Una giornata che lascia il Segno

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Sogno la mia casa. Sono in giardino sul dondolo, mentre Joe gioca a frisbee con Micheal e, poco più in là, Liana ride cercando di non far cadere il libro che tiene in equilibrio sulla testa. Tara canta tranquillamente accompagnata dalla chitarra di Charlie.

«È tutto così perfetto» sussurra Jass stringendomi a sé «Troppo perfetto» aggiunge con una voce che non è la sua.

Metaron.

Apro gli occhi di scatto e sussulto. Quello che vedo non è la mia cameretta verde ma un soffitto umido grigiastro.

La dannata cella.

I ricordi mi travolgono come una tempesta e inizio a tremare mentre sento le onde della disperazione infrangersi contro di me.

Mi rannicchio in posizione fetale e singhiozzo, liberando lo stress. Che ore sono? Cosa stanno facendo gli altri?

Mi sento malissimo come se la scorsa notte avessi passato il mio tempo a farmi investire da dei camion.

Resto così fino a quando non mi addormento.

All'improvviso sento una voce. La riconosco, chi altro può essere così scorbutico?
Morgan apre la porta della mia cella e mi squadra con sarcasmo.

«Andiamo, detenuta. Il tuo prossimo interrogatorio aspetta.»

Preferirei rimanere altri cento anni in quella stanza piuttosto che affrontare il mio immediato futuro. Ma non ho scelta.

Mi alzo malamente, sapendo di puzzare e di non essere in forma, ma non m'interessa. Cerco di camminare a testa alta anche se è un po' difficile con la schiena a pezzi.

Morgan richiude il battente e mi prende per un gomito. Mi guarda con i suoi occhi scuri facendo vedere tutto il suo sdegno per la sottoscritta.

«Devo ammanettarti» sbotta bruscamente e mi gira all'improvviso. Prende quegli aggeggi infernali e svolge il suo lavoro, facendomi del male ai polsi.

«Ahia!» sussulto infastidita, ma non si scusa né smette. Quanto lo odio!

Infine, tra le mie imprecazioni e i suoi grugniti, arriviamo in "superficie" e il sollievo è tanto immenso che un sorriso mi si dipinge sul volto prima che possa fermarlo.

A quanto pare è già pomeriggio.

Ho fame, sete e voglio tornare a casa. Morgan sembra avere per me altri programmi. Mi porta al piano di sopra, avanzando con sicurezza nei corridoi. Compare uno di quegli agenti che mi considerano pericolosa e mi si affianca con un silenzio tagliente e l'espressione arcigna.

È un piacere anche per me rivederti, penso, ma sto zitta. Non voglio incappare in altri guai.

Intanto provo a dire il nome Metaron oltre la prima lettera, ma non riesco a pronunciare il suo nome. Provo a sillabarlo: nessun risultato.

Provo alieno, Exys o possesso, ma non ci riesco. Dico "fragola", "gelato", "melanzana", (tanto per dimostrare che ho fame) e ci riesco senza problemi.

Ma perché?

Morgan mi guarda come se fossi impazzita e io lo ignoro. Tanto ne ho abbastanza.
Finalmente, una volta finito quell'interminabile corridoio, vedo una porta rossa bordata di nero. Morgan la apre e, senza staccarsi da me, mi fa accomodare per prima.

Dentro incontro il Signor Baffuto alias Stefan che mi sorride. Siede in una poltrona di pelle consunta dietro ad una scrivania nera e sta mischiando un mazzo di carte da poker.

Mi accomodo sulla sedia di fronte mentre Tipo Preparato Ad Uccidermi In Caso Di Bisogno e Morgan si sistemano dietro di me.

«Amy Almar. Salve.»

The New Age Of Guardians [Completa] #Wattys2019Where stories live. Discover now