Capitolo 23: Deep thoughts

59.2K 2.1K 1.4K
                                    

Prima di iniziare vorrei chiedervi per favore di leggere la nota in fondo, ci sono delle informazioni che potrebbero interessarvi :) buona lettura

Capitolo 23
Io e Scott restammo in silenzio per qualche minuto. Eravamo entrambi troppo impegnati a fissare un punto indefinito dinnanzi a noi per parlare, la mente persa chissà dove.
I miei occhi osservavano lo skateboard del mio migliore amico, guardai con attenzione le ruote azzurre piuttosto consumate e i lati della tavola scheggiati in più punti. Ero sicura che il retro fosse graffiato a tal punto da rendere il disegno solo un'accozzaglia informe di colori, come la tavolozza di un pittore.
La famiglia di Scott non era mai stata ricca, sua madre faceva l'infermiera ed era sempre così impegnata che doveva essere proprio il mio migliore amico ad occuparsi di sua sorella. La sua intelligenza gli aveva permesso di entrare nella costosa scuola che frequentavo quando vivevo a Los Angeles, il che era un vantaggio perché sapevo che lui odiava chiedere soldi a sua madre. L'ho sempre visto utilizzare il suo skateboard fino a spezzarlo, la prima volta che accadde aveva tredici anni e per poco non si era rotto una caviglia. Rammentavo perfettamente che i giorni a seguire si era recato in strada, ogni giorno dopo la scuola, per suonare la chitarra in modo da racimolare i soldi necessari per comprarsi una tavola nuova. Con il proseguire degli anni accadeva sempre più spesso, tanto che la madre di Scott si era decisa a dargli una paghetta settimanale di dieci dollari, nonostante lui si fosse opposto più volte. Tuttavia Scott non aveva mai speso quei soldi, li aveva sempre chiusi in un vecchio barattolo di marmellata vuoto che riponeva sul comodino di camera sua. Non faceva altro che ripetere che avrebbe speso il denaro per fare un lungo viaggio, voleva attraversare l'America. Emma affermava spesso di voler intraprendere quella che lei definiva avventura con lui, aveva persino comprato una cartina geografica e vi ci aveva segnato tutte le città che desiderava visitare con svariate puntine rosse.
Ricordavo anche che quando se ne era andata, in un momento di frustrazione e, soprattutto, di disperazione, avevo utilizzato tutte le puntine rimaste inutilizzate per segnare ogni città della cartina che mi capitava sotto gli occhi. Un unico pensiero attanagliava la mia mente in quel momento: ora puoi andare in tutti i posti che vuoi.

" Che mi dici di Aiden? " la voce di Scott mi distolse dal mio flusso interminabile di pensieri e mi costrinse a voltarmi verso di lui.

I suoi occhi azzurri non erano più lucidi, tuttavia continuavano ad essere arrossati e leggermente gonfi. Il suo viso era incredibilmente rilassato, era come se il pianto di prima gli avesse giovato lo spirito. Alle mie orecchie giunse la risata colma di gioia di un ragazzo, susseguita dal gracchiare di un corvo in lontananza. Avevo le narici riempite del profumo forte del mio migliore amico e il vento freddo aveva preso ad intorpidiremo leggermente le dita.

" Cosa vuoi sapere di lui?" indagai, mentre cominciavo a giocherellare con l'anellino d'argento che ornava la mia narice sinistra.

Alle mie orecchie giungeva il suono prodotto dalle ruote degli skateboard a contatto con il suolo e quello delle foglie che venivano trasportate dal vento ai piedi degli alberi. Mi sembrò quasi che la brezza di ottobre volesse mimare lo scalpitare del mio cuore e l'agitazione che mi attanagliò nell'udire il nome di Aiden.

" Ti piace" disse e più che una domanda sembrava un'affermazione, nell'udire le sue parole mi sentii improvvisamente il viso in fiamme.

I miei battiti cardiaci erano accelerati e per la prima volta in vita mia, mi sentivo a disagio nell'avere una tale conversazione con il mio migliore amico. Non era la prima volta che parlavamo di ragazzi, ma per qualche strano motivo, quella, mi sembrava diversa dalle altre. 

" No, ti sbagli. Siamo solo amici" risposi, il mio tono di voce, con mia grande sorpresa, non era sicuro come speravo sarebbe stato.

Avevo la voce talmente tremante che persino io facevo fatica a credere alle mie parole. Mi portai le mani sulle guance e sentii il calore che emanava il mio viso. Lanciai un'occhiata a Scott e vidi le sue labbra incresparsi in un sorriso divertito, prima che lui cominciasse a scuotere leggermente la testa in segno di disapprovazione. Era ovvio che non fosse d'accordo con me e che lui vedesse ciò che ai miei occhi risultava impossibile.

Hurricane Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora