7. Ricerche

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Sei settimane e tre giorni dal giorno del mio compleanno. Ero sdraiata sul letto, con una pallina di gomma che tiravo sul muro e riprendevo ritmicamente. Grazia non la vedevo da un bel po'. Irene non l'avevo più vista. Avevo ricominciato a vivere la mia vita di prima, anche perché non ero sicura di poter fare molto altro. Nessuno sapeva darmi delle risposte, io stessa non avevo idea nemmeno da dove iniziare.

"Ehi, stronzetta", salutò Sara sulla porta della mia stanza. Era bellissima e molto naturale. I capelli erano raccolti in una coda morbida, indossava un paio di pantaloni di tuta e una felpa blu scuro.

"Ehi", risposi senza far notare che mi aveva sorpresa. Entrò nella stanza con una tazza di cioccolato fumante che prima non avevo notato. Me lo porse e si sedette sul bordo del letto accanto a me.

"Senti, Auri...", iniziò titubante. Lei non mi chiamava mai così. A, Aurora quando era incazzata, stronzetta, troietta, ma mai Auri. Mi allarmai per un secondo. "Ho notato che sei... diversa da un po' di tempo a questa parte...", continuò deglutendo. Abbassai lo sguardo alle mie mani sulla tazza e cercai di sorseggiare la cioccolata per farle finire il discorso. Come potevo dirle la verità? "Dalla festa di Gian e Ale. Ma non è per il colore degli occhi...non so, è che sei più triste, più spenta! Sai che me ne puoi parlare se vuoi...", continuò.

Sorrisi per sdrammatizzare la sua preoccupazione. Chiusi gli occhi a fessura e sospirai: "Immagino che tu sia arrivata ad una conclusione tua del perché io sia triste dalla loro festa...", risi. Lei si accese e mi guardò divertita.

"Stronzetta, quel bell'imbusto che ti ha accompagnata a casa non è l'unico sulla faccia della terra!", sbottò. Ovviamente era arrivata alla conclusione che mi interessasse Gabriel a tal punto che la mia 'tristezza' fosse dipesa da lui. E non aveva idea di quanto fosse vero. Ma la mia non era affatto tristezza, era dannata preoccupazione. Come potevo continuare a vivere nel dubbio, senza sapere cosa fare? Sbuffai.

"Non è per Gabriel...anzi no, mi correggo. Vorrei rivedere Gabriel più di ogni altra cosa. Ma non è quello che pensi", continuai a lanciare la pallina sul muro.

"Invece è proprio quello che penso, sei innamorata!", le tirai un cuscino.

"Non posso essere innamorata di uno che ho visto una sola volta!", ma la mia voce non sembrava convincente nemmeno alle mie orecchie. Lei alzo prima un sopracciglio, poi entrambe le mani.

"Come vuoi, stronzetta", fece un risolino. Mi prese la tazza dalle mani e uscì dalla stanza. "Comunque puoi sempre provare a cercarlo su Google, chissà, magari trovi il profilo di Facebook!", urlò dalla cucina. Scattai seduta sul letto. Come avevo fatto a non pensarci prima? Misi il più in fretta possibile le mie scarpe da ginnastica e corsi verso Sara ad abbracciarla. "Grazie per l'idea", le sussurrai. Lei rimase per un secondo immobile poi ricambiò l'abbraccio sorridendo. Tornai nella mia stanza per prendere il cappotto ed il cellulare.

"Grazia?", mormorai. Lei si materializzò subito.

Dimmi, tesoro, disse.

Scrissi un bigliettino che appoggiai sul tavolo.

Via della cittadella, biblioteca civica - terzo piano

"Devi dire ad Irene di raggiungermi qui, per favore, è molto importante", mi limitai a dire. Lei di smaterializzò di nuovo dopo un cenno del capo.

***

La biblioteca civica era ovviamente piena di ragazzi universitari. C'era chi si preparava per la laurea e scriveva freneticamente la tesi, chi leggeva tomi di ottocento pagine l'uno, chi sottolineava appunti e chi scriveva su fogli di carta che sembravano infiniti. Mi fiondai al banco dove una bibliotecaria di mezza età e con degli occhiali da vista di gusto indubbiamente discutibile mi guardava annoiata. Le mostrai la mia tessera.

"Mi serve il reparto di Storia dell'Occulto, per una ricerca di...teologia", mentii. La bibliotecaria alzò un sopracciglio ma non disse nulla. Mi indicò un reparto molto polveroso e cupo, proprio da brividi.

Presi diversi libri che dai titoli mi sembravano potessero essere utili: C'è vita dopo la morte?, Leggende sulla morte, Medium: come comunicare con i morti, Il mondo invisibile, La dimensione della morte...

Non mi sarei mai aspettata di ritirare libri di questo tipo in biblioteca. Solo a leggere i titoli mi vergognavo da morire, pensavo fossero solo tutte cazzate. Nemmeno chi era nel limbo sapeva qualcosa di questa maledizione.

Fai ricerche per la tesi?, la voce di Irene mi fece sobbalzare. La guardai con un sguardo truce, sperando che capisse di non sorprendermi più così.

"In realtà, la mia tesi sarà tra due anni", sussurrai. "Voglio provare a fare delle ricerche sulla maledizione, ma ho bisogno del tuo aiuto", continuai piano per non farmi sentire da nessuno.

Adoro questa tua iniziativa! La trovo molto interessante!, cinguettò.

Mi diressi verso una sala con poltrone verdi, totalmente vuota se non per un signore di mezza età che continuava a lanciarmi occhiate dai suoi occhiali dalla montatura nera. Irene si accoccolò davanti a me con un bel sorriso sul volto.

Da dove cominciare?, si chiese osservandomi.

Presi il cellulare dalla tasca e facendo finta di rispondere sussurrai: "non posso parlare adesso", il signore mi squadrò. Irene colse al volo e annuì.

Scusami, non capisco una cosa. Mi è stato riferito...non ti posso dire da chi, che il Gotha pensa che tu abbia accolto il vuoto al posto di Gabriel, disse. Non capivo a cosa si riferisse, ma mi limitai ad aggrottare le sopracciglia.

Questo vuol dire che tecnicamente tu sei come me, un Vuoto..., provò a dirmi. Mi illuminai. Quindi potevo rendermi invisibile? Potevo comunicare telepatica mente anche io? Non ce la feci. "Come faccio ad essere come te?", sussurrai il più piano possibile. Lei alzò le spalle.

Non lo so, non è che mi sono sforzata per avere questa forma, si indicò. Sbuffai leggermente lanciando occhiate al signore che sembrava aver trovato quello a cui era interessato e si stava dirigendo verso le scale della struttura. Aggiornai la mia posizione ad un computer, uno dei pochi del terzo piano, seguita dalla sempre sorridente e bellissima Irene.

Cercammo un po' ovunque, tra leggende, miti e storie religiose...ma non trovammo nulla di soddisfacente.

"Tu sai qualcosa su Gabriel, vero?", chiesi titubante alla biondina di fronte a me. Lei distolse lo sguardo facendo una smorfietta che la diceva lunga.

So abbastanza, l'ho visto parecchie volte nell'Intramezzo, affermò.

"Mi chiedevo... dal momento che anche io ho visto Gabriel nell'intramezzo, questo conferma il fatto che sia un Vuoto, non è così?", domandai.

Non è così facile come sembra. Da quando sei diventata il Confine, molte cose sono cambiate, cose a cui nessuno riesce a dare una risposta. Per esempio, quando un vuoto entra nel limbo, noi tutti sentiamo la sua presenza. Con Gabriel non è successo. Quindi le ipotesi sono due - sospirò - o tu hai un tipo di potere superiore in grado di vedere anche passato e futuro dei mortali o lui è finito in un'altra dimensione che non conosciamo, concluse.

"Quindi Gabriel potrebbe essere da qualche altra parte oltre il limbo e la dimensione terrena?", quasi urlai esterrefatta. Non rispose per almeno due minuti, cercando in tutti i modi di eludere la domanda. Poi si arrese visibilmente, sbuffando.

L'unica che può scoprirlo sei tu.

Anatema I - The CircleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora