ợ ย เ ภ ๔ เ ς เ

127 24 14
                                    

"Cazzo stai bene?" Sono in acqua tra le sue braccia.

Mi stringe forte che quasi soffoco. Inizio a tossire a causa di una piccola quantità di acqua che ho mandato giù.

"Scusami. Non sapevo che non sapessi nuotare"

"Io so nuotare benissimo" annuncio non appena mi porta sulla riva. Mi rialzo e scrollo la sabbia dal vestito. Inutilmente visto che è zuppo. Assumo un tono serio "Stai lontano da me"

Credevo che mi avesse seguita ma niente. Non mi giro, complicherebbe solo le cose. Inizio a correre, la cosa che so fare meglio, forse l'unica che so fare.

Continuo, fino a che le gambe vanno più veloci dei miei pensieri. Chiudo la porta di quella che dovrebbe essere casa mia e lascio scivolare la schiena su di essa, fino a poggiare il fondoschiena sul pavimento. Le gambe piegate e i piedi ben piantati a terra, anche se mi sento sulle nuvole. Metto la testa sulle ginocchia e lascio libero sfogo alle emozioni, finalmente che sono sola. Una lacrima di cristallo, fragile proprio come me, scivola dalle iridi fino a finire sulle gambe libere da ogni pezzo di stoffa.

Vago in mondi immaginari, con le palpebre pesanti, gli occhi arrossati che osservo dallo specchio di fronte a me, nell'ingresso. Non so il motivo per cui lo sto facendo, perché ultimamente sono così debole, quasi indifesa, in cerca d'aiuto, sento di dover scappare e rifugiarmi in un luogo che devo ancora scoprire.

Mamma mi ha sempre insegnato a combattere le situazioni difficili in questo modo: tre lunghi respiri.

Inspiro l'aria tutta dentro i polmoni. Le palpebre crollano e una serie di immagini a rallentatore mi fanno rivivere la scena.

Gli occhi coperti, leggere gocce di acqua salata che vengono a contatto con la mia pelle. Il vento che mi provoca brividi di freddo. Le robuste braccia che mi circondano e mi sollevano. La sensazione di vuoto sotto di me.

Apro gli occhi di scatto e getto fuori l'aria che non mi ero accorta di trattenere.

Il mio respiro è affannato, non ha funzionato. Ripeto la sequenza un'altra volta.

Nonostante la paura il suo abbraccio continua a proteggermi. Mi trascina in acqua. Non mi lascerà mai. No. Non lo farà. Ad un certo punto sprofondo.

Non capisco, perché non funziona. Non ho mai avuto bisogno del terzo respiro. Questa volta è necessario.

Sono immersa dentro un'infinità di particelle di acqua. Apro la bocca in cerca di aiuto ma non riesco ad emettere nessun suono, anzi, quelle particelle leggerissime entrano dentro di me. Non c'è nessuno a salvarmi.

Digito i primi numeri sul cellulare. Devo chiamare lui, la persona che mi ha cacciato in questa situazione. Non riesco ad avere il controllo delle dita.

Con una mano sul petto percepisco i battiti accelerati. N-non riesco a respirare. Un attacco di panico, sto avendo un attacco di panico e stavolta non c'è nessuno a salvarmi.

Il cellulare mi cade dalle mani ed anche io crollo. Non ho la forza per rialzarmi, sono distesa sul pavimento e mi sento impotente. Non posso salvarmi da sola, di nuovo.

Caleb

Ho una bruttissima sensazione. Non dovevo lasciarla andare ma l'ho fatto per orgoglio. Sono ancora in tempo, non può essere andata tanto lontano. Sto per muovere i piedi ma...

"Che fai tutto solo?"

I suoi occhi sono molto belli, hanno lo stesso colore dell'oceano. Il mio sguardo si posa però su un'altra cosa.

"I-io stavo per andare" deglutisco. La sua scollatura mi fa un certo effetto. Non riesco a capire come le donne facciano ad avere tutto questo potere su di noi.

"Non vuoi fare un bagnetto con me? Noi due, da soli..."

Quello che ha appena detto non lascia molto spazio all'immaginazione. Non devo lasciarmi intimidire.

Si avvicina alle mie spalle e inizia a massaggiarle. Poi lascia una scia di baci sul collo.

"Anne. Fermati. Non c'è e non può mai esserci niente fra di noi. E tu lo sai bene. Adesso vai"

"Mi stai cacciando?" Il suo sorrisetto è malefico e il suo sguardo manda delle radiazioni negative.

"No. Me ne vado io"

เภ гเשค คℓ Ŧคℓ๏' |ςค๓εг๏ภ ๔คℓℓคร|Where stories live. Discover now