Capitolo 1: New York

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Capitolo 1
Era un caldo e afoso pomeriggio di Settembre, ed ero finalmente giunta a New York dopo estenuanti giorni trascorsi alla guida della mia auto.
Mio papà aveva insistito tanto perché prendessi l'aereo, ma io non avevo avuto alcuna intenzione di abbandonare la mia adorata macchina a Los Angeles. Così, dopo svariate discussioni, aveva capito che era una guerra persa in partenza e di conseguenza io ero riuscita a convincerlo del fatto che non sarei sicuramente morta a guidare fino a Manhattan.
Avevo impiegato molto più tempo del previsto a raggiungere la grande mela, ma non mi ero mai pentita della scelta che avevo preso; anzi, ne avevo approfittato per godermi il tragitto e, soprattutto,  per assaporare il dolce gusto che sentivo in bocca ogni volta che mi rendevo conto di quanti chilometri mi stessero effettivamente separando dalla città in cui vivevo in precedenza.

New York era esattamente ciò di cui avevo bisogno, nonostante mi riportasse alla mente ricordi dolorosi. Principalmente perché si trovava sul lato opposto della costa, il che implicava che fosse lontana dalla California e quindi da Los Angeles e da tutto quello che volevo dimenticare.
Non che Manhattan fosse il mio giardino dell'Eden, ma - a quel punto - potevo affermare senza indugi che Los Angeles si era rivelata solo un gran buco nero, perciò andarmene era risultata essere la scelta più giusta.
Sai benissimo che non puoi scappare da me.
Strinsi tra le mani il volante, mentre cercavo di far tacere la mia coscienza.
Gli svariati strizzacervelli che mi avevano avuta in cura dicevano tutti la stessa cosa quando descrivevo la voce che mi parlava nella testa : " Si chiama coscienza morale. La possiedono tutti, è quella parte del tuo cervello che ti permette di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e che ti fa agire di conseguenza. In poche parole è la voce dei tuoi pensieri più reconditi, buoni o cattivi che siano".
Avevo sentito quelle parole così tante volte che le avevo ormai imparate a memoria. Prima di avere a che fare con loro, avevo sempre trovato tutti gli psicologi di una noia mortale e ritenevo che provassero una strana e perversa gioia nello psicoanalizzare i loro pazienti. Eppure, ad essere completamente sincera, dovevo ammettere che le mie sedute dagli psicologi non si erano mai rivelate completamente inutili, se si escludevano le prime che erano state scandite da lunghi silenzi e da risposte spicciole da parte mia dettate semplicemente dal mio voluto distacco emotivo e dal fatto che non mi sentissi pronta di aprire le porte dei miei sentimenti agli sconosciuti.
La verità era che l'ultima psicologa dalla quale ero starà in cura mi aveva aiutata parecchio a fronteggiare le mie paure, spingendomi a ritrovare la forza che possedevo e a vivere la mia vita al meglio. Dovevo molto alla signorina Bloom e grazie a lei mi ero ricreduta sugli psicologi, portandomi ad essere loro infinitamente grata per l'aiuto che mi avevano dato e per aver sopportato il mio cinismo e le mie risposte evasive.
Se non fosse stato per la signorina Bloom probabilmente sarei caduta in rovina, trascinando con me anche mio padre e durante l'ultima conversazione che avevo avuto con la donna, mi ero preoccupata di ringraziarla per ciò che aveva fatto per me e di prometterle che avrei tentato di seguire i consigli che mi aveva dato ogni giorno, fino a quando sarei finalmente riuscita a lasciarmi completamente alle spalle il mio passato. Dopo aver parlato con così tanti psicologi da averne perso il conto ed essere rimasta sola con i miei pensieri in seguito al mio imminente trasferimento, ero arrivata all'amara e triste conclusione che l'unica persona in grado di curare il casino che avevo in testa, ero solo ed esclusivamente io. Volevo affidarmi alla mia testardaggine in modo da lasciarmi completamente il passato alle spalle e poter essere in grado di respirare senza sentire una fitta al cuore, mi ero imposta di riuscire a raggiungere il mio obbiettivo.
Mi ero ripromessa di sfruttare la mia forza d'animo e la mia testardaggine per fronteggiare la battaglia contro i miei demoni a testa alta, ripensando ai consigli della signorina Bloom in modo assiduo ogni qualvolta mi sentivo sull'orlo del baratro.
Nel corso del tempo, inoltre, avevo ormai realizzato che far tacere la mia coscienza era impossibile, perciò avevo imparato a conviverci nel migliore dei modi.
Mentre parcheggiavo la macchina dinanzi all'hotel mio padre aveva scelto quale nostra temporanea dimora, non riuscii a fare a meno di pensare che, ora che ero così distante dalla California, mi sentivo incredibilmente più leggera.

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