28. La promessa riscossa

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Camminando per le strade della città insieme al mio famiglio, iniziai a sentire freddo. Marzo era sempre stato un mese più freddo che caldo e mi ritrovai a pensare a San Francisco, troppo calda e soleggiata persino in quel periodo dell'anno.
Buonasera Confine, sentii una voce ovattata tipica delle erranti dietro di me e rabbrividii dalla sorpresa. Herion se ne accorse e mi osservò di sbieco.
"Buonasera...", mormorai quando l'errante, che mi aveva aiutato a trovare Sara la disastrosa sera in cui aveva rischiato di morire, mi si parò davanti.
Hai mantenuto la parola, alla fine..., fece un risatina. Era un ragazzo abbastanza alto e smilzo, con gli occhi infossati e i denti storti. Mi guardai intorno, il nostro girovagare senza una meta ci aveva portati proprio in via Bologna, nei pressi del locale. Mi trattenni dallo sbuffare e alzare gli occhi al cielo: avevo troppe cose per la testa, non potevo aggiungerne un'altra.
"Sei in modalità Confine?", chiese retoricamente Herion con il suo classico sorrisetto sghembo.
"No, è che nel tempo libero mi piace parlare da sola e sembrare pazza", risposi sarcastica.
Vieni con me, Confine, disse il ragazzo di prima. Lo fissai guardinga, senza muovermi di un passo.
Puoi portare anche il tuo fidanzato se vuoi, ma credo sia inutile, dal momento che non può vederci, chiarì. Quindi non era solo lui ad avere richieste. Mi allarmai, avrei mai potuto aiutarli? Cosa potevano volere da me?
"Andiamo", risposi ad entrambi, poi riferendomi solo all'errante: "Herion viene con me, non perché è il mio ragazzo, ma perché non possiamo stare lontani senza stare male", spiegai.
L'errante mi osservò per un secondo di troppo, si smaterializzò e lo vidi comparire pochi metri più avanti.
Quindi oltre ad essere un Confine, sei anche una cacciatrice, affermò pensieroso. Bene, lapidò andando avanti convinto di essere seguito.

~

Io ed Herion ci ritrovammo nel cortile interno di un asilo abbandonato e sicuramente occupato da ragazzi che ci dormivano dentro ma che in quel momento non c'erano. All'interno, la puzza era asfissiante: c'erano coperte logore, materassi bucati e sporchi, vestiti rotti e ammassati in ogni angolo, spazzatura ovunque. Le pareti erano imbrattate di vernice colorata, perlopiù rossa e nera. Non c'era scritto nulla di interessante, solo mezze frasi sconnesse e coperte da altra vernice. In realtà però quel luogo che sembrava deserto e abbandonato a se stesso, era pieno. Pieno di gente che Herion non poteva vedere, ma io sì.
"Come posso aiutarvi?", la mia voce risuonava dura in quel luogo raccapricciante. Al calar della sera sembrava ancora più lugubre.
Nessuno disse niente. Erano circa una quarantina di anime, molte di più della serata al Bunker. Mi sentii un po' stupida quando notai che erano tutti vestiti di nero, non avendolo notato prima. C'era chi indossava jeans e maglietta neri e alcune ragazze con vestiti lunghi dello stesso colore. Almeno la metà di loro indossava una specie di mantella lunga color carbone. Mi sentii mancare l'aria quando fui vicina al motivo per cui tutti avessero lo stesso strano abbigliamento.
"Samuele", sussurrai angosciata. La mia voce era amplificata dal vuoto che mi circondava. Una ragazza dal viso dolce e familiare fece un passo in avanti, allontanandosi dalla massa. Aveva i polsi tagliati e la gola squarciata. I suoi jeans erano arrotolati a metà polpaccio, le caviglie erano circondate da profondi lividi neri.
Mi chiamavo Ginevra, prima di venire qui. Ora non sono nessuno se non l'ombra sbiadita di una ragazza che aveva ancora tanto da fare su questa terra. Indicò tutti i presenti con un ampio gesto delle braccia. Noi tutti siamo solo ombre, per colpa di quel demonio. Adesso siamo solo fatti di rimpianti e vendetta.
Sentii Herion chiedere il permesso di vedere con i miei occhi che in quel momento sbarrai: il viso di quella ragazza mi era familiare. Ginevra Santoro, la ragazza scomparsa. Rastrellai il gruppo cercando anche Luca Gentilini e Giulia Occhineri e trovai anche loro poco dopo. Sentii lo schiaffo della delusione dritto in faccia. Non erano scomparsi, erano morti. Non ero stata in grado di aiutarli.
"Cosa volete che faccia?", rantolai abbassando lo sguardo.
Vogliamo che lo fai fuori, rispose Ginevra. Vogliamo vendetta. Il nostro corpo immateriale non ci permette di vendicarci, quindi abbiamo bisogno di te.
"Vendicarvi non servirà a nulla, non potrete tornare indietro", soffocai una risata isterica. Io avevo sempre voluto incastrare Samuele, ma non avrei potuto togliere la vita ad un altro essere umano. Nemmeno un assassino.
Ginevra fece un sorriso crudele.
Guardaci, Cacciatrice! Guarda come siamo ridotti. Pensi che se non ci aiuterai allora noi lasceremo correre?, urlò nella mia testa combattiva. La nostra non è una richiesta. Se non ci vendicherai tu, lo faremo da soli.
Aggrottai le sopracciglia guardando Herion. Lui aveva gli occhi bianchi, stava osservando tutto tramite i miei. Mi stavano sfuggendo troppe cose in quel momento.
"L'errante ti sta minacciando, Aurora", affermò Herion con risolutezza.
"Che volpe", ironizzai a bassa voce, senza staccare gli occhi da quelli di Ginevra.
"Non ti sei mai chiesta da dove vengano gli spiriti demoniaci?", chiese lui, poi. Odiavo tutte queste domande che giravano intorno la questione.
"Sono erranti a cui doni un flusso di energia negativa. Quando un umano cerca di mettersi in contatto con il mondo dei morti, inconsapevolmente regala energia negativa alle erranti che sono più vicine. L'energia diventa una specie di droga che consuma l'errante e che allo stesso tempo la rafforza, diventando quello che i cacciatori combattono da sempre. Quest'anima ti sta dicendo che per vendetta è disposta a diventare uno spirito demoniaco", spiegò.
Sbuffai, combattuta. Non avrei mai potuto uccidere qualcuno. Non ne ero in grado. Come potevo fare una promessa che ero certa di non poter mantenere?
"Voglio aiutarvi", mi pronunciai. Sentivo le mie parole istintive, senza un piano logico ancora elaborato nella testa. "Farò ciò che posso", guardai Ginevra negli occhi per convincerla.
"Riuscirete a trovare pace, dopo?", domandai.
, confermò lei da portavoce.
"Prima di iniziare, ho bisogno di informazioni", puntai lo sguardo a terra, per niente convinta di quello che stavo promettendo. "Tornerò domani, così da attuare un piano".
Tre erranti avanzarono con passo veloce superando Ginevra. Due ragazzi ed una ragazza. Con un sorriso, tutti e tre fecero una riverenza.
Grazie, Confine, per averci liberato dal nostro peso ed essertelo caricato sulle spalle, si pronunciarono contemporaneamente. Le loro voci sovrapposte mi suscitavano una certa ansia. Non capii il senso delle loro parole fini a quando non iniziarono ad accartocciarsi su loro stessi, emanando la loro luce blu che stranamente iniziò a tendere al viola.
Mi stanno dando la loro essenza?, pensai sorpresa. Una promessa poteva avere quest'effetto pur non essendo stata realmente mantenuta? La smorfia sul volto di Herion confermava le mie domande inespresse. Mi avvicinai alle essenze preparandomi allo straziante dolore che accompagnava il gesto di assimilarle, ma non sentii nulla. Nulla se non una forza inaspettata. Sentivo la loro energia scorrere nella mie vene e mi beai di quella sensazione forte e appagante fino a che non mi sentii mancare. Herion tornò ai suoi occhi in un lampo e riuscii a sentire le sue braccia sorreggermi prima che il buio mi avvolgesse di nuovo.
Che cosa mi avete fatto?, riuscii a pensare prima di chiudere gli occhi, vedendo le erranti vestite di nero scomparire con lentezza.

Spazio autrice

Cosa pensate sia successo ad Aurora? Un po' mi dispiace lasciarvi sempre con la bocca asciutta... Non è vero, sono un po' sadica e, in fondo, tutto questo mi diverte! Mi piacerebbe proprio scoprire cosa pensate succeda dopo. Cercherò di aggiornare il prima possibile! À bientôt 💕

Anatema I - The CircleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora