la mattinata non la incrocio per la casa. Penso proprio che sia uscita prima di proposito, come biasimarla, io l'ho capito subito che avrebbe provato vergogna per ciò che le avevo fatto.

Nel corridoio scolastico, la figura di Bill viene verso di me. Ha delle cartelle in mano e uno zaino sulle spalle. È sempre accompagnato dalla sua aria da duro, ma in realtà è un simpaticone, non rappresenta per nulla ciò che trasmette a primo impatto.
Lui gioca nella mia stessa squadra di football, il suo ruolo è running back, il quale consiste principalmente nel ricevere la palla grazie ad un passaggio ravvicinato.
«Hai saputo?», domanda subito.
Non mi saluta nemmeno, spara direttamente una domanda, però si vede che cerca notizie da me, peccato non sappia di cosa stia parlando.
«Cosa?» Mi sembra strano che non sappia nulla, di solito sono sempre il primo a sapere ciò che succede, sia all'interno che fuori dalla scuola.
«Stanno organizzando una partita con l'altra scuola della nostra città. Quindi c'è una riunione con il capitano e l'allenatore. Si da il caso che sia tu il capitano, quindi vai dal coach! Facci sapere cosa ti riferisce!», esclama senza aggiungere altro, perciò detto questo se ne va, lasciandomi nel dubbio.
Sapere che ci sarà una partita aumenta le mie possibilità di mettermi in mostra da qualcuno di importante.

L'ufficio del nostro all'allenatore si trova accanto alla palestra, in modo da poter seguire meglio i nostri allenamenti anche sul posto di lavoro, visto che c'è una finestra che si affaccia alla palestra.

Dopo aver bussato alla porta, sento dire avanti, la apro lentamente, ritrovandomelo di fronte.
«Salve signor Tanner», dico salutandolo. Il mio coach è una brava persona, avrà all'incirca cinquantanni. Ormai il calcio è la sua vita, un tempo rappresentato da lui stesso. Attualmente visto che non può più giocare, ha deciso di trasmettere la propria passione a noi. Infatti è da più di vent'anni che è un allenatore.
«Buongiorno Josh. Sei arrivato giusto in tempo, ho delle notizie per te», la mia attenzione viene totalmente rivolta a lui.
Inizio anche a dondolarmi sulla sedia, aspettando una sua parola, però non si affretta a parlare senza prima porgermi una tazza con dentro del caffè, sarà un discorso più lungo del previsto. È strano ricevere del caffè da lui, perché è stata la stessa persona che ci ha vietato di berlo, per farsi che non fossimo agitati o nervosi più del previsto.
«Stiamo organizzando una partita diversa dalle precedenti. Ci saranno delle persone che possono aiutarvi ad avere una borsa di studio, per darvi la possibilità di entrare nella University of Nashville. Visto che sei il capitano devi impegnarti a motivare la squadra, fino ad oggi sei il migliore che abbiamo in campo, sembrerebbe irreale se non provassi ad entrare. Se c'è qualche materia che hai sotto devi recuperarla. Fai quello che c'è bisogno per garantirti un posto come giocatore professionista!», dice tutto con tanta eccitazione.
Wow, sono senza parole. Non sembra vero che proprio io sia ad un passo dal mio traguardo, questo è l'obbiettivo che voglio raggiungere da quando ero ancora un bambino.
Mi ricordo da piccolo, quando mia madre domandava a me ed a Lucy, cosa volessimo fare da grandi, lei aveva sempre mille dubbi, un giorno voleva diventare una cantante, oppure una ballerina, invece io avevo sempre le idee chiare, volevo e voglio diventare un calciatore professionista.
«Signor Tanner, farò del mio meglio glielo prometto». L'idea di fare del mio hobby la mia professione mi elittrizza. Abbandono il suo studio, per prepararmi alla prossima lezione, ma i miei pensieri sono fissi su ciò che mi ha appena riferito.

UN DISASTRO CHIAMATO AMORE Where stories live. Discover now