Capitolo tre.

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Camminai dietro Harry per tutto il corridoio, entrambi in silenzio. Si fermò davanti ad una porta, prese le chiavi dalla tasca dei suoi jeans e la aprì. Entrò, mentre io rimasi vicino allo stipite della porta. Si girò, e mi guardò alzando un sopracciglio.

«Hai intenzione di non entrare?» Sbuffai al suo essere insopportabile, ed entrai considerando la sua domanda retorica come un invito. Chiusi la porta alle mie spalle e mi guardai intorno. La stanza era enome, come tutte le altre, con un letto matrimoniale altrettanto enorme con due comodini ai lati, una vetrata che portava al balcone, e una porta che probabilmente portava al bagno. Persino un bagno in camera, cavolo!

«Quando hai finito di ispezionare la mia camera, puoi anche entrare qui.» Lo guardai e mi indicò l'armadio aperto. Mi avvicinai per osservarlo e notai che era estremamente piccolo. Deglutii e mi voltai verso di lui, dando le spalle all'armadio.

«Ehm..ma potremmo anche far finta di esserci entrati, no? Io non ci voglio entrare, tu nemmeno, quindi.» Alzai le spalle e lo fissai. Lui ghignò scuotendo la testa.

«Non conosci Xander. Lo capirebbe subito, da un solo nostro sguardo. E poi chi ti dice che io non ci voglia entrare?» Mi sorrise maliziosamente e mi si avvicinò un po' di più. Indietreggiai e lui continuò ad avvicinarsi.

Sospirai. «Okay, smettila. Ci entro.» Sorrise mostrandomi le fossette, e distolsi immediatamente lo sguardo voltandomi verso l'armadio stretto e buio. Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo.

«Non soffri mica di claustrofobia vero?» Scossi la testa e misi un piede all'interno, lentamente. Entrai con tutto il corpo e sospirai spostandomi all'angolo, facendogli spazio. Anche se di spazio lì dentro ce n'era veramente poco. Entrò in meno di un secondo e subito dopo chiuse le ante dell'armadio. Non si vedeva nulla, e quella era la cosa che più mi spaventava. Respirai affannosamente, si sentiva solo quello lì dentro. E ciò catturò l'attenzione di Harry. «Ehi, stai bene? Hai detto di non essere claustrofobico, eppure sembra di si.»

«Ho solo..paura del buio. E non..» Ammisi chiudendo gli occhi. «Non prendemi in giro, per favore.» Deglutii a vuoto e subito dopo le mie parole sentii un qualcosa toccarmi la mano. Aprii gli occhi anche se non serviva a nulla, e mi scansai subito, ancora più spaventato di prima.

«Calmati Louis, era solo la mia mano.» Annuii e quando riavvicinò la sua mano alla mia non feci nulla per impediglierlo. Lo sentii muoversi per un po', poi una piccola luce illuminò quel buio pesto, proveniente dal suo cellulare. «Va meglio?» Sussurrò, e quel tono di voce caldo e basso e quei suoi grandi occhi verdi luminosi, sembrarono calmarmi. Annuii, stringendogli la mano senza alcun apparente motivo. Sorrise, poi guardò il cellulare. «Mancano ancora un paio di minuti, se non te la senti più di stare qui dentro possiamo uscire anche adesso.»

Scossi la testa. «No va..va bene. Però continua a fare luce col cellulare, per favore.»

«Certo.» Sorrisi e sospirai brevemente, più calmo. Harry si schiarì la voce e mi guardò. «Allora, come mai sei qui nel Kansas?»

Deglutii per l'ennesima volta e abbassai lo sguardo. «Avevo voglia di cambiare aria. Doncaster mi stava troppo stretta ormai.» Annuii alla mia stessa affermazione, per poi alzare lo sguardo nuovamente verso di lui.

«E vuoi cambiare aria venendo proprio qui? Io avrei scelto un altro posto.»

«Tipo?»

Scosse le spalle. «Ho un debole per gli Spagnoli e i Newyorkesi in costume. Direi Miami o Manhattan.» Spalancai occhi e bocca e lui ridacchiò. «Cosa? Non ti piacciono?»

«I tipi in costume? Oh, certo.» Stavolta era lui ad avere occhi e bocca spalancati. Ridacchiai ed abbassai lo sguardo. «Sorpreso?»

Deglutì rumorosamente e scosse la testa. Poi ritornò in se. «In realtà lo speravo. Con un sedere come il tuo non potevi non essere gay.» Feci un verso sorpreso, che lo fece scoppiare a ridere come un matto.

Sorry that I love you.Where stories live. Discover now