Epilogo.

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Due anni dopo.

«Papi ma questo è papà!» Annuii e alzai il volume della radio, ascoltando la canzone mordendomi le labbra per non scoppiare a piangere. Il disco di Harry, finito almeno due anni fa, è uscito un mese fa, e quella era la prima volta che sentii in radio una sua canzone, Strong. «Chiamiamolo!» Sorrisi a Emma e annuii, prendendo il cellulare. «Lo faccio io papà, che tu stai guidando.»

«Giusto.» Gli porsi il cellulare e la bambina subito compose il numero e avviò la chiamata.

«Papà! Si, tutto bene ma devi sentire una cosa.» Alzai di più il volume e la bambina avvicinò il cellulare allo stereo, mettendo il viva voce. Per avere quasi 6 anni era una bambina abbastanza sveglia. Era un uragano dai capelli ricci castani come Harry, e dagli occhi blu, come i miei. L'avevamo adottata un anno prima e subito si era affezionata a noi, e noi a lei. Si notava che con noi stava bene, che era felice. E io ed Harry non potevamo che essere fieri di ciò.

La canzone terminò ed Emma riprese a parlare, senza togliere il viva voce. «Ti sei sentito papà?» Dall'altra parte sentii Harry tirare su col naso e sorrisi.

«S-si amore.» Rispose con voce tremante e ciò fece preoccupare la bambina.

«No papi perché piangi? Sei triste? Appena arriviamo a casa ti abbraccio, ed anche papà ti abbraccerà così sorriderai e potrò giocare con le le fosse.» Sorrisi intenerito e sentii Harry emettere un sospiro sereno.

«Fossette, amore.»

«E io così ho detto.» Risi, insieme ad Harry.

«Comunque non sono triste, amore. Sono solo felice. Ma fate presto che lo voglio comunque un vostro abbraccio.» La bambina lo salutò e staccò, incitandomi subito dopo a sbrigarmi. Arrivammo in poco tempo nella nostra casa di Manhattan, non ci eravamo spostati da lì, ed Emma subito corse per le scale, e mi ritrovai a fare lo stesso. La porta si aprì appena arrivammo sul pianerottolo ed entrambi ci gettammo tra le braccia del riccio, che erano enormi e che quindi riusciva a stringere entrambi. Emma si aggrappò alla sua gamba, data la bassezza, ed io nascosi la testa tra l'incavo del suo collo, lasciandogli piccoli baci.

«Mi fate chiudere la porta?» Risi e mi staccai, chiudendo io la porta dato che la bambina decise di non volersi allontanare dal riccio. Allora quest'ultimo la prese in braccio e gli stampò baci su tutto il viso, facendo ridere di rimando lei, e sorridere me.

Portai la mano sulla fede che portavo all'anulare sinistro e istintivamente rabbrividii ripensando a due prima, il 28 settembre 2016, quando io ed Harry ci giurammo amore eterno. Era stato un giorno indimenticabile. C'erano tutti i nostri amici del Kansas, e avevo invitato anche le mie sorelle che non vedevo da una vita e mi commossi quando le abbracciai. I miei genitori ovviamente non si fecero vedere, ma fui grato di ciò. C'erano anche i miei colleghi, James il mio capo e anche Stephen, il capo di Harry. Fu un giorno intenso, ricco di emozioni. Ma era anche il giorno in cui arrivò la busta dall'orfanotrofio, in cui ci avvisava che la nostra richiesta di adottare Emma era stata accettata. Quindi ecco perché era un giorno indimenticabile.




















«Sveglia, papà! Sveglia!» Mugugnai infastidito da quel fracasso, dal letto che non smetteva di sobbalzare perché sicuramente Emma ci stava saltando sopra, e da qualcuno, Harry, che continuava a scuotermi.

Aprii gli occhi ed il riccio si fermò, sorridendomi felicemente, ed Emma si fermò e si mise in ginocchio, in mezzo a noi. «Buon compleanno papà!» Urlò, per poi lanciarsi su di me ed abbracciarmi. Sorrisi guardando Harry, che subito dopo si avvicinò e mi diede un bacio a stampo.

Sorry that I love you.Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ