4. Lezione

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Mi girai sconvolta verso Grazia con tantissimi punti interrogativi sul volto. Solamente sentir nominare Gabriel mi faceva balzare il cuore in gola, sentivo le mani sudaticce e il respiro farsi più pesante. Grazia si lisciò la sua vestaglia a fiori ed improvvisamente mi venne voglia di scoprire come mai fosse bloccata nel limbo, come fosse mancata. Ma una figura dietro di lei avanzò timidamente fino a pararsi di fronte a me. Deglutii rumorosamente.

Mi dispiace tanto, Aurora. La voce di quella bellissima ragazza era ovattata e mesta. Sgranai gli occhi.

"Io ti conosco...", sussurrai con un tono di voce stridulo e secco.

Aveva i capelli biondi corti, le lentiggini e gli occhi nocciola grandi come quelli di un cerbiatto.

Sì, sono proprio io. La ragazza che hai visto nell'intramezzo.

La fissai come se di fronte a me ci fosse il nulla. Era proprio la ragazza che aveva baciato Gabriel nel mio sogno. Era una cosa stupida ed irrazionale, ma per quel maledetto bacio la odiai. Cercai di ricompormi, odiavo con tutta me stessa Gabriel, non volevo provare nulla per lui. La mia unica e sola speranza di tornare l'Aurora di un tempo era quella di chiedergli aiuto.

"Intramezzo?", chiesi aggrottando le sopracciglia. Era tutto terribilmente confuso. Grazia mi fece un sorriso dolce ed un cenno con la mano per farmi sedere. La bionda ragazza con gli occhi nocciola si avvicinò a me in maniera spaventosa, tanto che il cuore smise di battere per un secondo.

Ti spiegherò tutto quello che so, Aurora. Ma adesso devi calmarti e sederti, disse con voce amabile e doppia. Non mi resi conto di essere in iper ventilazione fino a quando non mi sentii mancare. Mi appoggiai con cautela al bordo della mia sedia e iniziai a guardare la bella anima di fronte a me.

"Chi sei?", domandai per trovare un punto di inizio.

Mi chiamo Irene e sono un Vuoto, precisò lei sorridendo al mio improvviso cambiamento. Ti riprendi in fretta dallo stato di shock, concluse.

"Hai detto di essere un Vuoto? Cos'è?", in realtà lo stato di shock non era mai scomparso. Ero troppo razionale per affrontare cose simili e troppo pragmatica per non cercare in fretta una soluzione. Ecco spiegato il mio bisogno fisico di saziare la mia curiosità. Non dissi nient'altro e le sue labbra carnose si incurvarono in un mezzo sorriso. Più la guardavo e più pensavo fosse bella e non ero mai stata così gelosa di una ragazza in vita mia.

Il Vuoto è ciò che diventiamo noi ex Confini. Una volta passata la maledizione cessiamo di esistere e finiamo nel limbo, spiegò.

"Io diventerò come te? Quando? Perché mi è stato fatto questo?", non riuscii a controllarmi, sentii gli occhi pungermi e le lacrime traboccare rigandomi le guance.

Anche io ho avuto molte difficoltà ad accettarlo, disse risoluta e senza tanti convenevoli. È il nostro destino, non ci possiamo fare niente. Questa cicatrice, si indicò il polso candido, è il nostro marchio. Il simbolo dell'Anatema.

C'erano tante cose che non riuscivo a comprendere. "Marchio?", mi lasciai sfuggire tra i singhiozzi.

Sì, nessuno conosce le origini della maledizione e nemmeno il perché siamo stati maledetti.

"E l'eterocromia?", chiesi. Notai che Grazia non era più nella stessa stanza. I miei occhi la cercarono ma invano.

L'eterocromia è il motivo per il quale riesci a vedere entrambi i mondi, cioè quello dei vivi e quello dei morti. L'unico altro modo che hai per vedere il Limbo è morire, lapidò.

Scattai sulla sedia e la fissai negli occhi.

"O accogliere il vuoto", precisai. Lei sorrise compiaciuta.

Sei sveglia Aurora, forse è vero quello che si vocifera dalle mie parti... rimuginò. Il mio sguardo la interrogò. Tutto a tempo debito, disse poi.

"I sogni che faccio...sono cose realmente accadute?"

Fondamentalmente i tuoi poteri sono tre. Il primo è, come hai ben notato, che puoi vedere il mondo dei morti. Le anime erranti che rimangono in questa dimensione. Una leggenda dice che ci sia un modo per salvarle è che il Confine debba trovare questo modo. Il secondo è quello di poter vedere il passato di tutti i Vuoti prima di te ed il terzo quello di vedere il futuro, ovvero come trovare il prossimo Confine per passare la maledizione. Gli ultimi due ovviamente non sono volontari, puoi accedere a passato e futuro solo grazie all'Intramezzo.

In quel momento capii tre cose. La prima era che avrei dovuto far subire quello che avevo subito io a qualcun altro. La seconda che non potevo tornare indietro, qualunque cosa avessi fatto non sarebbe servita. E la terza era che molto presto, avrei smesso di esistere.

La mia mente cercava di elaborare in fretta le informazioni ricevute, ma il tutto non faceva altro che aumentare la mia curiosità.

"Cos'è l'Intramezzo? Ti riferisci ai miei sogni?", la mia voce si era fatta flebile e roca.

Sono molto più che sogni, è come se vivessi nel corpo dei vuoti o nel corpo del prossimo confine. Senti quello che sentono loro, soffri e ami come loro, è come una specie di trappola per l'anima, la sua voce si era ammorbidita. Mi alzai in piedi e le feci cenno di seguirmi in cucina. Mi presi un bicchiere d'acqua.

"Se non passassi la maledizione a qualcuno?", sorseggiai guardandola di traverso.

La maledizione passerà al primogenito, la sua voce sembrava un sussurro sommesso.

"Se non avessi figli?", ribattei.

Dicono che se un Confine muore senza passare la maledizione, quest'ultima di trasferirà sulla persona che più si ama.

Deglutii e mi guardai le mani.

"Ricapitoliamo", dissi cercando di fare chiarezza nella mia testa, "io sono il nuovo Confine. Sono il punto di congiunzione tra i vivi ed i morti. Accoglierò il vuoto una volta trovato il prossimo Confine attraverso l'intramezzo e continuerò a vivere i ricordi dei Vuoti sempre grazie ad esso. Una leggenda dice che posso spezzare in qualche modo la maledizione, salvando le anime che vagano in questa dimensione", dissi ad alta voce.

Una volta detta l'ultima parola, tutto mi sembrò molto più reale e iniziai a sudare freddo.

Ti ammiro molto, sai? Io non ero così calma e spensierata, disse Irene non cogliendo il mio affanno.

"Irene, quindi Gabriel è diventato un Vuoto?", domandai con la voce impastata e gli occhi pieni di aspettative.

Lei sciolse il suo sguardo dal mio per la prima volta e lievemente disse nella mia testa: sapevo che saremmo arrivate a questo punto...

Cercai di prenderle le mani, avevano una consistenza simile al fumo, ma molto più densa. Il mio sguardo la implorava, avevo bisogno di vedere anche lui.

Ecco, vedi...Gabriel non ha accolto il vuoto.

Anatema I - The CircleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora