Capitolo venti.

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Due giorni dopo, eravamo dentro al carcere. Avevo l'ansia a mille, anche perché da quello ne sarebbe dipeso il mio rapporto con Harry. Avrei voluto averlo almeno come amico..sul serio? Non ne ero così sicuro ma era meglio che non averlo per niente.

«Oli Wright e Ben Winston? Non potete vederli entrambi. O decidete solo uno, oppure uno alla volta ma dovrete venire domani.» Mi morsi il labbro inferiore e spostai lo sguardo verso Harry, che scosse le spalle, del tutto infastidito di essere lì. Sospirai.

«Oli. Poi..forse torniamo domani.» La guardia annuì e andò a prendere Oli dopo averci fatto sistemare in una stanza. Una volta seduti presi a muovere la gamba freneticamente e ad intrecciare le mani, senza fermarmi un attimo. Harry, alla mia destra sbuffò.

«Vuoi calmarti?» Evitai di rispondergli, ma mi bloccai appena la porta si aprì ed entrò Oli in manette. Appena mi vide ghignò, mentre la guardia lo fece sedere di fronte a noi, poi si allontanò senza uscire dalla stanza.

«Louis, qual buon vento ti porta?» Chiusi gli occhi e respirai profondamente.

«Oli, andiamo direttamente al dunq..»

«E questo bel riccio chi è? Il tuo fidanzatino?» Rise, mentre guardò il riccio leccandosi poi il labbro. Grugnì e sbattetti un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare sia Harry al mio fianco, sia Oli che spostò immediatamente lo sguardo su di me, corrugando la fronte. «Geloso?»

«Smettila.»

Rise più forte. «Le botte non ti sono piaciute? Hai ragione, avrei potuto sfondarti quel bel culo che ti ritrovi, ma non c'ho pensato.»

Quella volta a grugnire fu Harry. «Non ti permettere di parlargli in questo modo mai più. E adesso ascolta quello che ha da dirti e parla una volta che ha finito.» Disse in tono duro, tanto da intimidire Oli che mi guardò, in attesa.

«Tu..cioè, voi..come sapevate che io fossi proprio qui?»

«Sei venuto a trovarmi per chiedermi questo? Che palle, Louis.»

«Rispondi, porca troia!» Urlai.

«Calmiamo i toni!» La guardia mi guardò ed annuii.

«Quindi?»

Oli sospirò, facendo poi spallucce. «Non lo so.»

«Pezzo di merda! Eri anche tu lì quando Simon l'ha chiamato. Devi solo dire quel fottuto nome.»

Oli mi guardò confuso. «Quale chiamata? Louis, mi sa che avevi le allucinazioni quel giorno.» Mi mossi, agitandomi sulla sedia e sospirai.

«Oli, ti prego.» Il rosso scosse la testa, come a voler dire che non sapeva di che cosa stavo parlando. Abbassai lo sguardo alle mie mani, unite sul tavolo, consapevole che non avrebbe mai detto nulla.

«Non so come aiutarti, Louis. Ti do un consiglio, però. Fatti rivedere da un medico, perché mi sa che il tuo cervello non funziona ancora bene. Sai, ti ho dato un sacco di botte.» Rise forte e chiusi gli occhi mentre i ricordi di quella scena, di quel dolore, erano nitidi nella mia mente. Mi alzai di scatto ed uscii da quella stanza, da quel carcere.

Appena uscito all'aria aperta sospirai tremante e mi accorsi solo allora di star piangendo a dirotto e di avere il respiro affannoso, e la vista offuscata. Attacco di panico, ancora. Mi accasciai al muro e portai una mano al petto.

«Louis! Calmati, Lou.» Harry mi prese il viso tra le mani e puntai lo sguardo nei suoi occhi. «Respira Louis, con me.» La situazione sembrò essere la stessa di settimane prima, al bar. Respirai imitando il suo stesso respiro e subito dopo mi calmai, mentre però le lacrime continuavano a scorrere. «Ti accompagno a casa, andiamo.»

Sorry that I love you.Where stories live. Discover now