t г ε

215 45 26
                                    

Trascino i piedi e sento la testa che mi scoppierà da un momento all'altro.

L'atmosfera inizia a calarsi in aria di festa anche se manca ancora un'altra settimana all' addio all'estate.

"La Brighton school sarà perfetta per te" dicevano i miei il primo giorno quando mi hanno accompagnata.

Ricordo ancora mia mamma con le lacrime agli occhi "come crescono in fretta".

Mentre adesso manca poco all'inizio dell'ultimo anno.

Cerco di ricordare perché sono qua.

Ah, già!

"Ultima porta a destra alla fine del corridoio", la voce di Lus mi risuona ancora in testa.

Non sono mai stata dal direttore perché non mi sono mai cacciata nei guai.

Lei invece si occupa dell'organizzazione di tutti gli eventi.

La zona degli uffici è sempre isolata e buia, quasi inquietante.

Do un'ultima sistemata alla cravatta che indosso e sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, osservo il riflesso di me stessa sulla porta che presenta la parte superiore in vetro e appena mi assicuro di avere la voce ben schiarita, busso.

Il rumore delle mie nocche che sbattono nella porta rimbomabano nella stanza vuota e non appena sento una voce che mi dice di accomodarmi scarico tutta la sforza che ho per abbassare la maniglia.

Può sembrare esagerato ma sono sempre in ansia quando ho un'incontro con qualcuno di importante. Ho paura di fare una brutta figura. Lus dice che sono troppo diretta anche se non sono molto d'accordo.

"Lei deve essere la signorina" c'è un attimo di silenzio perché abbassa lo sguardo per leggere nel foglio che si trova sotto i suoi occhi. "Si, Delavigna la stavo aspettando"

"Delevingne" lo correggo.

"Si Dilevegne"

Deficente, penso.

"Come? Ha detto qualcosa signorina" maledetta me che pensa le cose a voce alta.

"Si carino il gatto morto sulla scrivania"

"È imbalsamato, un raro pezzo da collezione, ci tengo molto"

Annuisco anche se mi scappa una risatina e non posso fare almeno di osservare quell'essere in modo ripugnante.

Qualcuno bussa alla porta interrompendo le mie fantasticherie su come possa essere morto il gatto e lo ringrazio per non avermi fatto andare oltre con i miei pensieri inquietanti.

"Avanti" esclama il direttore.

Il ragazzo di ieri entra e rimane sorpreso non appena mi vede proprio quanto me.

Lui mi passa davanti e si siede nella sedia accanto alla mia.

Che sbruffone.

"Allora Deligna"

"Delevigne, mi chiamo Delevigne"

"Fa lo stesso"

Il ragazzo misterioso sorride.

"Smettila di sorridere per ogni cosa o ti verrà una paralisi facciale" e anche perché potrebbe venirmi un'infarto per questo suo sorriso perfetto, ma questo non glielo dico. Sto cercando di controllarmi per non fare brutte figure e fin ora credo di esserci riuscita.

Il direttore sbatte il pugno sulla scrivania per zittirmi.

Una donna di mezza età spunta dal nulla e non posso fare a meno di notare il suo abbigliamento elegante. Strano, pensavo non ci fosse nessuno apparte me ed il direttore in questa ala della scuola quando sono venuta.

La segretaria porge la tazza al direttore che ne prende un piccolo sorso per poi poggiarla sul ripiano.

La voce del direttore mia fa tornare con i piedi per terra.

"Allora, tu dovrai occuparti della musica" dice rivolgendomi lo sguardo.

"Dallas, puoi scegliere anche tu la musica per la festa"

Avrò sentito male.

"Perfetto" risponde.

"Ha sbagliato, della musica mi occupo io"

"Oh ma non ho sbagliato! Lo farete insieme"

Sento gli occhi del ragazzo di cui non so il nome puntati su di me e questo mi imbarazza un po'.

Non è possibile. Ditemi che non è vero.

"Dallas inizierà a frequentare i corsi da quest'anno e deve cominciare ad ambientarsi. Sono sicuro che vi troverete benissimo insieme. Puoi mostrargli la scuola e il dormitorio?"

Si ormai che ci siamo posso anche fargli fare il giro della città.

"È molto gentile da parte tua"

Fanculo a me e alla mia bocca che non può fare a meno di parlare.

Sforzo un sorriso.

Mi dirigo verso la porta di uscita.

"È stato un piacere conoscerla" pronuncia il ragazzo avvicinandosi al direttore e porgendogli la mano.

Stavo quasi per dimenticarlo.

Mi viene in mente ciò che mi ha detto Lus prima di uscire "ricordati le buone maniere"

Sto facendo uno sforzo enorme per comportarmi educatamente.

"Arrivederci signor direttore" lo saluto con un sorriso più cordiale possibile.

"La stanza di Dallas è la numero 49" spiega e mi consegna le chiavi.

"Certo".

Nota autrice:
Buona pasqua! Un saluto

เภ гเשค คℓ Ŧคℓ๏' |ςค๓εг๏ภ ๔คℓℓคร|Kde žijí příběhy. Začni objevovat