6. Il Cerchio

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Confine..., sentii un soffiò gelido nel mio orecchio, nonostante la voce fosse nella mia mente. Mi girai per trovarmi faccia a faccia con la sposa cadavere e istintivamente arretrai da lei con l'urlo bloccato in gola. Mi dispiace, non volevo spaventarti..., continuò dissolvendosi con una vocina sommessa e dolce.

Mi girai dove poco prima avevo visto Gabriel, ma di lui nessuna traccia. Mi aveva abbandonata in questo schifo di nuovo. Comparve di nuovo la sposa cadavere dove poco prima c'era il volto che cercavo da giorni.

"Hai visto qualcuno lì, prima?", chiesi esitante, cercando di non far tremare la voce alla vista inquietante di quella esile figura. Aveva i capelli corvini raccolti, con qualche boccolo spettinato lasciato sulle spalle sottili. Mi chiesi chi fosse, perché fosse lì. Lei si avvicinò piano e con cautela, probabilmente per non spaventarmi come prima. No, nessuno..., disse mesta. Non potevo essermelo immaginato.

"Chi sei?", sussurrai. I suoi occhi neri si accesero di all'istante e tirò su la testa di scatto.

Mi chiamo Maddalena, ma non ricordo altro di me, se non la mia morte..., iniziò. Continuai a guardarla sperando potesse dirmi altro sul suo conto. Non voglio più stare qui, continuò con la tristezza nella voce.

"Come faccio a farti uscire dal limbo?", domandai così piano che mi costrinsi a ripetere la domanda.

Non lo so, rispose. Forse mai nessuno dei Vuoti era riuscito a far uscire le erranti dal limbo. Forse quello era il compito del Confine, ma se mai nessuno era riuscito a farlo, da dove potevo iniziare per cambiare le cose?

"Maddalena, io voglio aiutarti...", dissi proprio nel momento in cui Monica urlò il mio nome. "Tornerò qui, quando avrò delle risposte", sussurrai facendo finta di guardare il magnifico giardino dalla terrazza. Quando Nica mi raggiunse, Maddalena era già scomparsa.

***

Dopo la festa, tornai a casa stremata e senza forze, piena di punti interrogativi, piena di preoccupazioni, piena di frustrazione. Perché doveva succedere a me? Cosa avevo fatto di male? Cosa posso fare per uscirne? Come posso aiutare le erranti? Dov'era Gabriel? Se non aveva accolto il vuoto, che fine aveva fatto? Come aveva fatto a non diventare un Vuoto? Secondo Irene non era possibile e questo non faceva altro che complicare la situazione. Mi ero sognata la sua voce? Il suo magnifico volto, il suo sorriso? Io non riuscivo a capire questo mio attaccamento mentale e fisico per un ragazzo visto una sola volta. Mi sentivo patetica. Io non avevo mai avuto bisogno di niente e nessuno, non avevo mai voluto un ragazzo, tutto il mondo maschile mi era indifferente. Cercavo sempre di essere forte, per me e per le persone a cui tenevo, ma alla fine rimanevo in silenzio. Mi disturbava molto anche non potermi confidare con qualcuno. Non che io mi confidassi molto, Sara e Monica erano abituate al mio atteggiamento riservato. Ma non era mai successo nemmeno niente di eclatante nella mia vita tanto degno di nota da riferirlo a loro due.

Sospirai combattuta sul mio letto. Sentii la presenza di Grazia che cercava di confortarmi senza dire una parola. La adoravo per questo, sembrava che mi leggesse nella mente.

Secondo me, dovresti incontrare il Cerchio, sussurrò. Aprii gli occhi per osservarla.

"Chi è il Cerchio?", mormorai spazientita. Non volevo essere acida con lei, ma tutte quelle novità mi stavano facendo andare nel panico.

Il Cerchio è un Assemblea di Vuoti. Diciamo che è una sorta di autorità qui nel limbo. Nel corso dei secoli i Vuoti sono aumentati così tanto che hanno deciso di eleggere dei membri speciali, spiegò. Mi illuminai. Forse loro potevano darmi delle risposte.

***

Stavo camminando vicino al cimitero monumentale. Avevo i brividi per quanto fosse pieno. Ovviamente, di gente non ce n'era, ma le erranti davano vita a quel luogo morto in maniera alquanto inquietante. Queste anime facevano molto caso a me, avevo pensato che far finta di non vederle mi avrebbe aiutato, non sapevo più come giustificare il fatto che non sapessi come farli uscire da quella dimensione. Questo mio atteggiamento, comunque, non impediva loro di avvicinarsi paurosamente, sentivo le loro mani fumose toccarmi la testa ed il mio autocontrollo stava per cedere. Arrivata davanti, decisi fosse meglio scavalcare il cancello, piuttosto che chiedere al custode di farmi entrare. Mi feci male alle mani e mi sporcai di verde il pantalone, poi spolverandomi un po' continuai piano, seguendo le indicazioni del cimitero. Grazia aveva detto che avrei dovuto farmi trovare davanti un mausoleo a forma di angelo. Trovai l'immensa statua davanti a me dopo pochi passi. Era bellissima ed imponente, di un bianco lucido e candido, alta più o meno tre metri e mezzo. L'angelo era una donna eterea, un po' come mi ero sempre immaginata la Beatrice dantesca, il volto era triste e gli occhi vitrei guardavano fisso di fronte e le braccia era rivolte in avanti, cercando di abbracciare qualcosa. Deglutii rumorosamente. Lessi l'iscrizione in latino che era alla base della statua.

MALEDICTIO OFFERO, ASSUMO VACUUM1.

Ed improvvisamente, caddi nel vuoto.

***

Mi svegliai in un luogo ancora più lugubre del cimitero, ovvero un loculo sotterraneo. Avevo male al fondoschiena e alla spalla, probabilmente per la botta della caduta. Le pareti del loculo erano fatte di terra e non so perché, ma questa cosa mi sorprese. Mi immaginavo catacombe fatte in pietra o in tufo. Invece, la terra era solidamente tenuta da radici enormi e poetiche, la natura aveva creato dei ghirigori preziosi su quelle pareti umide. La luce era fioca, e non riuscivo a capire da dove venisse. "C'è nessuno?", chiesi cercando di non mostrare paura. Sette figure si mostrarono in quella piccola stanza. Erano quattro ragazzi e tre ragazze. Tutti di una bellezza disarmante.

Ciao, Aurora, è un piacere averti qui. Io sono John, loro sono Meredith, Hans, Janelle, Lucy, Eliah e Seth. Hai chiesto di incontrarci, come possiamo esserti utili?, iniziò il ragazzo che era al centro dei sette. Aveva i lineamenti molto duri, che venivano addolciti dai capelli biondo cenere. La sua voce nella mia testa era molto più chiara di quelle delle erranti, anche più chiara di quella di Irene. Gli altri annuirono con la testa al loro nome. Erano tutti nomi stranieri, eppure sembrava capissero la mia lingua.

"Conoscete l'italiano?", chiesi come una stupida. Con tutte le domande che potevo e dovevo fare me ne era uscita una proprio da Guinness degli idioti. Una delle ragazze con un viso dolcissimo e i capelli corti e biondi fece cenno di no con la testa.

No, tesoro...in questa dimensione non esistono lingue, noi comunichiamo con la mente, tu recepisci nella tua lingua quello che vogliamo dirti, sorrise. Poi la riconobbi, un flash, la foto sul mio computer, le mani, l'intramezzo. Era lei, Meredith Johnson. Sbarrai gli occhi e lei capì all'istante di essere stata riconosciuta.

"Ho bisogno di risposte", continuai. Tutti annuirono.

Tu sei un caso molto particolare, Aurora, constatò un altro ragazzo, molto più robusto di John. Lo guardai affinché continuasse. Gabriel, il confine che ti ha passato l'anatema, non è diventato...come noi. Questa è una cosa...impossibile, oserei dire. Non è mai successo che un confine non accogliesse il Vuoto.

"Ma quindi Gabriel ora dov'è? Io ho bisogno di risposte, non so come fare per aiutare le anime intrappolate qui, continuano a chiedermi aiuto ed io sto impazzendo. E la maledizione, da dove nasce? Ci sarà una leggenda, un mito, una storia legata a questo, un modo per spezzare questa maledizione", affermai. Loro spostarono lo sguardo dal mio.

Noi, come te, abbiamo provato a darci delle risposte. Abbiamo cercato di dare un senso a questo e anche di aiutare le anime a lasciare il Limbo. Purtroppo, non siamo riusciti a trovare ancora nulla, disse la ragazza accanto a Meredith. Ma crediamo che tu sia speciale, che forse potresti mettere fine alla maledizione, continuò.

"Ma come? Io non so nemmeno da dove partire, non so nemmeno cosa mi sta succedendo", piagnucolai. Quell'incontro non mi stava aiutando per niente. Meredith mi sfiorò le mani, il suo tocco era più leggero di ali di farfalla.

Tu sei speciale, troverai un modo per salvarci, proprio come hai fatto con Gabriel, disse risoluta. Sbarrai gli occhi, non avevo pensato di essere stata io a salvarlo dal vuoto.

"Sei sicura che sia stata io?", chiesi con voce tremante. Lei annuì vigorosamente. "Ma com'è possibile?", chiesi di nuovo.

Pensiamo che tu abbia accolto il vuoto di Gabriel dentro di te.

Anatema I - The CircleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora