Capitolo 2: Hurricane

140K 3.7K 3.1K
                                    

Social:
Instagram personale: Zeldasmile
Instagram page: Alex9230_stories
Twitter personale: Zeldasmile07
Twitter page: Hurricane page
Facebook page: Hurricane story
Se volete essere aggiunti al gruppo whats app scrivetemi in chat💘

Capitolo 2

Aiden
Stavo passeggiando per le vie di New York ed ero alla disperata ricerca di un soggetto da fotografare.
Avevo sempre amato la fotografia, sin dal primo momento in cui, per la prima volta, avevo tenuto tra le mani una macchina fotografica. Trovavo affascinante e a dir poco splendido come le foto riuscissero a catturare gli istanti e a renderli immortali, in modo che non sparissero nel marasma di ricordi che affollano generalmente la mente.
La fotografia costringeva l'essere umano ad osservare attentamente il mondo, a non lasciarsi scappare i piccoli dettagli che solitamente non saltavano all'occhio. I momenti che avevo immortalato nell'arco degli anni avevano catturato e trattenuto per sempre istanti che erano ormai svaniti da tempo, permettendomi di riviverli tutte le volte che lo desideravo.
Avevo camminato per tutto il pomeriggio, girovagando per la città senza una meta precisa e mi ritrovavo tra le mani solo due foto che, ad ogni modo, non mi soddisfacevano per niente.
Mi ero quasi deciso a rinunciare, convinto che quella giornata non sarebbe stata affatto producente, quando sul marciapiede sul quale ero intento a passeggiare, vidi una ragazza compiere le giravolte mentre ascoltava la musica.
Sorrisi, pensando che fosse fuori di testa e nonostante ciò, avvicinai la macchina fotografica al mio occhio, impiegai qualche secondo a mettere a fuoco l'immagine e scattai la foto.
Osservai il risultato e pensai che rappresentasse a pennello la mia idea di libertà.
Era rimasta intrappolata nel momento in cui ballava spensierata, mentre le macchine che sfrecciavano veloci sull'asfalto dietro di lei apparivano sfocate, i suoi occhi erano chiusi e i capelli le coprivano leggermente il viso lasciandolo in penombra e rendendola allo stesso tempo misteriosa ed affascinante.
Le braccia della ragazza erano morbidamente sospese a mezz'aria e le gambe avevano assunto una posa quasi perfetta, il che mi suggerii che, probabilmente, anni addietro avesse praticato danza.
Era una delle fotografie più belle che avessi mai scattato.
Mi avvicinai a lei mentre persisteva ad ondeggiare spensierata ad occhi chiusi, rimasi qualche secondo a guardala chiedendomi chi fosse e da cosa fosse dovuta la sua felicità, prima di picchiettarle un dito sulla spalla per farla tornare nel mondo reale.

" Dio " esclamò, posandosi una mano sul petto e rimuovendo una delle due cuffie che portava alle orecchie.

Sorrisi nel vedere la sua espressione scioccata e sbigottita, si guardava intorno come se si fosse dimenticata di dove si trovasse, la bocca leggermente schiusa.

" Sì, se vuoi puoi chiamarmi così. Non saresti di certo la prima " replicai, mentre la osservavo alzare un sopracciglio e guardarmi da capo a piedi come se fossi stato un alieno.

Era davvero carina con quel suo piccolo naso, le labbra rosse e carnose. Aveva gli occhi color ambra che sembravano brillare come pietre preziose, nonostante il cielo fosse coperto da nuvole grigie e minacciose, impedendo così alla luce di colpire al meglio l'iride facendone pianamente risaltare il colore.
I capelli scuri e mossi sulle punte le incorniciavano il viso e la loro tonalità metteva in risalto la colorazione delle iridi della ragazza.
C'era qualcosa nei suoi occhi che mi fece provare una morsa al cuore, erano velati di una tristezza fitta e densa come la nebbia che avvolgeva New York durante l'arco dell'autunno. Quegli occhi parevano celare un dolore pronto a raccontare storie mai narrate, come se si fosse trattato di un antico libro. Solo una volta in vita mia avevo visto tanto dolore racchiuso in un solo sguardo.
Lei era bella e triste come un paesaggio invernale.

" Hey, la smetti di fissarmi o vuoi una foto? " chiese lei, incrociando le braccia sul petto e fissando le sue iridi ambrate nelle mie.

Per essere così mingherlina, dovevo ammettere che aveva un bel caratterino. Non mi era mai capitato prima che qualche ragazza si rivolgesse a me in quel modo.
Era bassa e minuta come una piccola bambola di porcellana, però ero pronto a scommettere che sotto quel bel viso si nascondesse un carattere indomabile. Lo capivo dallo sguardo di sfida che mi stava lanciando e dalla domanda che mi aveva rivolto.

Hurricane Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora