Capitolo dieci.

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Mi rigirai per l'ennesima volta e sbuffai. Guardai l'orario. 3:05. Erano ore che continuavo a rigirarmi nel letto, non riuscendo a dormire per i troppi pensieri. Non smettevo di pensare allo sguardo deluso di Harry. Mi morsi il labbro inferiore e mi chiesi se era giusto o meno fare ciò che stavo pensando. Dovevo farlo o no? Ma fregatene, Louis.

Mi alzai velocemente dal letto, mi misi le scarpe frettolosamente, saltellando su un piede, rischiando persino di cadere. Indossai la giacca ed uscii velocemente, fregandomene del fatto che fossi in pigiama. Appena chiusi la porta del casale imprecai. Tirava vento e tuonava. Non mi scoraggiai e iniziai a correre. Arrivai alla villa quando incominciò a piovere a dirotto. Mi riparai sotto la tettoia del cancello e notai che nel parcheggio c'erano sia la macchina di Harry sia il furgoncino di Brian. Presi il cellulare dalla giacca e chiamai Harry. Al primo tentativo non rispose, sbuffai e iniziai a tremare per il freddo. Riprovai.

«Avanti Harry, rispondi!» Imprecai quando non rispose nemmeno al secondo tentativo. Dimenticai che quel riccio aveva il sonno pesante.

Sbuffai e osservai il cancello. Non era tanto alto, avrei potuto scavalcarlo senza rischiare di morire. Sospirai e posai il cellulare in tasca. Presi un respiro profondo e iniziai a scavalcare il cancello, con la pioggia che continuava imperterrita a cadere. Arrivato in alto sospirai di sollievo. Un passo era stato fatto. Scesi piano, aggrappandomi forte. Arrivai con i piedi per terra sano e salvo.

Non sapevo nemmeno io perché stavo facendo una cosa del genere. Sicuramente non l'avrei fatto per qualcun altro. Mi avvicinai alla porta d'ingresso ma, ovviamente, era chiusa. Mi misi una mano tra i capelli e pensai. Mi guardai intorno e sospirai quando non trovai nulla con cui aprire la porta. Andai sul retro per controllare se la porta che dava al giardino era aperta. Fortunatamente lo era.

Entrai e la chiusi a chiave. Mi guardai intorno ed iniziai ad andare nel panico perché era troppo buio. Presi il cellulare e feci luce con quello. Andai verso le scale e senza fare rumore salii fino al terzo piano. Aprii la porta della camera di Harry e la chiusi alle mie spalle. Mi avvicinai al letto e sorrisi alla scena.

Dormiva a pancia in su con le coperte fino al busto, a petto nudo ovviamente, con la bocca leggermente aperta. Poggiai il cellulare sul comodino e accesi la lampada poggiata su di esso. Mi tolsi la giacca bagnata e la poggiai sulla poltrona. Tolsi le scarpe e, dato che anche la tuta era completamente bagnata, la tolsi.

Stavo per mettermi a letto ma decisi di togliere la mia maglia e prendere il maglione grigio di Harry dal suo armadio, quello che misi la prima volta che dormii lì. Sorrisi e lo adorai perché vi era impresso l'odore di Harry, ma anche perché era lungo abbastanza da coprirmi i boxer.

Andai verso il letto e mi misi sotto le coperte. Notai che lui non fece una piega. Continuò a dormire come se niente fosse. Ridacchiai scuotendo la testa. Mi avvicinai di più al suo corpo e mi sdraiai sopra al suo petto, infilando una gamba tra le sue. Niente.

Presi a baciargli lentamente il collo, per poi leccare e mordere alcune parti. Lo sentii mormorare qualcosa ma continuò a non fare una piega.

Iniziai quindi a muovere la gamba che avevo in mezzo alle sue, e toccai il suo membro col ginocchio, ripetutamente, prendendo a leccargli il lobo dell'orecchio. Lo sentii sospirare e subito dopo gemere lievemente. Sorrisi e gli morsi l'orecchio, per poi baciarlo e scendere al collo. Sentii le sue mani poggiarsi sui miei fianchi, da sotto il maglione, e stringerli.

«Anche nei sogni mi perseguiti.»

Corrugai la fronte e alzai il viso, guardando il suo che era completamente rilassato, con gli occhi ancora chiusi.

Sorry that I love you.Where stories live. Discover now